2020-07-04
A maggio su del 2,2%, contro il 6,9 della Germania e l'11,4 della Francia. Tutta colpa dei mancati interventi del governo.Sono passati solo pochi giorni da quando la Bce ha annunciato, nel proprio bollettino di fine mese, la crescita dei prestiti alle imprese nell'Eurozona. Tutte le agenzie hanno battuto trionfanti un incremento del 7,4%, ancora superiore al già robusto tasso di crescita del 6,6% registrato in aprile. Insomma, un segnale confortante circa il ruolo del sistema bancario nel finanziare milioni di imprese rimaste ferme a causa del blocco delle attività.Forti delle promesse dei decreti Cura Italia di marzo e Liquidità di aprile, siamo andati subito a scrutare il dettaglio Paese per Paese, abbastanza fiduciosi di trovare l'Italia nel gruppo di testa dei Paesi con il più alto tasso di crescita dei prestiti. In fondo la «potenza di fuoco» dei 400 miliardi schierata a reti unificate la sera del 6 aprile dal premier Giuseppe Conte doveva pur leggersi prima o poi nelle statistiche, giusto?Mai delusione fu più cocente. Le statistiche dell'Eurozona si avvicinano sempre più alla definizione del poeta romano Trilussa: è vero che in media ci tocca un pollo all'anno, ma noi restiamo a digiuno e qualcun altro ne mangia due. Tra i 19 Paesi aderenti, siamo regolarmente quelli sotto la media e, soprattutto se confrontiamo i dati a livello internazionale, in particolare con Francia, Germania e Spagna, le altre tre maggiori economie dell'Eurozona, il raffronto è impietoso. Tanto che Conte, stizzito, giovedì dopo aver parlato con alcuni ristoratori è sbottato contro le banche: «Faccio appello ai direttori delle agenzie, è possibile che con una garanzia dello Stato poco inferiore al 100% non riescano a erogare un prestito? Questi signori torneranno nelle vostre agenzie, esaminate le loro pratiche. Io tornerò per capire che succede».La crescita dei prestiti in Italia si attesta al 2,2% di maggio contro il 2,1% di aprile. In Germania la crescita è pari al 6,9%, quasi stazionaria rispetto al 7% di aprile. In Francia, a maggio registrano un +11,4%, contro un +9,2% di aprile. Perfino la Spagna, tuttora sotto programma di aggiustamento del sistema bancario per via del prestito ottenuto dal Mes qualche anno fa, sfoggia un sontuoso +9,5%, contro un già robusto +6,6% di aprile. Un divario enorme. Tradotto in cifre assolute, significa decine di miliardi in meno di prestiti.Infatti, Germania, Spagna, Francia aumentano lo stock dei prestiti rispetto a fine febbraio, rispettivamente di 45 (+4%), 48 (+9,8%) e 91 (+8%) miliardi. L'Italia è fanalino di coda con soli 23 miliardi (+3%). Un numero che si commenta da solo e solo in apparente difformità con quelli snocciolati con enfasi ogni mercoledì nel comunicato congiunto di Mef, Mise, Banca d'Italia, Abi, Mcc e Sace Simest.Numeri mirabolanti che però vanno letti con attenzione, per capire come mai la realtà offra un quadro diverso.La differenza sta tutta nella coniugazione di alcuni verbi. Se la Banca d'Italia parla di richieste di finanziamento «pervenute» alle banche per l'accesso al Fondo di garanzia per le Pmi (946.000 per un importo di finanziamenti di oltre 63 miliardi), significa che l'istruttoria, l'invio al Fondo per la concessione della garanzia e l'erogazione all'impresa affidata non sono necessariamente avvenute. Anzi, l'erogato si ferma all'80% delle domande relative ai prestiti garantiti al 100% che, pur essendo ben 659.000, rappresentano un importo finanziato di soli 13 miliardi. Ma il dato ancora più significativo è quello delle domande pervenute al Fondo di garanzia presso il Mcc a opera delle banche, in altre parole cosa esce dall'imbuto delle banche diretto verso il Fondo per la concessione della garanzia. Apprendiamo che delle 742.000 domande (per finanziamenti pari a circa 43 miliardi) giunte al Fondo sono state accolte circa 733.000. Ma quanto è effettivamente erogato? È dato sapere solo che 13 miliardi con garanzia al 100% possono essere erogati dalle banche senza attendere l'esito dell'istruttoria da parte del Mcc. E gli altri 30? Viaggiano ancora raminghi tra il Fondo di garanzia e le banche che erogheranno quei prestiti solo quando sarà stata controllata anche l'ultima virgola di tutti i passaggi burocratici. Ecco come domande per ben 63 miliardi, a causa del necessario e duplice passaggio da banche e Fondo di garanzia, si riducono a un erogato molto più basso, sintetizzato dai 23 miliardi che abbiamo letto nelle statistiche Bce.Le banche sono state chiamate in poche settimane a lavorare quasi un milione di pratiche di fido, dopo anni in cui la parola d'ordine proveniente