2023-02-12
Porto di Taranto: pronti il re dei rifiuti e gli amici della Cina
La srl partecipata dal ras delle discariche vuole l’area ex Soico. L’altro socio vicino al gruppo Ferretti, in mano a Pechino.«Non potrai mai attraversare l’oceano se non hai il coraggio di non vedere più la riva». È con questa citazione di Cristoforo Colombo che si apre la presentazione in inglese della nuova «proposta sostenibile» per il porto di Taranto della Cantieri di Puglia. Una srl che si è fatta avanti per l’area portuale dell’ex Soico. «Ha chiesto la concessione per l’intera superficie e vuole insediarvi delle attività di costruzione e refitting di yacht di medio grandi dimensioni», scriveva ieri il Nuovo Quotidiano di Puglia specificando solo che questa srl è in gara con un’altra offerta presentata da Termocentro. Nessun altro dettaglio su chi ci sia dietro Cantieri di Puglia o sul progetto per Taranto. Ebbene, La Verità ha raccolto qualche informazione in più. Partiamo dalla costituzione della srl avvenuta il 4 ottobre 2022 davanti a un notaio di Massafra, in provincia di Taranto. Sono presenti Teresa Rizzo in qualità di amministratore unico e legale rappresentante della Alba holding srl, con sede anch’essa a Massafra, e Onofrio Caponio in qualità di socio e amministratore unico della Sea style company spa, basata sempre a Massafra. Nasce così la Cantieri di Puglia con azionisti Sea style company al 60% del capitale e la Alba holding al 40%. L’oggetto sociale è assai vasto: «Costruzione e manutenzione di yacht, navi e traghetti, costruzione di piattaforme petrolifere, realizzazione di impianti siderurgici, petrolchimici, centrali elettriche, cementifici, cartiere e ogni altro impianto industriale», ma anche «lavori ferroviari, idraulici, marittimi di tipo speciali quali impianti di sollevamento, potabilizzazione e depurazione delle acque e di trattamento di rifiuti». Nella presentazione del progetto proposto per il porto di Taranto dalla Cantieri di Puglia, che La Verità ha potuto visionare, si legge che la Sea style company si occupa del «business development» e anche del «project management» in tandem con la holding Alba. Obiettivo: «Rappresentare, in un breve lasso di tempo, il perno di un vero e proprio hub di eccellenza nel settore nautico in questa regione, una certezza punto di riferimento per gli operatori di tutto il Mezzogiorno Italia», viene sottolineato nella brochure. Piano ambizioso. Ma chi sono queste due società? La Sea style viene presentata come «start up per il settore nautico» nata nel 2019 «incorporando personale dal gruppo Sicmi service di Massafra (Ta), già operante nei settori metalmeccanico, carpenteria, meccanico, energetico e antincendio, con stabilimenti produttivi a Piombino (Li) e Massa-Avenza (Ms), nonché le operazioni a Monfalcone (Go)» presso lo stabilimento di Fincantieri. E ancora: Sea style company ha un «fatturato annuo medio di 10 milioni» e costruisce yacht e megayacht «per conto dei maggiori marchi italiani, Azimut Benetti e Sanlorenzo, nonché con The Italian sea group, Baglietto e Tankoa». Cercando notizie della Sea style in rete si apprende che a crearla è stato l’imprenditore pugliese Pasquale Di Napoli: ha iniziato con un’aziendina metalmeccanica, una delle tante che ruotano intorno all’Ilva di Taranto, ma quando ha capito che la siderurgia entrava in un periodo di tagli e difficoltà ha virato perché «il mare e gli yacht sono stati sempre la mia passione», racconta Di Napoli in un’intervista a Repubblica del 2018. Dal bilancio 2021 della Sea style si legge anche che, per diversificare il business, «ha costituito una società, detenendone il 40%, con la Cisa spa, denominata Cermat srl» per la gestione di «circa 30.000 tonnellate di ceneri, provenienti di inceneritori pugliesi e nazionali». La Cisa di Massafra, attiva nel settore della gestione dei rifiuti (e in passato anche «partecipe a iniziative imprenditoriali con il gruppo Marcegaglia», si legge nel sito), è guidata da Antonio Albanese. Si tratta di un imprenditore assai noto in Puglia dove viene definito il «re delle discariche» ed è anche coeditore della Gazzetta del Mezzogiorno. Albanese ha qualche precedente e accuse, tra cui gestione di rifiuti non autorizzata, danno ambientale, malversazione in danno dello Stato, falso in atto pubblico e abuso edilizio. A lui è riconducibile una fitta galassia di società e tra queste ci sarebbe proprio l’Alba holding che con Sea style ha costituito Cantieri di Puglia diventandone azionista. La nuova srl creata a ottobre punterebbe dunque al porto tarantino per le attività di cantieristica di diporto, da aggiungere così a quelle di Ferretti group, il costruttore di barche di lusso controllato dalla società statale cinese Weichai che a Taranto ha messo piede nel 2020. Per altro la stessa Ferretti, secondo fonti del settore, avrebbe collaborato con Di Napoli utilizzandolo come subfornitore. Se per l’area ex Soico è in lizza Cantieri di Puglia, per la piattaforma logistica del porto è in corsa Progetto internazionale 39, di cui La Verità ha più volte scritto nei mesi scorsi evidenziando il ruolo del socio cinese Gao Shuai e della sua associazione. A vagliare tutte le offerte e dunque a decidere chi vincerà, sia per l’area sia per la piattaforma, sarà una commissione nominata e presieduta dal capo dell’Autorità portuale del Mar Ionio, Sergio Prete (che tra l’altro compare, unico italiano, tra gli esperti dello Shangai international shipping institute). Resta una domanda: chi finanzierà, in caso di vittoria, lo sviluppo del progetto Cantieri di Puglia su Taranto? La Alba holding di Albanese? La Regione guidata da Michele Emiliano? O qualche investitore straniero?
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