2020-05-30
«Pil giù del 13%. Bisogna ripensare le tasse»
Dal governatore di Bankitalia previsioni fosche: una bocciatura indiretta del governo. Faro sulle imposte: «Serve un cambiamento della struttura fiscale per ricomporre il carico a beneficio dei fattori produttivi. L'evasione si traduce in una pressione troppo alta».Nella sua relazione annuale il governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco, ieri ha citato Socrate - «Sappiamo di non sapere» - per descrivere la profonda incertezza del post pandemia, e poi John Maynard Keynes che nella sua Teoria generale dell'occupazione immaginava, 80 anni fa, come gestire una grande guerra, attraverso un «piano che consenta di resistere a lungo». Di fronte a un Mario Draghi in prima fila con mascherina d'ordinanza e al resto della platea ridotta al minimo per garantire il distanziamento di sicurezza, Visco ha fatto la conta dei danni del coronavirus che mettono «a dura prova l'organizzazione e la tenuta dell'economia e della società». E pur in maniera felpata, come si confà a un governatore, ha fatto capire che le politiche messe in campo dal governo non sono sufficienti ad affrontare la tempesta. A dominare è appunto l'«incertezza» - mai così tante volte una stessa parola era riecheggiata nelle considerazioni finali dei suoi predecessori - sul futuro e i tempi e i modi della ripresa sono «difficili da prevedere». Il Pil potrebbe cadere quest'anno tra il 9 e il 13%, gli effetti sull'occupazione «anche se in Italia sono contenuti», si sono fatti sentire con la perdita di 300.000 posti. I più colpiti sono i giovani su cui dobbiamo «puntare e investire». Effetti pesanti su tanti settori, in particolare trasporti, turismo e commercio. Per questo serve un nuovo rapporto tra governo, imprese dell'economia reale e della finanza, istituzioni, società civile: «Possiamo non chiamarlo, come pure è stato suggerito, bisogno di un nuovo contratto sociale, ma anche in questa prospettiva serve procedere a un confronto ordinato e dar vita a un dialogo costruttivo», ha detto ieri. Chiedendo al governo anche «un profondo ripensamento della struttura della tassazione, che tenga contro del rinnovamento di sistema di protezione sociale, deve porsi l'obiettivo di ricomporre il carico fiscale a beneficio dei fattori produttivi» perché «ciò che soprattutto ci differenzia dalle altre economia avanzate è l'incidenza dell'economia sommersa e dell'evasione che si traduce in una pressione fiscale effettiva troppo elevata» che si riverbera sulla capacità di crescere e di innovare delle imprese.Quanto alle banche, Visco ha ammesso «frizioni» e «lentezze» della prima fase di erogazione dei prestiti garantiti previsti dal governo da parte degli istituti di credito aggiungendo però che, grazie anche agli emendamenti posti dal Parlamento, sono in arrivo «miglioramenti». Va riconosciuto, dice il governatore, che i processi sono complessi e il legislatore si è trovato a bilanciare le necessità di far affluire le risorse in maniera veloce e tutelare lo Stato per evitare che i fondi non siano restituiti o vadano alla criminalità. Poi ha aggiornato i dati: al 26 maggio il Fondo centrale di garanzia aveva ricevuto circa 395.000 richieste di finanziamento, per un ammontare complessivo di 18 miliardi; il 90% delle domande si riferisce a prestiti fino a 25.000 euro, interamente garantiti dallo Stato. Le potenziali operazioni di prestiti a imprese di medie e grandi dimensioni garantiti dalla Sace al momento in fase di valutazione e istruttoria da parte delle banche ammontano a circa 18,5 miliardi. Quanto alla possibilità di usufruire di moratorie ex lege sui finanziamenti in essere, alle quali si aggiungono quelle mediante accordi volontari, gli ultimi dati indicano che a metà di questo mese le banche hanno ricevuto complessivamente quasi 2,4 milioni di richieste, per un totale di poco meno di 250 miliardi; di questi, l'84% è stato accolto e il 2% è stato respinto, mentre la quota rimanente è in corso di esame. Il governatore nel suo discorso ha poi menzionate le situazioni di crisi nel sistema bancario: «L'aumento dei crediti deteriorati andrà affrontato per tempo, facendo ricorso a tutti i possibili strumenti, inclusi quelli per la ristrutturazione e la loro vendita». E poi «qualora necessario», «si dovrà essere pronti a percorrere soluzioni che salvaguardino la stabilità del sistema valutando [...] strumenti in via preventiva per banche che versino in una situazione di serie, anche se presumibilmente temporanee, difficoltà». I sorvegliati speciali di Visco restano le «banche di piccole dimensioni e con modelli di attività tradizionali». Infine un'esortazione alle Bcc a non tornare indietro nella riforma del settore, proprio perché l'integrazione dei gruppi permette di affrontare meglio la recessione. Nel frattempo, però, la paura di una patrimoniale ha fatto scappare decine di miliardi di capitali all'estero. Secondo un' inchiesta pubblicata ieri dal Sole24Ore, le antenne che monitorano i movimenti di capitali dall'Italia verso l'estero percepiscono da alcune settimane un'intensificazione dei flussi di soldi che abbandonano il nostro Paese. «Alcune fonti» , scrive il Sole, «fanno notare che, accanto ai movimenti in chiaro, sono in corso operazioni anomale e sospette, che sarebbero arrivate sotto lo sguardo dell'Uif, l'Unità di intelligence finanziaria della Banca d'Italia».Secondo gli ultimi dati di uno studio del dipartimento per la fiscalità generale e l'unione doganale della Commissione europea, nei paradisi fiscali ci sono almeno 142 miliardi nascosti da contribuenti italiani pari a circa l'8,1% del Pil. Il conto però sale se si contano anche gli immobili, i contanti, le criptovalute, le opere d'arte, i diamanti, l'oro, le auto di lusso, gli oggetti di antiquariato e le polizze vita.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
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