2020-09-18
Piazza Affari, zampata francese assieme a Cdp
(Pier Marco Tacca/Anadolu Agency via Getty Images)
Il London stock exchange vorrebbe aspettare le proposte vincolanti il 16 ottobre prima di escludere uno dei pretendenti: Deutsche boerse, Cdp-Euronext e la svizzera Six.Progetto Botticelli. È questo il nome in codice della vendita di Borsa italiana finita ieri pomeriggio sul tavolo del gruppo London stock exchange (Lse) insieme alle tre proposte ricevute dalla cordata italo francese Euronext-Cdp, dai tedeschi di Deutsche boerse e dagli svizzeri di Six. Nessuna comunicazione ufficiale, almeno fino a quando La Verità è andata in stampa. Ma secondo indiscrezioni, il board di Lse avrebbe deciso di mandare avanti tutti e tre i concorrenti facendoli procedere con la presentazione delle offerte vincolanti entro il 16 ottobre. Del resto, Londra non ha fretta di prendere una decisione anche perché l'Antitrust Ue ha rinviato al 16 dicembre il verdetto sull'acquisizione di Refinitiv (la ex banca dati di ThomsonReuters) per 27 miliardi. Ci sono molte parti interessate da accontentare, compresi i regolatori europei e i legislatori italiani. Insomma, la partita è complessa. Ma alla fine si giocherà sul campo del mercato e non della politica: chi offre di più, vince.Piazza Affari, che Lse ha acquistato nel 2007 per 1,6 miliardi di euro, oggi è valutata attorno ai 4 miliardi. Gli svizzeri di Six, che gestiscono la Borsa di Zurigo e quella di Madrid, sono dati al momento per i favoriti perché avrebbero messo sul piatto l'offerta più alta e, secondo quanto riportato ieri dal Messaggero, avrebbero anche prospettato l'intenzione di alzare ancora di un 20% circa il valore della proposta. In un'intervista pubblicata ieri dal Corriere della Sera, l'ad Jos Dijsselhof ha detto di vedere l'acquisizione della Borsa milanese come il «passo successivo per creare un campione europeo con dimensione globale e forte focalizzazione in ogni Paese in cui Six è presente». Per Dijsselhof le Pmi italiane non sfruttano a sufficienza i mercati dei capitali e ci sono grandi possibilità per gli investitori internazionali e svizzeri di rafforzare la loro presenza in Italia, aumentando la liquidità del mercato e di conseguenza l'accessibilità ai capitali per le aziende. «Siamo aperti a progettare un sistema di governance e impegni che tengano conto degli interessi specifici del governo italiano e dell'intero sistema, il gruppo manterrebbe Borsa italiana come entità a sé stante», ha poi aggiunto l'ad. Assicurando che management, personale, sede centrale, uffici, attività commerciali e marchio verrebbero preservati, come accaduto con Madrid. E dichiarandosi anche «fortemente favorevole all'inserimento di un partner italiano nella futura costituzione», nonostante il gruppo svizzero sia in grado di completare l'operazione da solo. Nel frattempo, anche Deutsche boerse sarebbe disposto a garantire una significativa autonomia a Borsa italiana e una forte presenza italiana ai vertici del gruppo. E secondo i rumors che circolano sul mercato avrebbe fatto filtrare la disponibilità a imbarcare un partner tricolore per rendere più accettabile la propria candidatura con la consulenza di Claudio Costamagna, ex presidente di Cassa depositi e prestiti. Quanto al consorzio italo francese Euronext-Cdp (di cui fa parte anche Intesa Sanpaolo), avrebbe messo sul piatto 3,6-3,8 miliardi per il 100% di Borsa. Su questo «cavallo» ha scommesso il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, che può giocare anche la carta del golden power per ostacolare i candidati che non sono nella zona euro e tenere salda la presa su Mts, il mercato all'ingrosso dei titoli di Stato. Se la cordata vincesse la partita, Cdp prenderebbe una quota di circa l'8% in Euronext, simile all'8% detenuto dalla Caisse des depots et consignations, controllata dallo Stato francese, mentre Intesa potrebbe finire con una piccola partecipazione di circa il 2% come quella oggi posseduta da Bnp Paribas. Sulla governance, lo schema prevedrebbe un presidente operativo o un ad italiano e un consiglio di sorveglianza con quattro italiani su nove componenti. Ma andranno considerati gli equilibri interni all'azionariato di Euronext: la società è partecipata per il 22% da investitori Usa, per il 19% da Uk e Singapore mentre i francesi tutti insieme contano per il 18%. L'ipotesi di garantire all'Italia un peso maggiore nel futuro gestore potrebbe essere stoppata dagli olandesi che hanno in mano la Vigilanza di Euronext (che gestisce anche la Borsa di Amsterdam): lo statuto di Euronext N.V. prevede infatti che la nomina di qualsiasi nuovo membro del consiglio di vigilanza debba essere approvata dal ministero delle Finanze olandese e dall'Afm (l'autorità olandese che vigila sui mercati finanziari).