da Francoforte era stata una sola: ridurre i rischi. L'impatto sulle organizzazioni non poteva che essere devastante, ulteriormente amplificato dagli effetti del rallentamento dell'attività a causa del Covid-19. «Non è facile istruire un fido seduto al tavolo in cucina», così si sfogò un bancario durante il lockdown, «soprattutto quando, se il Fondo trovasse una virgola fuori posto, la banca si vedrebbe negata l'escussione della garanzia e si ritroverebbe direttamente esposta verso il cliente insolvente. Quindi massima cautela».C'è da chiedersi come sia stato possibile che al governo abbiano ritenuto di affidarsi a un sistema così farraginoso per fornire il sostegno più urgente, la liquidità necessaria per sopravvivere, che altri Paesi (come gli Usa) hanno erogato molto più speditamente. Da ultimo, a testimoniare che la macchina del credito stenta a esprimere la necessaria potenza, arrivano i dati Bce relativi ai finanziamenti erogati, per 564 miliardi netti, alle banche lo scorso 24 giugno al tasso negativo del 1%. Tutti si aspetterebbero che tali somme siano state prontamente erogate alle imprese. Al 26 giugno, invece, erano ancora depositate in Bce per ben 545 miliardi. D'altronde, così è facile fare il banchiere: ti prestano denaro pagandoti l'1% e puoi depositarlo in Bce pagando lo 0,5% o (fino a una certa soglia) lo 0%. Cosa potrebbe mai andare storto?
Francobollo sovietico commemorativo delle missioni Mars del 1971 (Getty Images)
Nel 1971 la sonda sovietica fu il primo oggetto terrestre a toccare il suolo di Marte. Voleva essere la risposta alla conquista americana della Luna, ma si guastò dopo soli 20 secondi. Riuscì tuttavia ad inviare la prima immagine del suolo marziano, anche se buia e sfocata.
Dopo il 20 luglio 1969 gli americani furono considerati universalmente come i vincitori della corsa allo spazio, quella «space race» che portò l’Uomo sulla Luna e che fu uno dei «fronti» principali della Guerra fredda. I sovietici, consapevoli del vantaggio della Nasa sulle missioni lunari, pianificarono un programma segreto che avrebbe dovuto superare la conquista del satellite terrestre.
Mosca pareva in vantaggio alla fine degli anni Cinquanta, quando lo «Sputnik» portò per la prima volta l’astronauta sovietico Yuri Gagarin in orbita. Nel decennio successivo, tuttavia, le missioni «Apollo» evidenziarono il sorpasso di Washington su Mosca, al quale i sovietici risposero con un programma all’epoca tecnologicamente difficilissimo se non impossibile: la conquista del «pianeta rosso».
Il programma iniziò nel 1960, vale a dire un anno prima del lancio del progetto «Gemini» da parte della Nasa, che sarebbe poi evoluto nelle missioni Apollo. Dalla base di Baikonur in Kazakhistan partiranno tutte le sonde dirette verso Marte, per un totale di 9 lanci dal 1960 al 1973. I primi tentativi furono del tutto fallimentari. Le sonde della prima generazione «Marshnik» non raggiunsero mai l’orbita terrestre, esplodendo poco dopo il lancio. La prima a raggiungere l’orbita fu la Mars 1 lanciata nel 1962, che perse i contatti con la base terrestre in Crimea quando aveva percorso oltre 100 milioni di chilometri, inviando preziosi dati sull’atmosfera interplanetaria. Nel 1963 sorvolò Marte per poi perdersi in un’orbita eliocentrica. Fino al 1969 i lanci successivi furono caratterizzati dall’insuccesso, causato principalmente da lanci errati e esplosioni in volo. Nel 1971 la sonda Mars 2 fu la prima sonda terrestre a raggiungere la superficie del pianeta rosso, anche se si schiantò in fase di atterraggio. Il primo successo (ancorché parziale) fu raggiunto da Mars 3, lanciato il 28 maggio 1971 da Baikonur. La sonda era costituita da un orbiter (che avrebbe compiuto orbitazioni attorno a Marte) e da un Lander, modulo che avrebbe dovuto compiere l’atterraggio sulla superficie del pianeta liberando il Rover Prop-M che avrebbe dovuto esplorare il terreno e l’atmosfera marziani. Il viaggio durò circa sei mesi, durante i quali Mars 3 inviò in Urss preziosi dati. Atterrò su Marte senza danni il 2 dicembre 1971. Il successo tuttavia fu vanificato dalla brusca interruzione delle trasmissioni con la terra dopo soli 20 secondi a causa, secondo le ipotesi più accreditate, dell’effetto di una violenta tempesta marziana che danneggiò l’equipaggiamento di bordo. Solo un’immagine buia e sfocata fu tutto quello che i sovietici ebbero dall’attività di Mars 3. L’orbiter invece proseguì la sua missione continuando l’invio di dati e immagini, dalle quali fu possibile identificare la superficie montagnosa del pianeta e la composizione della sua atmosfera, fino al 22 agosto 1972.
