2024-07-31
Il Pil dell’Italia tiene. Francia così così. Il Mediterraneo si prende la rivincita
L’economia di Roma sale dello 0,9%. Spagna ancora meglio. Germania sotto zero.Dati Istat ed Eurostat incrociano l’andamento delle economie europee. Il dato che spicca riguarda la Germania. Anche nel secondo trimestre il Pil è negativo. Le stime fino a poche ore fa disegnavano la ex locomotiva Ue con un seppur contenuto segno positivo. E quindi un cambio di passo. Invece, male i consumi e la produzione. A inchiodare Berlino ci sono due problemi grandi come una casa. Il primo si chiama cambio di rotta della Cina. Il rapporto non è più quello preferenziale che ha consentito ai colossi di crescere in nuovi mercati ed essere competitivo. Ora è cambiata la prospettiva e l’Ue ha avviato, sebbene non in via definitiva, i primi dazi contro Pechino che di rimando travolgono pure i tedeschi. Secondo macigno si chiama Russia. Lo stop quasi definitivo dell’import del gas moscovita ha imposto alle aziende tedesche bollette molto più alte e tagliato i margini. Nel complesso, un problema anche per l’Italia se non fosse che dal 2020 le nostre imprese hanno cominciato a diversificare. Pure il Nordest che fino un decennio fa parlava tedesco si è allargato ai mercati di mezzo mondo. Ne segue che la nostra economia cresce per il quarto trimestre consecutivo. Nel secondo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo è infatti salito dello 0,2% in termini congiunturali e dello 0,9% su base tendenziale. «La variazione congiunturale», spiegano dall’Istat, «è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, silvicoltura e pesca e in quello dell’industria e di un aumento nel comparto dei servizi. Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta». A fronte di questi risultati «la variazione acquisita stimata dall'Istat per il Pil 2024 si attesta allo 0,7%». Certo, nulla per cui vale la pena stappare bottiglie d’annata, ma risultati sufficienti a garantire in vista di dicembre una manovra più agevole nonostante l’applicazione del nuovo patto di Stabilità. Non solo. Se andiamo a guardare i dati Eurostat vediamo che la Spagna è cresciuta dello 0,8% tra aprile e giugno, un tasso simile al trimestre precedente, grazie alla buona performance di esportazioni e importazioni, che hanno contributo a un aumento di 0,5 punti e, in minore misura, del consumo interno. Su base annua la crescita del Pil iberico continua sostenuta al 2,9%. Anche l’economia francese è cresciuta nel secondo trimestre dello 0,3%, oltre le aspettative degli analisti. Ma comunque non tanto da portare Parigi fuori dalle turbolenze legate alle posizioni fiscali imposte dalle nuove regole. Un dato dal punto di vista politico ottimo ancora una volta per l’Italia. Con Paesi seriamente in difficoltà la nuova Commissione dovrà tenere conto di possibili revisioni. Non tanto sul versante degli obblighi ma in quello delle tempistiche secondo cui dovranno essere raggiunti gli obiettivi. Infine, c’è un ultimo dato che si palese spremendo i numeri del Pil Ue. La guerra in Ucraina e la Brexit hanno cambiato prospettive e obiettivi. E nonostante la Nato continui a essere concentrata sul fianco Est, le economie del Mediterraneo stanno distaccando quelle del Centro e Nord Europa. Ancora presto per trarre le conseguenze. Ma forse potrebbe iniziare un nuovo secolo lungo con Berlino in disparte e la Francia che, espulsa dal Sahel e dalle vecchie colonie, non ha più l’accesso preferenziale alle materie prime che vantava fino all’incrinarsi della globalizzazione e all’avvento dei lockdown da Covid. Quel vuoto politico può essere una opportunità economica per chi lo saprà colmare all’interno di un Mediterraneo sempre più centrale.
Marco Risi (Getty Images)
Nel riquadro, la stilista Giuliana Cella
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