2024-07-31
Pizzino a Mattarella: la Natoli indagata per un reato sparito
Roma contesta alla consigliera del Csm l’abuso d’ufficio, la cui abrogazione definitiva attende solo la firma del Colle.Accuse traballanti e frettolose, convocazioni in Procura fuori dai termini di legge, possibili nuove querele contro i consiglieri del Csm, nomine giudiziarie messe in discussione, pizzini inviati al Quirinale. C’è tutto questo nell’affaire che ha travolto la consigliera laica di Palazzo Bachelet Rosanna Natoli, accusata di aver dato consigli inopportuni a una sua incolpata, il giudice catanese Maria Fascetto. I pm romani Fabrizio Tucci e Alessia Natale le contestano i reati di rivelazione di segreto e di abuso d’ufficio. Ma per il primo non hanno la competenza visto che l’indagata, membro dimissionario della sezione disciplinare del parlamentino dei giudici, avrebbe compiuto l’illecito in un’abitazione di Paternò in provincia di Catania come risulta anche dalla trascrizione dall’audio depositato dall’avvocato Carlo Taormina. Una fonte attendibile non essendo questi il difensore della Natoli, ma della sua accusatrice, la Fascetto. Eppure i magistrati hanno scritto che il reato sarebbe stato commesso in un «luogo sconosciuto (in corso di individuazione)». competenzeL’abuso d’ufficio, invece, sarebbe avvenuto a Roma. Un modo per radicare la competenza nella Capitale, sebbene agganciandola a un reato abrogato da entrambi i rami del Parlamento, un’abolizione inserita in una legge in attesa di promulgazione. Ed ecco qui il messaggio al Quirinale, più o meno voluto. È noto che quando è scoppiato il caso Natoli il presidente Sergio Mattarella abbia fatto trapelare la propria «irritazione» e abbia chiesto le pronte dimissioni della donna al comitato di presidenza del Csm, la cinghia di trasmissione tra Palazzo Bachelet e il Colle. Ma è altrettanto noto che sulla scrivania del Capo dello Stato ci sia anche legge che cancella l’abuso d’ufficio. Una norma che non è ancora stata promulgata perché non c’è ancora la firma del presidente. Il quale è stato impegnato in due viaggi (Brasile e Francia per le Olimpiadi) e non ha avuto il tempo di esaminare con la dovuta attenzione il corposo testo. Lo studio è condiviso con i preziosi consiglieri giuridici, in primis il magistrato Stefano Erbani, toga d’area progressista che con ogni probabilità nutre dubbi sulla cancellazione del reato. Neppure la Procura di Roma nei mesi scorsi ha fatto mancare le proprie critiche attraverso la parola di autorevoli esponenti, come l’ex procuratore aggiunto Paolo Ielo.Ma adesso da Piazzale Clodio arriva questo messaggio, non sappiamo se intenzionale: caro presidente lei vuole mandare via la Natoli e noi le offriamo questo calcio di rigore, ma lo facciamo grazie a un reato che tra pochi giorni potrebbe non esistere più. In effetti, grazie alla rapida iscrizione sul registro degli indagati della Natoli, avvenuta dopo l’invio di un esposto con chiavetta allegata da parte dei vertici del Csm, il comitato di presidenza potrà chiedere la sospensione/decadenza della consigliera. La quale non ha nessuna intenzione di dimettersi, anche perché in tal modo modificherebbe gli equilibri dentro il parlamentino dei giudici, riportandolo a pendere verso sinistra. Per deliberare l’allontanamento occorrerà o convocare un plenum straordinario o aspettare settembre. Il Quirinale avrà la pazienza di attendere oltre un mese tenendo la spinosa questione a bagno maria?Di certo la Procura ha mostrato tutta la sua efficienza e il 29 luglio ha spedito un invito di presentazione alla Natoli «per essere interrogata sui fatti per i quali si procede» nella stanza del procuratore Franco Lo Voi. Una scelta, quella della location, che rivela la solennità dell’appuntamento. Ma la convocazione era fissata per oggi e per questo la Natoli, assistita dagli avvocati Giuseppe Valentino e Vittorio Lo Presti, non si presenterà perché non è stato rispettato il termine di tre giorni per l’invito. Quando ci sarà il faccia a faccia la Natoli potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere e contestare la competenza territoriale di Roma facendo mettere agli atti dove si sarebbe consumato il reato di rivelazione di notizie non divulgabili.La frase clou contenuta nell’audio