2024-01-16
Oggi premierato e autonomia in Aula. Test per la tenuta della maggioranza
Sulle due riforme in arrivo al Senato si potrebbero ripercuotere le tensioni nel centrodestra sulle candidature alle elezioni regionali. Voto europeo e amministrativo verso l’accorpamento: ipotesi election day l’8-9 giugno.Nessuno strappo della Lega sulle candidature per le elezioni regionali al termine del consiglio federale del partito, al quale hanno partecipato tutti i big, che si è tenuto ieri a Milano. Resta dunque lo stallo nel centrodestra, col Carroccio che punta a ricandidare gli uscenti, compreso Christian Solinas in Sardegna, mentre Fdi ha deciso di puntare sul sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu. Ma a proposito di accordi, la giornata chiave sarà quella odierna: in Senato si incrociano due riforme su cui punta il governo Meloni, autonomia e premierato.Il ddl Calderoli arriva oggi pomeriggio in Aula, per l’avvio della discussione generale, e nel frattempo la prima Commissione, quella sugli Affari costituzionali, sempre a palazzo Madama, affronta il ddl Casellati. Come è noto, l’attenzione di Fdi è rivolta all’elezione diretta del premier, mentre la Lega ha fretta di portare a casa la riforma che darà più poteri alle Regioni.Dopo sei mesi di audizioni e pareri raccolti in Commissione, il testo sull’autonomia differenziata non dovrebbe incontrare difficoltà nella maggioranza malgrado i distinguo e le diverse sensibilità. Comunque, oggi alle 14, capigruppo, relatori d’Aula ed esponenti di Commissioni della maggioranza, con il ministro Roberto Calderoli, dovrebbero incontrarsi per fare il punto, a partire dalla «blindatura» degli emendamenti. Dovranno essere valutati 336 emendamenti e 6 ordini del giorno: «Ma quelli della maggioranza, tutti di Fdi, sono una manciata», assicura il leghista Paolo Tosato che nega frizioni tra i partiti di governo. Fdi chiede modifiche che mettano in sicurezza il tema dell’unità nazionale, con un emendamento che chiede di estendere «le risorse volte ad assicurare i medesimi Lep, livelli essenziali delle prestazioni, sull’intero territorio nazionale al fine di scongiurare disparità tra Regioni». Tra gli odg spicca quello dei meloniani che hanno ribadito la necessità di uno status «speciale» per Roma Capitale, con il conferimento «di poteri e di risorse speciali». Sul fronte opposto, le opposizioni presentano 333 emendamenti: 153 sono del Pd e 121 del M5s.Appare meno semplice, invece, la riforma costituzionale in vista del premierato. In discussione l’articolo che prevede la possibilità di un secondo premier se quello eletto cade, la cosiddetta norma antiribaltone. L’ipotesi più accreditata sarebbe quella di ripristinare il principio del simul stabunt, simul cadent, cioè, se il premier in carica cade si va al voto. Altro punto in discussione è quello relativo al premio di maggioranza da attribuire alla coalizione che esce vittoriosa dalle urne, che attualmente prevede un premio «assegnato su base nazionale» che «garantisca il 55% dei seggi in ciascuna delle due Camere alle liste e ai candidati collegati al premier». Un riferimento alla legge elettorale che finirebbe così in Costituzione e che potrebbe, invece, essere cancellato.Due riforme importanti per la maggioranza sulle quali non dovrebbero pesare (in teoria) gli accordi sulle prossime elezioni regionali, europee ed amministrative. Sulle europee ieri il leader e vicepremier leghista Matteo Salvini ha ribadito che «Il centrodestra unito è un valore in Italia e non solo. Per noi la compattezza è fondamentale anche in Europa. Chi divide, magari dicendo no a Marine Le Pen, fa il gioco della sinistra». Nel frattempo la «quadra» sulle regionali che si doveva raggiungere, secondo il capogruppo al Senato, Massimiliano Romeo, non c’è stata. Una quadra riferita soprattutto alla Sardegna (al voto il 25 febbraio) dove il candidato della Meloni, il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, ha già iniziato la campagna elettorale mentre la Lega, che appoggia l’ex goverantore Solinas, non ha chiarito se lo dirotterà nelle liste europee.Peraltro oggi sarà portata in consiglio dei ministri la bozza che stabilisce le regole della prossima tornata elettorale. Le urne per le Europee 2024 saranno aperte di sabato e domenica (8 e 9 giugno in Italia) e saranno election day per le quattro Regioni al voto (Abruzzo, Basilicata, Piemonte e Umbria) e i circa 4.000 Comuni, 27 capoluoghi di Provincia di cui 6 di Regione (Bari, Cagliari, Campobasso, Firenze, Perugia e Potenza). Nel testo rientra anche la novità del terzo mandato per i sindaci dei piccoli Comuni, cioè quelli con meno di 15.000 abitanti. Un limite che dovrebbe, invece, restare in vigore per i Comuni più grandi e per le Regioni, nonostante la Lega lo vorrebbe estendere soprattutto al Veneto e alla scadenza di Luca Zaia.E se l’election day mette insieme nello stesso giorno elezioni diverse (proporzionale con soglia di sbarramento per le europee, proporzionale con premio di maggioranza per le regionali ed elezione diretta per le amministrative), proprio queste diversità possono creare confusione nell’elettore mettendo a rischio la partecipazione.Infine ieri il premier Giorgia Meloni, ospite di Un giorno da pecora su Radio 1, nel giorno del suo compleanno (festeggiato ieri sera a casa in famiglia) ai conduttori che le domandavano se sarà ancora a Palazzo Chigi quando compirà 50 anni ha risposto: «Sarà a gennaio 2027, allora per forza, ci tocca».