2023-01-27
Il Ppe scarica i taxi del mare: serve un freno
Il leader del Partito popolare europeo, Manfred Weber (Ansa)
Il leader del Partito popolare europeo, Manfred Weber, attacca la gestione comunitaria dei migranti: viviamo una crisi e l’Ue dorme. Apertura alla costruzione di una barriera a Est. Bordate alla politica dei porti aperti pure dalla Svezia: «Siamo al collasso».In questi giorni tocca alla Geo Barents e alla Ocean Viking proseguire l’azione politica extraparlamentare che le Ong conducono da fin troppo tempo tramite le proprie navi deputate al recupero di migranti nel Mediterraneo. L’obiettivo dichiarato è quello di contrastare il governo italiano, in particolare dopo la stretta imposta dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Nella narrazione dei taxisti del mare, l’esecutivo di destra appare come una congrega di crudeli malfattori intenzionata a causare la morte per mare di migliaia di persone. E tocca ammettere che, fino ad oggi, questa lettura ideologica (e totalmente falsa) della realtà è stata accolta dalla gran parte dei mezzi di comunicazione e degli organismi politici sovranazionali. Tuttavia, a livello europeo, si avvertono per la prima volta venti di cambiamento, e il fatto non è per nulla irrilevante, anzi.In queste giorni i ministri degli Interni degli Stati membri dell’Ue si sono riuniti a Stoccolma per il primo incontro condotto sotto la presidenza svedese. Sul tavolo, tra le altre pratiche, c’è anche la nuova strategia comune per i rimpatri. La commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, ha spiegato senza mezzi termini che è in corso una nuova crisi migratoria: «C’è stato un enorme aumento degli arrivi irregolari di migranti», ha detto. «L’anno scorso abbiamo ricevuto circa 300.000 migranti irregolari e 924.000 domande di asilo nell’Unione europea. Significa che abbiamo tre volte più richieste di asilo rispetto agli arrivi e queste stanno sovraccaricando le capacità di accoglienza. Molte di loro non hanno bisogno di protezione internazionale». Si tratta di parole, certo, ma intanto la commissaria ha riconosciuto che il problema esiste, e soprattutto che molti irregolari non sono persone in pericolo meritevoli di accoglienza. Chissà, forse a spingere la Johansson su questo terreno leggermente in controtendenza rispetto al passato è la posizione piuttosto determinata del governo svedese riguardo agli stranieri in ingresso. Di recente, il primo ministro Ulf Kristersson, moderato di centrodestra, ha dichiarato che «L’immigrazione in Svezia è stata insostenibile». A stretto giro, il ministro dell’Immigrazione, Maria Malmer Stenergard, ha annunciato il lancio di una strategia informativa volta a contrastare le partenze. L’obiettivo è quello di collaborare con i media e le istituzioni di provenienza per far sì che diffondano un messaggio chiaro: non lasciate casa vostra. «Se i migranti ricevono informazioni su quali regole si applicano qui», ha spiegato la Stenergard, «ridurremo il rischio di sofferenza per queste persone e potremo concentrarci maggiormente su coloro che hanno effettivamente bisogno di protezione». A ben vedere, non è un approccio molto diverso - almeno quanto a visione - da quello del governo italiano: meno partenze, meno morti. E che il concetto cominci a circolare anche a livello comunitario non è piccola cosa. A tale proposito, risultano decisamente impressionanti le dichiarazioni rilasciate a Politico da Manfred Weber, leader del Partito popolare europeo. «Siamo sonnambuli in una nuova crisi migratoria», ha detto Weber. «Le capacità di accoglienza dei migranti attraverso le rotte balcaniche e mediterranee sono esaurite. Da quando l’Ue non è riuscita ad adottare una politica globale dopo l’ultima crisi migratoria del 2015, la questione è diventata un tabù. Ora sta tornando come una sorta di vendetta». Sono uscite pesanti, che si accompagnano a dichiarazioni di fuoco nei riguardi delle Ong. «Serve un codice di condotta per le Ong attive nella ricerca e soccorso. Inoltre, Paesi come Francia e Germania che le sostengono finanziariamente dovrebbero assumersi maggiori responsabilità per risolvere la massiccia sfida migratoria nel sud dell’Europa». Inutile girarci intorno: è un ceffone clamoroso a tutti i sostenitori della politica delle porte aperte e, di nuovo, è evidente l’assonanza con la linea del nostro governo. Sul piano diplomatico, si tratta di un primo successo di Giorgia Meloni, che ha incontrato Weber all’inizio di gennaio. Il tedesco, a dirla tutta, si è mostrato perfino più duro dei conservatori italiani, tanto da appoggiare pubblicamente una proposta del cancelliere austriaco Karl Nehammer, il quale ha chiesto all’Ue di finanziare una barriera da 2 miliardi di euro lungo il confine bulgaro-turco per fermare i flussi proventi da quella rotta. «A nessuno piace costruire recinzioni, ma dove è necessario, deve essere fatto», ha detto Weber. «La Commissione Ue deve rinunciare alla sua resistenza a fornire fondi per questo». Tornando alla questione Ong, va rilevato poi come probabilmente stia pagando anche l’approccio tutto sommato morbido di Piantedosi, che non sta impedendo gli sbarchi ma da settimane lavora alacremente per fare pressione a livello comunitario. A quanto pare, al netto dei numerosi e evidenti ostacoli, una piattaforma comune è in fase di costruzione. Giusto ieri il ministro dell’Interno ha insistito su una strategia condivisa per i rimpatri, elaborando un modello di «rimpatrio forzato accompagnato». Sarebbe «un’operazione di ritorno che sia associata a progettualità di reintegrazione, anche in caso di rimpatri forzati, può infatti agevolare la collaborazione dello straniero, stimolare i Paesi terzi di provenienza a rafforzare la cooperazione e concorrere a contrastare le cause profonde dell’immigrazione». A quanto risulta, le destre italiane non sono il coacervo dei cattivoni d’Europa. E se persino il Ppe scarica le Ong, forse c’è davvero la possibilità che, presto o tardi, i torpedoni migratori siano ridotti a più miti consigli.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)