Sui giornali occidentali furono riportate poche notizie, imprecise e incomplete a causa della difficoltà di reperire notizie oltre la Cortina di ferro così la certezza dell’atterraggio di Mars 3 arrivò solamente dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Gli americani ripresero le redini del successo anche su Marte, e nel 1976 la sonda Viking atterrò sul pianeta rosso. L’Urss abbandonò invece le missioni Mars nel 1973 a causa degli elevatissimi costi e della scarsa influenza sull’opinione pubblica, avviandosi verso la lunga e sanguinosa guerra in Afghanistan alla fine del decennio.
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Il presidente torna dal giro in Francia, Grecia e Spagna con altri missili, caccia, radar, fondi energetici. Festeggiano i produttori di armi e gli Stati: dopo gli Usa, la Francia è la seconda nazione per export globale.
Il recente tour diplomatico di Volodymyr Zelensky tra Atene, Parigi e Madrid ha mostrato, più che mai, come il sostegno all’Ucraina sia divenuto anche una vetrina privilegiata per l’industria bellica europea. Missili antiaerei, caccia di nuova generazione, radar modernizzati, fondi energetici e contratti pluriennali: ciò che appare come normale cooperazione militare è in realtà la struttura portante di un enorme mercato che non conosce pause. La Grecia garantirà oltre mezzo miliardo di euro in forniture e gas, definendosi «hub energetico» della regione. La Francia consegnerà 100 Rafale F4, sistemi Samp-T e nuove armi guidate, con un ulteriore pacchetto entro fine anno. La Spagna aggiungerà circa 500 milioni tra programmi Purl e Safe, includendo missili Iris-T e aiuti emergenziali. Una catena di accordi che rivela l’intreccio sempre più solido tra geopolitica e fatturati industriali. Secondo il SIPRI, le importazioni europee di sistemi militari pesanti sono aumentate del 155% tra il 2015-19 e il 2020-24.
Imagoeconomica
Altoforno 1 sequestrato dopo un rogo frutto però di valutazioni inesatte, non di carenze all’impianto. Intanto 4.550 operai in Cig.
La crisi dell’ex Ilva di Taranto dilaga nelle piazze e fra i palazzi della politica, con i sindacati in mobilitazione. Tutto nasce dalla chiusura dovuta al sequestro probatorio dell’altoforno 1 del sito pugliese dopo un incendio scoppiato il 7 maggio. Mesi e mesi di stop produttivo che hanno costretto Acciaierie d’Italia, d’accordo con il governo, a portare da 3.000 a 4.450 i lavoratori in cassa integrazione, dato che l’altoforno 2 è in manutenzione in vista di una futura produzione di acciaio green, e a produrre è rimasto solamente l’altoforno 4. In oltre sei mesi non sono stati prodotti 1,5 milioni di tonnellate di acciaio. Una botta per l’ex Ilva ma in generale per la siderurgia italiana.
2025-11-20
Mondiali 2026, il cammino dell'Italia: Irlanda del Nord in semifinale e Galles o Bosnia in finale
True
Getty Images
Gli azzurri affronteranno in casa l’Irlanda del Nord nella semifinale playoff del 26 marzo, con eventuale finale in trasferta contro Galles o Bosnia. A Zurigo definiti percorso e accoppiamenti per gli spareggi che assegnano gli ultimi posti al Mondiale 2026.





