Ipotesi spericolata dell’Istat: l’extramortalità che l’Italia registra dal 2020 sarebbe legata alle temperature. Un modo perfetto per evitare gli interrogativi sugli effetti delle politiche sanitarie adottate in pandemia.
Ipotesi spericolata dell’Istat: l’extramortalità che l’Italia registra dal 2020 sarebbe legata alle temperature. Un modo perfetto per evitare gli interrogativi sugli effetti delle politiche sanitarie adottate in pandemia.Non ci voleva una raffinata intelligenza politica per immaginare che, tra le cantilene del pensiero unico, l’emergenza climatica avrebbe preso il posto dell’emergenza Covid. Ora, la sostituzione è avvenuta, con un’operazione spudorata: i morti che, durante la pandemia, venivano sfruttati per giustificare ogni vessazione, da vittime del cambiamento climatico diventano il grimaldello per imporre la transizione green. L’interpretazione dei dati Istat sui decessi nel 2022 risponde a una duplice logica. Da un lato, alimentare la narrazione ecoterroristica, con gli annessi e connessi: se l’inquinamento sta già uccidendo, significa che dobbiamo «fare presto» - come con lo spread. E, dunque, ristrutturare le case, comprare auto elettriche, montare pannelli solari, mettere in moto le pale eoliche, mangiare carne sintetica. Dall’altro lato, parlare del riscaldamento globale serve a tacitare le domande scomode sugli effetti collaterali del regime sanitario. Perché, nonostante vaccini e divieti, gli italiani muoiono più che prima del Covid? Se è per il virus, dosi e privazioni sono stati inutili. Se è perché i diktat sono stati più nefasti del virus, il fallimento dei governi Conte e Draghi è stato clamoroso. In entrambi i casi, meglio parlare d’altro.Tra il 2011 e il 2019, i nostri connazionali lasciavano questa Terra a un ritmo che oscillava tra le 608.000 e le 660.000 persone ogni anno. Nel 2020, si è verificato un macabro, benché comprensibile picco: oltre 746.000 defunti. Nel 2021, i morti sono diminuiti, ma erano comunque di più del periodo precedente alla comparsa del Sars-Cov-2. Dopodiché, con la letalità del coronavirus vicina a quella di un’influenza e il «miracolo» delle vaccinazioni, saremmo dovuti tornare ai livelli del 2019. Al contrario, nel 2022, ci hanno lasciato ben 713.499 italiani. Più che nel 2021. Se nell’ultimo anno «si fossero manifestati i medesimi rischi di morte del 2019», ha annotato l’istituto di Giancarlo Blangiardo, avremmo dovuto contare «660.000 decessi», 53.000 in meno di quelli rilevati. Cos’è accaduto? Possibile sia tutta colpa del clima impazzito? Una risposta, oggi, non c’è. E dirottare l’attenzione sul caldo e sul freddo - da sempre killer provetti - può essere funzionale a un solo obiettivo: dribblare gli interrogativi. Il candidato più ovvio a spiegare quel che i sacerdoti dell’ecologismo cercano di attribuire alla CO2 sono le restrizioni anti Covid. Nel Regno Unito è diventato già senso comune: i lockdown ammazzano. Hanno portato a trascurare molte altre gravi patologie, a cominciare da quelle cardiovascolari e dai tumori. Gli screening oncologici saltati significano cancri diagnosticati in ritardo. Solo tra gennaio e ottobre 2020, in Italia, le visite per il tumore al seno sono crollate del 46,7%, gli esami per quello al colon retto del 44,9, le indagini sulle anomalie alla cervice uterina del 51,8. Com’è ovvio, un malato oncologico, di solito, non muore in due settimane, come la stragrande maggioranza delle vittime del Covid. È plausibile che il conto di analisi e terapie saltate quando vigevano i diktat e la gente era così spaventata di infettarsi con il Sars-Cov-2, da trascurare malattie peggiori, si sia presentato in seguito. Dopodiché, c’è lo scenario più inquietante. E più indicibile. Quello che chiama in causa le reazioni avverse ai vaccini. Qualche mese fa, commentando i primi dati sulla mortalità degli under 40, Matteo Bassetti liquidò le «inchieste in malafede» - non è ben chiaro quali - sui danni delle punture, invero comprovati da diversi studi, incluse le autopsie su ragazzi stroncati dalle miocarditi. Il caso più recente è quello di una quattordicenne giapponese. Naturalmente, un conto sono gli episodi, un conto sono le statistiche. Il medico genovese sottolineava che, nel 2021, avevano perso la vita 575 under 40 in meno della media 2015-2019. Però