2025-09-30
San Siro, da Forza Italia arriva il Salva Sala
Il sindaco di Milano Giuseppe Sala (Getty Images)
L’opposizione si spacca sul voto della delibera per ratificare la cessione di San Siro. L’astensione degli azzurri assicura l’approvazione del testo, ma il progetto rischia di finire sotto la lente della Procura per la mancanza del piano attuativo.Il Consiglio comunale di Milano ha vissuto una delle sedute più tese della legislatura, convocata a oltranza per votare la delibera sulla vendita dello stadio Meazza e delle aree circostanti a Inter e Milan. Sul tavolo 239 emendamenti, discussi fino a notte fonda, perché oggi, 30 settembre, scade l’offerta dei club e il 10 novembre scatterà il vincolo sul secondo anello. Alla fine dovrebbe arrivare un via libera risicato, reso possibile dall’uscita dall’aula di Forza Italia -dopo i contatti tra il sindaco Beppe Sala e Letizia Moratti con le proprietà delle due squadre - che ha abbassato la soglia dei voti favorevoli necessari da 25 a 21. L’approvazione ha spaccato la maggioranza di centrosinistra, dove sette consiglieri hanno votato contro e altri hanno espresso forti riserve, aprendo la strada a richieste di rimpasto e a scenari di alleanze inedite tra Pd e Forza Italia. Ma se la delibera dovrebbe passare politicamente, la vera partita non è finita: sul futuro del Meazza incombono fronti giudiziari, amministrativi e perfino finanziari che potrebbero riaprire tutto nelle aule dei tribunali. Il primo è penale. È passata quasi inosservata la scorsa settimana. Ma la Procura di Milano ha già aperto un fascicolo sul progetto residenziale di via dei Rospigliosi, a due passi dal Meazza, dove è stato edificato il complesso «Syre - New Living». L’ipotesi è quella di lottizzazione abusiva, in assenza di un piano attuativo che le norme urbanistiche avrebbero richiesto. Fin qui il fascicolo sembrava circoscritto. Ma proprio da Rospigliosi lo sguardo dei magistrati potrebbe allargarsi presto a San Siro. Come anticipato dalla Verità, attorno allo stadio, nel tempo, sono sorte numerose strutture abusive: depositi a due piani, container fissi, bar, shop e biglietterie mai accompagnati da un titolo edilizio valido. Il Comitato sì Meazza denuncia da tempo che non si tratta più di singoli abusi, ma di una trasformazione abusiva di un intero comparto urbano, dove il Comune non avrebbe esercitato la dovuta vigilanza.Il rischio per Palazzo Marino è che il fascicolo di Rospigliosi e quello potenziale di San Siro vengano saldati in un’unica maxi-indagine per lottizzazione abusiva di area. La giurisprudenza della Cassazione lo consente: quando più interventi, anche distinti, danno vita a un nuovo quartiere senza la pianificazione necessaria, il reato può configurarsi a livello complessivo.Se il fronte penale è aperto, quello amministrativo non è da meno. Nell’ultima settimana due pronunce hanno fissato principi difficili da ignorare. La prima è del Tar Sicilia del 26 settembre scorso, che ha dichiarato nulla una clausola con cui un ente pubblico cercava di esonerarsi da un obbligo previsto dalla legge. Il parallelo con San Siro è immediato: nella delibera e nell’avviso pubblico di vendita, il Comune di Milano richiama una legge del 2008 per autoescludersi dalla responsabilità di garantire la regolarità urbanistica del compendio. Ma, come nel caso siciliano, la clausola potrebbe essere considerata nulla, e dunque incapace di proteggere l’amministrazione da un eventuale ricorso.La seconda è del Consiglio di Stato. Con sentenza di ieri, i giudici hanno ribadito che i permessi di costruire convenzionati non possono sostituire i piani attuativi quando questi sono previsti dal Piano Regolatore. Applicando lo stesso principio a Milano, interventi come quelli di via Rospigliosi o le opere sorte attorno al Meazza senza piano di dettaglio rischiano di essere bollati come illegittimi.Ma le sorprese non finiscono qui. Sempre secondo il Comitato sì Meazza, dentro la delibera di vendita del Meazza c’è un problema tecnico di enorme peso: la volumetria gonfiata. Negli atti ufficiali il Comune attribuisce al compendio 98.321 metri quadri di superficie lorda, calcolata sull’intera area della Gfu San Siro. Peccato che le Norme di attuazione del Pgt vietino di applicare l’indice edificatorio al sedime dello stadio (70.000 metri quadri) e alle aree pubbliche di trasporto e servizi (quasi 19.000 metri quadri). La volumetria effettiva scenderebbe così a 67.235 metri quadri: oltre 30 mila in meno rispetto a quanto scritto nella delibera.Senza una variante urbanistica, quei metri quadri in più sono carta straccia. E se l’intero schema di vendita e il prezzo base sono stati calcolati includendo volumetrie non ammissibili, la delibera rischia di poggiare su fondamenta illegittime. A rendere il quadro ancora più delicato c’è un altro aspetto, non urbanistico ma finanziario. Nel parere legale allegato alla delibera, l’avvocato incaricato ammette di non aver potuto verificare la catena di controllo di Inter e Milan, limitandosi ad «assumere» la veridicità dei documenti ricevuti. In un’operazione di cessione di un bene pubblico di tale portata, la normativa antiriciclaggio impone la segnalazione alla Uif (l’Unità di Informazione finanziaria per l’Italia) di qualunque operazione sospetta, soprattutto in presenza di catene societarie opache e collocate in giurisdizioni offshore. Nessuna segnalazione risulta però essere stata inviata. Un’omissione che potrebbe aprire non solo un fronte di contenzioso amministrativo, ma anche di responsabilità penale e contabile.C’è infine un dettaglio che rende ancora più chiaro quanto l’ombra della giustizia sia già dentro la delibera. Nel documento inviato al Comune il 17 settembre 2025, l’avvocato Alberto Toffoletto (studio Nctm) evidenzia che la richiesta dei club di un «regime di protezione dell’acquirente» nasce proprio dal timore che un procedimento penale sull’operazione Meazza possa bloccare i lavori e mettere a rischio la bancabilità del progetto. La soluzione proposta è quella di inserire una clausola: se entro i primi nove mesi dalla stipula del contratto dovesse aprirsi un’indagine tale da impedire l’avvio dei lavori, le parti potrebbero sciogliere l’accordo con la restituzione della Gfu e il rimborso del corrispettivo. In altre parole, la stessa delibera che il Consiglio si appresta a votare riconosce la possibilità concreta di un’inchiesta penale in grado di fermare tutto. Un ultimo punto riguarda i consiglieri comunali chiamati a votare la delibera. Il loro «sì» non è privo di conseguenze: se l’atto si rivelasse viziato o dannoso per le casse pubbliche, la Corte dei conti potrebbe contestare il danno erariale. Il voto, in sostanza, potrebbe essere richiamato nei ricorsi al Tar e, nei casi più gravi, aprire perfino profili penali.
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