2025-09-26
Sul Ponte in campo un giudice «giallorosso»
Plastico del Ponte sullo Stretto (Imagoeconomica)
Un documento della Corte dei conti esce dal piano della legittimità e avanza valutazioni di merito su una delibera del Cipes. La toga che lo ha firmato è Valeria Franchi, un ex membro dello staff di Bellanova (e poi di Patuanelli) nel governo Conte 2.L’Ufficio di controllo sugli atti del ministero dell’Economia e delle finanze in sole sei pagine è riuscito a produrre osservazioni e richieste di chiarimento che appaiono sovrapponibili a quelle di un comitato No Ponte. Non sembra il solito controllo di legittimità, al quale gli uffici ministeriali sono abituati, ma un’analisi che scava anche nel merito del progetto e della delibera con cui il Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, presieduto dal presidente del Consiglio dei ministri, ha dato il via libera al Ponte sullo Stretto. Un’azione insolita, perché il compito dei magistrati contabili dovrebbe limitarsi alla verifica della conformità delle delibere alle leggi di bilancio e alle norme di finanza pubblica. Invece, in questo caso, il merito è stato così penetrante da arrivare fino ai pedaggi, ai piani di traffico e alla necessità, non prevista per legge, di un parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici. Non si tratta di cavilli da esperti del diritto contabile, ma di rilievi che vanno a toccare il cuore dell’opera. Per l’opposizione, Pd in testa, è una bocciatura pesante. Per il governo, un’interlocuzione fisiologica. In mezzo, ci sono i nomi dei magistrati contabili che hanno firmato e istruito il documento. L’istruttoria della delibera porta la firma di Valeria Franchi, toga contabile con un passato nei gabinetti ministeriali dei governi di centrosinistra. Dal 2019 al 2021 è stata consigliere giuridico del gabinetto del ministero delle Politiche agricole e forestali, con Teresa Bellanova (Italia Viva, in un esecutivo giallorosso). Dal marzo 2021 al maggio dello stesso anno ha svolto l’incarico di esperto giuridico del gabinetto del ministero dello Sviluppo economico, guidato da Stefano Patuanelli (Movimento 5 stelle). È lei che ha messo nero su bianco frasi che dal campo della legittimità sembrano spostarsi su quello del merito: «Risulterebbe non compiutamente assolto l’onere di motivazione difettando, a sostegno delle determinazioni assunte dal Cipess, anche in relazione a snodi cruciali dell’iter procedimentale, una puntuale valutazione degli esiti istruttori». Lo slang è giuridichese stretto: la delibera «si appalesa più come una ricognizione delle attività intestate ai diversi attori istituzionali del procedimento che come una ponderazione delle risultanze di dette attività, sotto il profilo sia fattuale sia giuridico». E, così, in un festival del codicillese barocco, anche le valutazioni che appaiono più politiche sembrano trasformarsi in formule tecniche, se condite da frasi del tipo: «Sospensivamente condizionato» per dire atto sospeso; «simultaneus (sic, ndr) procedimento di controllo» per il controllo parallelo; «si appalesa più come una ricognizione […] che come una ponderazione» al posto di un semplice «più una ricognizione che una valutazione». Il focus delle richieste di chiarimenti in stile No Ponte, però, è questo: «In merito alle valutazioni svolte dal Comitato in relazione all’efficacia della delibera del Consiglio dei ministri del 9 aprile 2025 con la quale è stata approvata la relazione relativa ai motivi imperativi di interesse pubblico; è stato preso atto dell’assenza di idonee alternative progettuali; è stata dichiarata la sussistenza di motivi imperativi di interesse pubblico legati alla salute dell’uomo e sicurezza pubblica o relative conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente». Poi, la revisione contabile da ragionieri del centesimo: «Perplessità si manifestano in merito al disallineamento tra l’importo asseverato dalla società Kpmg in data 25 luglio 2025, quantificato in euro 10.481.500.000, e quello di euro 10.508.820.773 attestato nel quadro economico approvato il 6 agosto 2025. Si chiedono chiarimenti». Una differenza di 27 milioni su un’opera da oltre 10 miliardi. Infine, il colpo sui pedaggi e sul traffico: «Quanto alle stime di traffico, al piano tariffario di cui allo studio redatto dalla Tplan consulting, poste a fondamento del Pef (il Piano economico-finanziario, ndr) si chiedono chiarimenti in ordine alle valutazioni svolte da codesto Comitato in merito alle modalità di scelta della predetta società di consulenza e agli esiti di detto studio». C’è anche una sorta di controllo tecnico-strutturale, con tanto di richiesta di «circostanziati e documentati elementi informativi in merito alla classificazione dei tratti di rete, oggetto della concessione, quale “strada extraurbana di categoria B”». Infine, un passaggio che, se letto al di fuori del contesto, sembra quasi trasformare la verifica contabile in una interrogazione da parlamentare: «Alla luce di recenti notizie di stampa si chiedono aggiornamenti in merito all’interlocuzione che sembra avviata, sul punto, con la Commissione europea». Ma se l’istruttoria porta la firma della Franchi, a controfirmare c’è Carmela Mirabella, consigliere delegato dell’Ufficio di controllo sugli atti del Mef. È lei che ha dato veste ufficiale alle osservazioni. Con lo stesso ruolo di presidio degli atti dall’interno, ma al ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture c’è Luigi Caso, già capo di gabinetto dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici, capo di gabinetto del presidente della Corte dei conti e nel 2014 capo di gabinetto del ministro del Lavoro Giuliano Poletti (Partito democratico, governo Renzi). Ha fatto parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici e nel 2022 era rappresentante dell’Associazione magistrati della Corte dei conti, l’omologa dell’Anm. E il Ponte deve fare i conti anche con lui, che solo un anno fa, sul Sole 24 ore, aveva stangato la riforma della Corte dei conti immaginata dal governo, in luogo di di una «funzione di controllo» da ridisegnare in modo «sinergico con quella giurisdizionale, in modo da rendere la responsabilità un’ipotesi residuale di mera chiusura del sistema dei controlli». I controlli al centro, insomma. Non come quelli messi in campo dall’Ufficio di controllo sugli atti del ministero dell’Economia e delle finanze per il Ponte sullo Stretto, si spera.
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Brunello Cucinelli (Imagoeconomica)
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