2021-12-24
Il vero presepe antidoto al Natale farlocco
Le statuine hanno un significato preciso: storico, simbolico e di fede. Eppure c’è chi ne nega il senso. O vi inserisce Ong e siringhe Sono i liquidatori della Natività: burocrati, professori maestri del dubbio, scienziati con l’unica verità in tasca. Gli eredi di Erode.Perfino Mariah Carey si è permessa di dare una lezione alla commissaria Ue all’Uguaglianza Helena Dalli. La cantante americana, autrice di All I Want For Christmas Is You, colonna sonora dei cinepanettoni dai Novanta in poi, ha dichiarato alla Bbc: «E ammettiamolo, la fede di tutti è quella che è. Ma per me Maria è la regina del Natale». Con maxiscollatura e pailletts Mariah ha semplicemente rimesso le cose al loro posto, ricordando che il Natale è il Natale. Se la commissaria Dalli nel suo documento, poi ritirato perché ritenuto «non maturo» (?), si preoccupava di ricordare ai dipendenti della Commissione europea che non sta bene dire «buon Natale», né si può dire «Maria o Giovanni» perché nomi troppo cristiani, la bella cantante statunitense dà a Maria ciò che è di Maria. E dà alla Dalli una lezione di buon senso e anche di storia, come ha fatto l’eurodeputato francese François-Xavier Bellamy: «Madame Dalli forse l’ha dimenticato: il Natale non è solo il pretesto per le “vacanze invernali”, come dice lei. È il giorno in cui è nato il mondo che ereditiamo, l’inizio della nostra era, il punto di riferimento da cui contiamo i nostri anni».A questo punto, non importa scomodare san Francesco d’Assisi e il presepe di Greccio del 1223 per ricordare che il vero Natale ha a che fare con una nascita precisa. «Voglio fare memoria di quel fanciullo che è nato a Betlemme», disse il santo a tale Giovanni chiedendogli di preparare il tutto, «e vedere in ogni momento con gli occhi del corpo i disagi e le strettezze della sua nascita, come fu adagiato in una greppia e posto sul fieno tra il bue e l’asino». Se quasi il 50% degli italiani non rinuncia a fare il presepe, non possiamo dimenticare che proprio il presepe viene spesso fatto oggetto di scempiaggini fantasiose o di veri e propri vandalismi, come recentemente accaduto alla sagra di Sant’ Ambrogio di Trebaseleghe, nel padovano, dove - a neppure 24 ore dall’installazione - il presepe è stato trovato non solo con le statuine danneggiate, ma addirittura con vari sputi. Qualcun’altro ha messo i pastori che controllano il green pass, i magi che portano in dono i vaccini e anche Gesù Bambino con una bella siringa infilata in un braccio. Ed è vero che Maria e Giuseppe sono abituati a non trovare posto per loro e il Bambino, ma in un certo senso sono meno attrezzati a sopportare queste storpiature politicamente corrette, quelle che vanno appunto dai documenti redatti dall’Helena Dalli di turno alle fantasie dei presepi modello pandemia. Il vero presepe è fatto con l’unico atteggiamento possibile, quello di chi riconosce, o almeno si domanda qualcosa, sull’identità del Bambinello. Questo è il vero presepe, perché questo è il vero Natale. Non si può rimanere indifferenti alle prove di credibilità dell’Incarnazione, dell’unico Dio che si fa bambino. Le statuine nel presepe non si possono appoggiare a caso, anzi, tutte, compresi gli animali e gli altri elementi che lo compongono, hanno un significato preciso: storico, simbolico e di fede. La grotta, la mangiatoia, il pastore Meraviglia, il dormiglione, il cane, l’acqua, il pozzo, la prostituta, sono così raccontati e spiegati da Luisella Scrosati, con illustrazioni di Marina Lonati Colombo, nel libro intitolato Il vero presepe. Tutte le statuine raccontate una per una (edizioni Il Timone, 132 pagine, 24 euro). Per ricordarci appunto che il presepe ha un senso, vero.Tra i tanti elementi messi al posto giusto, nel libro ce n’è uno che ci fa capire perché qualcuno si preoccupa di cancellare il Natale. È il castello di Erode che, scrive Scrosati, «mette sotto gli occhi, come un chiaroscuro di Caravaggio, il netto contrasto tra la via di Dio e quella del mondo, tra la sapienza dell’Altissimo e quella degli uomini». Quanti Erode si susseguono da secoli in quel castello che guarda dall’alto il presepe, segno di come «il male ha sempre la pretesa di fare e brigare, perturbare e distruggere; eppure non riesce in nessun modo a stravolgere i piani di Dio». Là in basso, infatti, resta ferma la scena al centro del presepe, quel Bambino resta nella sua umiltà e innocenza e, si legge ancora nel libro, «d’ora in avanti, ci sarà un solo problema nel mondo: riconoscere e amare Dio in questo Bambino per la vita, o ignorarlo e rifiutarlo per la morte».In fondo i liquidatori del Natale travestiti da burocrati, da professori maestri del dubbio, da scienziati che ritengono di avere l’unica verità in tasca, sono eredi di Erode. Cortigiani di quel castello tetro che sembra primeggiare nel paesaggio del presepe per importanza e potere, impegnati a dire «buone feste» anziché «buon Natale», a inserire asterischi per immaginare una realtà che non c’è, a sopire e troncare ogni domanda metafisica. Ma nel vero presepe, nell’umiltà della mangiatoia parla la Parola di Dio, come il sussurro di una brezza leggera, come il vagito di un bambino «per confondere i superbi nei pensieri del loro cuore». Mettete le statuine al posto giusto, sarà un altro Natale, un buon Natale.
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