è questa: «No, perché poi alla fine, quando ci siamo riuniti, sto violando il segreto della Camera di consiglio (della sezione disciplinare, ndr) dicono tutti “è vero che ha subito sopruso, ma a me mi sembra, poverina che sia andata in tilt”». Questo ha detto la Natoli alla Fascetto, che le era stata presentata come gravemente malata. i procedimentiInizialmente, in alcuni colloqui informali tra consiglieri, sarebbe stata ritenuta congrua per gli illeciti commessi la sanzione della censura, poi, a causa del comportamento processuale tenuto dalla Fascetto (quando era «in tilt»), i membri della sezione si erano determinati a infliggerle una perdita di anzianità. Una sentenza depositata a maggio dalla Natoli, passata in giudicato a luglio e mai impugnata. Eppure per i pm la consigliera era attivamente impegnata nel cercare di aiutare la Fascetto in un altro procedimento, il 146/2017, quello in cui le era stata applicata la sospensione cautelare dalle funzioni e dallo stipendio per una sentenza di condanna per concussione fortemente contestata dalla toga e di cui si era occupato anche Luca Palamara. L’incontro di novembre a Paternò sarebbe stato richiesto proprio per ottenere un aiuto per rientrare in magistratura. E la Natoli le avrebbe consigliato di affiancare a Taormina un avvocato più tecnico. Da allora, però, la Natoli non avrebbe fatto più nulla per favorire la Fascetto. Tanto che c’è stato il deposito della chiavetta contro di lei e l’intera sezione (accusata da Taormina di falso ideologico).Eppure la Procura contesta l’abuso d’ufficio per quanto successo nelle stanze del Csm il 16 luglio scorso in cui «omettendo di astenersi e partecipando all’udienza» la Natoli «compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a procurare una decisione disciplinare favorevole alla Fascetto Sivillo e così a procurarle un ingiusto vantaggio patrimoniale […] non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla sua volontà (segnatamente per la sospensione dell’udienza a seguito della produzione della trascrizione del colloquio del 3 novembre 2023)».Dunque la Natoli è accusata di aver cercato di far restituire lo stipendio alla Fascetto, ma non ci sarebbe riuscita per colpa della stessa Fascetto. Di fronte a tutte queste contraddizioni la consigliera è pronta a dare battaglia ed è convinta che dietro alla sua defenestrazione ci potrebbe essere la nomina per il procuratore di Catania, votazione a cui non ha potuto partecipare a causa delle pressioni ricevute, dopo il deposito della chiavetta e l’autosospensione dalla sezione disciplinare. A premere per una sua rinuncia sarebbero stati soprattutto il comitato di presidenza del Csm e i consiglieri togati delle correnti di sinistra, pronti a denunciare la vicenda dell’audio all’inizio del plenum, utilizzando come megafono la diretta di Radio radicale. Una possibile gogna mediatica che aveva convinto la Natoli a lasciare Palazzo Bachelet. La sua assenza ha permesso a una toga progressista di ottenere la direzione della Procura etnea. Ma la consigliera, nelle prossime ore, dovrebbe passare al contrattacco: sarebbe pronta a presentare un’istanza di annullamento in autotutela della nomina del capo degli inquirenti di Catania e, in caso di allontanamento dal Csm, a denunciare penalmente le pressioni subite, facendo nomi e cognomi.il ruolo di la russa Ieri la sezione disciplinare del Csm ha giudicato inammissibile l’istanza di ricusazione del collegio da parte di Taormina per il prosieguo del procedimento nei confronti della Fascetto. Da parte sua, contattata dalla Verità, la Natoli ha voluto solo chiarire i suoi rapporti con la seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, considerato suo sponsor: «Nonostante i rapporti di amicizia con il Presidente del Senato, che non ho mai nascosto, la mia candidatura non è stata da lui proposta e non è stato lui a nominarmi. La stampa dimentica volutamente che sono stata eletta dal Parlamento in seduta comune. Voglio sottolineare che i primi messaggi di complimenti, che conservo gelosamente, li ho ricevuti da esponenti del Pd siciliano, segno che il mio nome è stato frutto di una scelta ampiamente condivisa».
Il valico di Rafah (Getty Images)
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