2023-06-09
Piano metalli, tre ministeri al lavoro
Prima riunione con il Policy Observatory della Luiss. Parte il progetto per aumentare produzione e import di rame, litio, nichel, materie rare. E limitare così il peso cinese.Parte il nuovo Piano nazionale minerario. Si è svolta ieri a porte chiuse una importante riunione operativa destinata all’esame delle proposte contenute nel primo Policy paper prodotto dal Policy observatory della Luiss, il think tank guidato da Domenico Lombardi.Nel paper (leggibile al sito t.ly/DbmK, e di cui La Verità aveva diffusamente parlato), Gianclaudio Torlizzi, esperto del settore e membro del comitato scientifico dell’Osservatorio, fotografava una situazione di grave urgenza nell’affrontare la crescente domanda di metalli «critici» per sostenere la transizione energetica. Rame, litio, nichel, manganese, cobalto, grafite, molibdeno, zinco, terre rare e silicio sono già oggetto di competizione globale nell’estrazione e nell’importazione. Da qui la necessità di impostare una strategia nazionale proposta dal Policy Observatory che unisca la direzione politica, i nessi diplomatici e le maggiori forze imprenditoriali del Paese nello sforzo corale di recuperare il deficit strategico negli anni di deglobalizzazione.Secondo quanto risulta alla Verità, alla riunione - durata circa tre ore e presieduta dallo stesso Lombardi - hanno preso parte rappresentanti di alto livello dei tre ministeri primariamente coinvolti nella regia politica per la probabile attuazione del «piano»: Made in Italy (ex Mise), Difesa e Ambiente. Nella partita è coinvolta l’alta diplomazia del Paese: ieri era presente anche l’ex ambasciatore Giampiero Massolo, presidente di Ispi (e di Mundys). Al tavolo erano rappresentate alcune delle principali partecipate e del comparto industriale della Difesa (per esempio Iveco), sigle del mondo produttivo tra cui Federacciai, Assomet e Confapi, assieme a due colossi di Stato come Invitalia e Sace, ovviamente in primo piano nella «protezione» economica ed assicurativa delle nostre imprese all’estero.«L’importanza dell’incontro risiede anzitutto nella sua dimensione interdisciplinare e interministeriale», spiega alla Verità Torlizzi: «cresce la consapevolezza dell’urgenza di agire per garantire l’approvvigionamento negli anni a venire, recuperando il gap con altri Paesi europei che si sono mossi prima di noi». La tavola rotonda promossa dal Policy Observatory ha quindi «allargato» a vari interlocutori complementari la centralità di una vera questione di sicurezza nazionale, rispetto alla quale la Difesa rappresenta un settore strategico a garanzia di tale sicurezza. Concretamente, l’incontro di ieri ha fatto registrare la «disponibilità significativa», spiega lo stesso esperto di materie prime, «dei tre ministeri chiave nell’impostare un nuovo Piano minerario nazionale». Più che di interventi legislativi specifici si è parlato di tre priorità a cui dare attuazione già nelle prossime settimane: «Primo: studiare e predisporre le capacità effettive di estrarre metalli nel nostro Paese; secondo: disincentivare, aumentando i controlli già previsti ma poco attuati, l’export di rifiuti metallici; terzo, creare un sistema di startup specializzate nell’estrazione o importazioni dei metalli strategici. Una rete di piccole imprese appare infatti molto più agile ed efficace rispetto alla creazione di giganti di Stato, più macchinosi sia nell’operatività sia nella governance». L’aspetto imprenditoriale va a sovrapporsi con quello geopolitico: serve il sostegno dell’esecutivo e della diplomazia per facilitare i rapporti con i Paesi che si propongono come fornitori di un mercato in cui la Cina la fa da padrona. In un contesto così delicato come quello attuale, la priorità è concentrarsi su Stati che abbiano stabilità «occidentale» assoluta e non siano troppo esposti con Pechino: sentiremo sempre più spesso parlare di Australia e Canada, da questo punto di vista. «Ho registrato grande interesse», spiega ancora Torlizzi, «dal mondo delle aziende al tavolo: cresce un atteggiamento realista secondo cui la presenza dello Stato diventa decisiva nella tutela strategica di chi fa impresa. E la realtà sta abbattendo anche il tabù che vede la Difesa impegnata solo in scenari “militari”: la questione delle materie prime è già da anni una questione di sicurezza nazionale, e occorre trattarla come tale nella protezione di filiere e logistica».L’aggiornamento del «piano» sarà tra sei mesi, con una nuova convocazione del tavolo di ieri: nel frattempo, ci sono già molti compiti da fare.