l’inghippo, per il 2021, non stava nel totale dei 12 mesi, bensì nella fase in cui si sono concentrate le vaccinazioni su quella fascia d’età: da aprile a dicembre, allorché si sono registrati all’incirca 500 decessi in più di quelli attesi. E nel 2022, com’è andata? A confronto con il 2020, stando sempre alle rilevazioni dell’Istat, la mortalità è calata nelle classi d’età 5-9 anni, 15-19, 20-24, 25-29 e 30-34. Tuttavia, è schizzata addirittura del 18,8% tra 0 e 4 anni; è cresciuta del 2,3% nella categoria 10-14; e del 5,2% nella fascia 35-39. Il paragone con il 2021 è addirittura peggiore: +12,5% tra 0 e 4 anni, +8% tra 10 e 14, +7,7% tra 30 e 34, +8,6% tra 35 e 39. Non ci sono elementi per sostenere che sia colpa dei vaccini o dei booster: la stragrande maggioranza di queste persone, anzi, ha smesso di porgere il braccio da almeno un annetto. Ma allora perché, con nonchalance, si tira in ballo l’ecatombe ecologica, senza preoccuparsi di sondare le altre possibili cause dell’extra mortalità? Mettiamo che i nonni, tra i quali è concentrato l’eccesso di dipartite, non abbiano retto alla canicola di agosto e ai malanni invernali; e i trentenni? Stroncati anche loro dal solleone? Dalla siccità? O magari dal traffico, come avrebbe detto lo zio palermitano di Johnny Stecchino?
Galeazzo Bignami (Ansa)
Malan: «Abbiamo fatto la cosa istituzionalmente più corretta». Romeo (Lega) non infierisce: «Garofani poteva fare più attenzione». Forza Italia si defila: «Il consigliere? Posizioni personali, non commentiamo».
Come era prevedibile l’attenzione del dibattito politico è stata spostata dalle parole del consigliere del presidente della Repubblica Francesco Saverio Garofani a quelle del capogruppo di Fratelli d’Italia a Montecitorio Galeazzo Bignami. «L’onorevole Bignami e Fratelli d’Italia hanno tenuto sulla questione Garofani un comportamento istituzionalmente corretto e altamente rispettoso del presidente della Repubblica», ha sottolineato il capo dei senatori di Fdi, Lucio Malan. «Le polemiche della sinistra sono palesemente pretestuose e in mala fede. Ieri un importante quotidiano riportava le sorprendenti frasi del consigliere Garofani. Cosa avrebbe dovuto fare Fdi, e in generale la politica? Bignami si è limitato a fare la cosa istituzionalmente più corretta: chiedere al diretto interessato di smentire, proprio per non tirare in ballo il Quirinale e il presidente Mattarella in uno scontro istituzionale. La reazione scomposta del Pd e della sinistra sorgono dal fatto che avrebbero voluto che anche Fdi, come loro, sostenesse che la notizia riportata da La Verità fosse una semplice fake news.
Giorgia Meloni e Sergio Mattarella (Ansa)
Faccia a faccia di mezz’ora. Alla fine il presidente del Consiglio precisa: «Non c’è nessuno scontro». Ma all’interlocutore ha rinnovato il «rammarico» per quanto detto dal suo collaboratore. Del quale adesso auspicherebbe un passo indietro.
Poker a colazione. C’era un solo modo per scoprire chi avesse «sconfinato nel ridicolo» (come da sprezzante comunicato del Quirinale) e Giorgia Meloni è andata a vedere. Aveva buone carte. Di ritorno da Mestre, la premier ha chiesto un appuntamento al presidente della Repubblica ed è salita al Colle alle 12.45 per chiarire - e veder chiarite - le ombre del presunto scontro istituzionale dopo lo scoop della Verità sulle parole dal sen sfuggite al consigliere Francesco Saverio Garofani e mai smentite. Il colloquio con Sergio Mattarella è servito a sancire sostanzialmente due punti fermi: le frasi sconvenienti dell’ex parlamentare dem erano vere e confermate, non esistono frizioni fra Palazzo Chigi e capo dello Stato.
Francesco Saverio Garofani (Imagoeconomica)
Altro che «attacco ridicolo», come aveva scritto il Quirinale. Garofani ammette di aver pronunciato in un luogo pubblico il discorso anti premier. E ora prova a farlo passare come «chiacchiere tra amici».
Sceglie il Corriere della Sera per confermare tutto quanto scritto dalla Verità: Francesco Saverio Garofani, ex parlamentare Pd, consigliere del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, finito nella bufera per alcune considerazioni politiche smaccatamente di parte, tutte in chiave anti Meloni, pronunciate in un ristorante e riportate dalla Verità, non smentisce neanche una virgola di quanto da noi pubblicato.






