2025-09-30
«Più tumori dopo il vaccino Covid». Ma Gates & C. danno la colpa al clima
Uno studio coreano ha rilevato che, a tre mesi dalla puntura, gli immunizzati colpiti da cancro erano il doppio rispetto ai «no vax». La Fondazione del finanziatore di sieri lo liquida imputando tutto a fumo, alcol e caldo.«Considerando il rischio significativamente più elevato di tumore allo stomaco negli individui vaccinati rispetto ai non vaccinati, i medici dovrebbero dare priorità al monitoraggio della possibile insorgenza di questo cancro in relazione alle dosi di richiamo del Covid-19». Il ministero della Salute e le associazioni mediche che continuano a raccomandare nuovi inoculi dovrebbero leggersi questa e altre conclusioni a cui è giunto un gruppo di ricercatori di Seul, che hanno appena pubblicato sulla piattaforma Bmc di Spinger Nature un ampio studio retrospettivo condotto sulla popolazione in Corea del Sud. Avevano a disposizione il database dell’assicurazione sanitaria nazionale e hanno rilevato un aumento dello sviluppo di tumori nei vaccinati contro il Covid. Analizzando l’incidenza del cancro (numero cumulativo di soggetti colpiti da neoplasia) in un anno dalla vaccinazione, dopo 90 giorni risultava il doppio nei vaccinati: 10 su 10.000 rispetto ai 5 su 10.000 nei non vaccinati. A 180 giorni, l’incidenza era di 22 vaccinati su 10.000 colpiti da tumore rispetto ai 14 senza dosi di vaccino (dati cumulativi); dopo 270 giorni, i vaccinati con cancro erano 32 rispetto ai 24 non vaccinati; a 360 giorni avevano una neoplasia 43 vaccinati rispetto ai 34 che non si erano mai fatti inoculare una dose. Lo studio è stato condotto su una larga fetta della popolazione coreana. Utilizzando il Propensity score matching (Psm), tecnica statistica per ridurre i bias di selezione nella stima degli effetti del trattamento, i ricercatori alla fine hanno incluso un totale di 2.975.035 individui con un’età media di 44 anni, dei quali 1.385.745 maschi (46,58%) e 1.589.290 femmine (53,42%). I vaccinati erano 2.380.028, i non vaccinati 595.007. Quanto al tipo di vaccino, per la prima e la seconda dose 1.928.363 individui (81,02%) avevano ricevuto solo quelli a mRna. Gli Hazard ratio (Hr), che esprimono il rapporto tra rischi nelle analisi di sopravvivenza in un gruppo di soggetti trattati rispetto ad un altro di non trattati, nei vaccinati dopo un anno erano aumentati significativamente (con un intervallo di confidenza al 95%) relativamente a 6 tumori: tiroide, polmone, stomaco, mammella, prostata, colon-retto. L’incidenza cumulativa più elevata (48, 40) è stata riscontrata nelle donne a un anno dalla vaccinazione contro il Covid. In termini di tipo di vaccino, i vaccini a vettore virale (come Astrazeneca o Janssen di Johnson & Johnson) sono stati associati a un aumento del rischio di tumori alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, ai polmoni e alla prostata; i vaccini a mRna a un aumento del rischio di tumori alla tiroide, al colon-retto, ai polmoni e alla mammella; e la vaccinazione eterologa è stata correlata a un aumento del rischio di tumori alla tiroide e alla mammella. «La popolazione relativamente più giovane (individui sotto i 65 anni) era più vulnerabile ai tumori alla tiroide e alla mammella; al contrario, la popolazione più anziana (75 anni e oltre) era più suscettibile al cancro alla prostata». Per le dosi di richiamo, sono stati considerati 1.067.688 individui con un’età media di 46 anni, 425.055 dei quali maschi (39,81%) e 642.633 femmine (60,19%). La dose principale della vaccinazione di richiamo era BNT162b2 di Pfizer (623.688 individui, 87,62%). «Le dosi di richiamo hanno influenzato sostanzialmente il rischio di tre tipi di cancro nella popolazione vaccinata: tumori gastrici e pancreatici», evidenzia lo studio.Le associazioni osservate tra la vaccinazione contro il Covid e l’incidenza del cancro per età, sesso e tipo di vaccino, rendono «necessarie ulteriori ricerche per determinare se specifiche strategie di vaccinazione possano essere ottimali per le popolazioni», ritenute a rischio o fragili, concludono gli studiosi coreani.La correlazione va approfondita. Tutto il contrario di quanto fa la rivista scientifica The Lancet, che pochi giorni fa ha riportato lo studio dei Global burden of disease (Gbd) 2023 Cancer Collaborators, supportato dalla Fondazione Gates. «L’incidenza globale del cancro è elevata e in aumento, e si prevede che continuerà ad aumentare fino al 2050», dichiarano i ricercatori. L’accento è posto sul fumo, associato al cancro ai polmoni e «questo fattore di rischio potrebbe potenzialmente essere ridotto attraverso politiche mirate». Così pure l’elevato consumo di alcol e l’obesità; il cancro cervicale, collegato a papillomavirus umano ad alto rischio, «e iniziative di vaccinazione hanno il potenziale di ridurlo», viene spiegato. Inoltre «i cambiamenti climatici in tutto il mondo potrebbero ulteriormente alterare l’esposizione ai fattori di rischio per il cancro e altre malattie non trasmissibili nei prossimi anni», è l’avvertimento uscito sulla rivista. Zero riferimenti alle vaccinazioni Covid, l’unica annotazione è «ci auguriamo di poter comprendere l’effetto del Covid sul cancro in analisi future, man mano che questi dati diventeranno più disponibili nel tempo».
Francesco Acquaroli (Ansa)
Lo ha detto il presidente delle Marche, parlando dalla sede elettorale ad Ancona, dopo la vittoria che gli ha consegnato il secondo mandato. Poi la dedica al premier Giorgia Meloni: «Il ringraziamento più forte va alla persona che prima di tutte ha creduto in me».