2023-03-25
Il porto di Taranto parla cinese come Grillo
Il fondatore del Movimento ha chiesto ai suoi parlamentari di agevolare gli affari di Pechino in Puglia. Mentre il sindaco dem e il presidente dell’Autorità marittima (altri due sostenitori dell’ingresso asiatico) spingono per liberare le aree dall’Ilva.Mentre Beppe Grillo in una riunione con i parlamentari 5 stelle a Roma chiedeva di agevolare la presenza cinese nel porto di Taranto, e la stampa mainstream rispolverava un allarme Nato datato, il presidente dell’Autorità Portuale del Mar Ionio, Sergio Prete, confermava la spinta al Dragone durante un’audizione tenutasi giovedì presso il Consiglio regionale pugliese.Non ci stupisce, sia chiaro, visto che Prete compare – unico italiano - tra gli esperti dello Shanghai international shipping institute e di cinese ha pure gli ideogrammi con cui si firma sul sito dell’autorità.Da mesi, inoltre, La Verità racconta gli appalti e le operazioni con cui a Taranto si sta consentendo ai cinesi di rafforzare la presa attorno al porto. Eppure nell’audizione di giovedì nessuno dei consiglieri regionali ha rivolto a Prete una domanda sulle società coinvolte e sui loro azionisti. Ma che la strategia sia aprire sempre più le porte a Pechino lo conferma il Piano presentata dal presidente.Il quale è partito dai numeri della struttura che dal 2012, cioè da quando la procura di Taranto ha sequestrato gli impianti dell’area a caldo Ilva, è passata da 40 milioni di tonnellate movimentate ai 12 milioni del 2022. E rischia di perdere il riconoscimento di Authority. Secondo le statistiche di Prete ogni tonnellata di acciaio integrale prodotto ne movimenta tre in porto (tre di materie prime), e per questo motivo nessuna altra attività al mondo è paragonabile alla siderurgia. Ma nonostante questo il presidente dell’authority, anziché promuovere un ritorno ai vecchi fasti di Ilva, ne auspica una riduzione. A oggi lo stabilimento occupa il 60% delle aree portuali, ma Prete sembra sperare possa presto liberarle. Richiesta che è stata fatta a più riprese dal sindaco di Taranto del Pd, Rinaldo Melucci. Con cui Prete va molto d’accordo. Tanto che l’autorità portuale ha appena versato un contributo di 9.900 euro in favore del papà del sindaco, Adolfo, per la pubblicazione di un volume «Il Porto di Taranto - dai Borboni all’Italsider - la storia, le banchine, le merci, il lavoro». Dai Borboni ai cinesi, potremmo dire. Ma perché vogliono liberare le aree portuali da Ilva, se senza il siderurgico il porto è fermo? Le si vuole concedere ai cinesi che hanno bisogno di grandi spazi? L’altra metà del porto, tra l’altro, da anni stenta a decollare. Ora Grillo ai parlamentari dice «i cinesi vogliono il porto di Taranto perché è l’unico che ha 20 metri di profondità», ma il guru dei 5 Stelle non è stato bene informato. Prete, infatti, non è riuscito a fare il dragaggio promesso anni fa e ancora oggi il porto si ferma a 12 metri. La gara fu bandita nel 2014, stipulato il contratto con la Astaldi, poi rilevata dalla Webuild Salini Impregilo. La realizzazione della vasca di colmata e il dragaggio di 2,3 milioni di metri cubi di fanghi necessario a portare a 16,5 metri di profondità i fondali del Molo Polisettoriale (il terminal container) avrebbero dovuto richiedere meno di anno, ma non è mai stato completato. A segnalare il rischio di bomba ecologica a causa dei lavori non eseguiti correttamente sono giunti i rilievi della Capitaneria. A luglio 2022 è stata la Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti, dopo un sopralluogo al porto, a mettere nero su bianco nella relazione depositata in Senato, che «il collaudatore ha informato la Commissione che l’opera si stava realizzando in grave difformità rispetto al progetto approvato, e che ciò avrebbe comportato grossi rischi di tenuta dei fanghi all’interno della colmata. Il collaudatore, a causa di tali difformità, non avrebbe proceduto al collaudo, a meno di efficace rimedio». Pochi mesi dopo Prete, in gran silenzio, risolveva revocando la commessa. E ora si aspetta di decidere chi, come, e se, concluderà il dragaggio. Anche questo un modo per lanciare la palla in tribuna. «Anche con un partenariato pubblico-privato», ha annunciato Prete in audizione. Come di partenariato parla il bando per la realizzazione in porto di un mega impianto fotovoltaico galleggiante da 50 milioni di euro che è stato pubblicato pochi giorni fa. Ma da mesi esiste già sul sito Via/Vas una richiesta di autorizzazione proprio per lo stesso tipo di impianto, presentata dallo studio dell’ingegner Severini (lo stesso della colmata mai finita e del famoso impianto eolico nearshore in rada). Nel frattempo, per renderlo appetibile il porto di Taranto, che è situato in area Sin da bonificare, sono stati elargiti 219 milioni per la piastra logistica, 25 per la banchina del molo San Cataldo, 18 per la testata, 8 per due edifici, 18 per il collegamento, 13 per il centro servizi, altri 150 milioni arriveranno dal Pnrr e più di 100 per Ferretti. Per farci cosa se ad oggi, senza Ilva, i traffici sono scarsi? Mercoledì scorso durante la presentazione del piano operativo triennale 2023-2025 dell’Authority, uno dei relatori chiamati proprio da Prete - Thanos Pallis della University of Piraeus - ha dichiarato senza tanto girarci intorno che «la Cina potrebbe portare ricadute sul porto, parliamo di uno sviluppo che parte dal lontano Oriente». La piattaforma logistica per i cinesi di Progetto internazionale 39 e lo yard Belli per i cinesi di Ferretti sono pronti.
Jannik Sinner (Ansa)
All’Inalpi Arena di Torino esordio positivo per l’altoatesino, che supera in due set Felix Auger-Aliassime confermando la sua solidità. Giornata amara invece per Lorenzo Musetti che paga le fatiche di Atene e l’emozione per l’esordio nel torneo. Il carrarino è stato battuto da un Taylor Fritz più incisivo nei momenti chiave.
Agostino Ghiglia e Sigfrido Ranucci (Imagoeconomica)
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Imagoeconomica)