2024-08-08
Per gli Stati Uniti la tregua è vicina. Il presidente iraniano frena l’attacco
Benjamin Netanyahu (Ansa)
Pezeshkian chiede a Khamenei di fermarsi. Israele: «Sostituiremo il capo di Hamas».Ieri il portavoce del consiglio per la Sicurezza nazionale, John Kirby, in un briefing con un gruppo ristretto di giornalisti ha affermato: «Siamo più vicini che mai a un accordo sul cessate il fuoco a Gaza». Vista la recente nomina di Yahya Sinwar a capo di Hamas si fatica a crederci, tuttavia speriamo di essere smentiti. Di lui ha parlato anche il segretario di Stato americano Antony Blinken che ha sollecitato il nuovo leader di Hamas ad accettare un cessate il fuoco a Gaza, sottolineando che spetta a lui, l’artefice dell’attacco del 7 ottobre, prendere una decisione «che aiuterà i tanti palestinesi che ne hanno bisogno». A questo proposito le Forze armate israeliane lavoreranno per «trovare, attaccare e sostituire nuovamente il capo politico» di Hamas. Lo ha affermato il capo di Stato maggiore israeliano, Herzi Halevi, in riferimento alla nomina di Yahya Sinwar come successore di Ismail Haniyeh. Intanto, mentre si attende il più volte evocato attacco iraniano contro Israele, l’altra notte le forze statunitensi e britanniche hanno effettuato attacchi su alcuni obiettivi militari sotto il controllo Huthi nello Yemen. Ieri il ministro degli Esteri ad interim iraniano, Ali Bagheri, durante una conversazione telefonica con il suo omologo egiziano, Badr Abdelatty, ha ribadito l’intenzione di Teheran di attaccare: «Il regime sionista rappresenta la principale fonte di instabilità nella regione, e la Repubblica islamica dell’Iran affronterà concretamente le cause di insicurezza e instabilità con una risposta ferma». Pronta la replica di Benjamin Netanyahu che durante una visita alla base di Tel Hashomer ha affermato: «Andiamo avanti verso la vittoria, so che i cittadini israeliani sono in ansia e vi chiedo di mantenere la calma. Siamo pronti sia per difendere che per attaccare, stiamo colpendo i nostri nemici e siamo determinati a proteggerci». Secondo l’editorialista del Washington Post David Ignatius l’Iran potrebbe rivalutare i suoi progetti, poiché gli Stati Uniti hanno spostato le loro risorse nella regione e inviato messaggi alla Repubblica islamica che avvertono del serio rischio di un’escalation significativa e delle conseguenze per la stabilità del governo del nuovo presidente Masoud Pezeshkian. A questo proposito ieri 12 jet americani F-22 Raptor si sono fermati a fare rifornimento nella base di Lakenheath (Regno Unito), prima di raggiungere un dispiegamento operativo nell’area del Comando centrale degli Stati Uniti. Alcuni funzionari della Casa Bianca, che hanno chiesto l’anonimato, hanno dichiarato al Washington Post che Teheran ha concluso privatamente che Haniyeh non è stato ucciso da un missile di precisione, ma piuttosto da una bomba che era stata introdotta di nascosto nella stanza e fatta esplodere a distanza, come suggerito da alcuni rapporti. Questa circostanza potrebbe spingere Teheran a ritirare la minaccia di attaccare Israele, hanno affermato i funzionari, aggiungendo che in passato l’Iran ha condotto più volte attacchi simili in altri Paesi. Il presidente iraniano, Pezeshkian, avrebbe chiesto al leader supremo Ali Khamenei di astenersi dall’attaccare Israele, secondo un rapporto di Iran International. Il nuovo presidente iraniano ha avvertito che un attacco di ritorsione israeliano potrebbe portare al collasso del Paese. Diverso il discorso per quanto riguarda gli Hezbollah che hanno le risorse per fare male a Israele, mentre appare improbabile un’operazione terrestre della milizia libanese affiliata all’Iran. Di loro ha parlato il ministro della Difesa Yoav Gallant: «Nasrallah potrebbe trascinare il Libano a pagare prezzi estremamente alti. Non possono nemmeno immaginare cosa potrebbe succedere. Questo potrebbe anche degenerare in una guerra». Poco dopo i caccia dell’aeronautica israeliana hanno attaccato una base militare di Hezbollah a Yaroun e un sito di infrastrutture legate a Hezbollah nella zona di Kfarkela. Infine, da ieri la municipalità di Rafah è completamente sotto il controllo dell’Idf.
Jose Mourinho (Getty Images)