2021-02-02
Pfizer spinge sulle consegne ma nel piano di Arcuri mancano le fasce di priorità
La multinazionale ha assicurato 75 milioni di dosi per l'Ue nel secondo trimestre. La Germania corre da sola: la Bayer produrrà l'antidoto della Curevac dal 2022.Gli esperti di logistica lo ripetono da mesi: la campagna di vaccinazione va gestita con un'operazione di tipo industriale che ha come prodotto un cittadino immunizzato al Covid. Per ottenerlo, servono tre catene di fornitura delle risorse necessarie: i vaccini, i vaccinandi e i vaccinatori. Basta che cambi una delle tre e la somministrazione va in tilt, sprecando tutte le altre risorse. Nonostante la narrazione arcuriana abbia fatto intendere il contrario nelle ultime settimane, i vaccini ci sono, ma mancano sia i vaccinatori sia i vaccinandi. Nel senso che si rischia di avere i vaccini prima delle liste delle categorie a cui somministrarli e le strutture dove farlo. Come scrive ormai da giorni La Verità.Ieri sono arrivate nuove conferme. Sul fronte vaccini, Pfizer-Biontech hanno ribadito che forniranno all'Unione europea fino a ulteriori 75 milioni di dosi nel secondo trimestre di quest'anno. E che stanno lavorando all'aumento delle consegne dalla settimana del 15 febbraio, «per assicurare tutte le dosi stabilite dal contratto nel primo trimestre». Quanto a Moderna, ieri sono arrivate all'aeroporto militare di Pratica di Mare le 66.000 dosi inizialmente in programma questa settimana. Le fiale saranno ora distribuite dall'esercito nelle varie regioni che potranno cominciare la somministrazione già da oggi o, al massimo, domani. Non solo. Il colosso farmaceutico tedesco Bayer produrrà il vaccino della connazionale Curevac dal 2022 con l'obiettivo di distribuire 160 milioni di dosi nei primi 12 mesi. E a proposito della Germania, proprio ieri la cancelliera Angela Merkel ha organizzato una videoconferenza con i ministri interessati, rappresentanti della Commissione Ue, le associazioni di categoria tedesche, la Commissione tedesca sui vaccini e i rappresentanti delle case farmaceutiche Biontech, Pfizer, Curevac, Idt, Moderna, Astrazeneca, Johnson&Johnson, Sanofi e Bayer per fare il punto sul piano nazionale di vaccinazione. Per il primo trimestre la Germania può contare su 11 milioni di dosi distribuite da Biontech-Pfizer, 1,8 milioni da Moderna e 5,6 milioni da Astrazeneca.All'Unione Europea, secondo gli ultimi dati forniti dalla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, la settimana scorsa sono state consegnate 4 milioni di dosi, 3,5 milioni da Pfizer-BionTech e 500.000 da Moderna, «il 100% del previsto com'era stato annunciato» e il gap delle mancate consegne delle scorse settimane «sarà colmato entro il 15 febbraio». In Italia, intanto, ieri si sono superati i 2 milioni di dosi somministrate.Se i vaccini non mancano, i problemi a casa nostra cominciano però a riguardare gli altri due pezzi necessari per «produrre» un cittadino immune. Dove sono gli infermieri? Le siringhe? Le unità mobili per raggiungere le località più impervie? I punti vaccinali (al netto delle scenografiche primule)? Dove è la logistica di primo, secondo e terzo livello? Dove sono le liste? Cominciano finalmente a chiederselo anche le Regioni che fino a qualche settimana fa avevano spalleggiato Arcuri nell'offensiva legale contro Pfizer. E ora che il gioco comincia a farsi più duro - fino a oggi si è vaccinato il personale sanitario, già presente in strutture adeguate alle somministrazioni - i duri (con le big pharma) cominciano ad annaspare.Sulla vaccinazione degli ultraottantenni si naviga a vista: nel piano di dicembre sono 4,4 milioni ma in alcuni casi vengono contati due volte perché sono stati già vaccinati durante il primo giro nelle Rsa e tra gli operatori sociosanitari. I vaccini, inoltre, non sono tutti uguali e il cronoprogramma della struttura commissariale dovrebbe tenerne conto: per le categorie più giovani come una parte degli insegnanti, potranno essere usati i vaccini Astrazeneca che l'Aifa (a differenza dell'Ema) ha indicato preferibilmente per gli under 55, mentre il vaccino Moderna può essere utilizzato soprattutto per vaccinare gli ultraottantenni anche dal medico di famiglia o a domicilio. E non persone che potrebbero benissimo essere immunizzate sul posto di lavoro. Se si misura solo la percentuale di dosi consumate, senza tenere conto del target di persone da immunizzare, salta tutta la catena. Lo abbiamo scritto il 13 gennaio quando tutti guardavano ancora il dito del commissario Domenico Arcuri e non la Luna degli esperti di logistica: efficienza non vuol dire efficacia. I target di vaccinandi non possono essere generici o cambiati in corsa con continui cambi di priorità. La struttura commissariale deve inoltre verificarne il rispetto per evitare deformazioni cui si è già assistito con il pasticcio dell'utilizzo della sesta dose nelle fiale. L'efficienza misura il rapporto tra risultati ottenuti e mezzi utilizzati. L'efficacia invece è la percentuale di un obiettivo che si deve raggiungere, in questo caso un target di popolazione prefissato: vanno vaccinati 1.000 anziani? Se ne riesco a vaccinare 50 sono stato meno efficace di chi ne ha vaccinati 500. Ieri si è svolta un'altra riunione tra Arcuri, i ministri della Salute (Roberto Speranza) e degli Affari regionali (Francesco Boccia) e i governatori. La sensazione però è che si continui a procedere in ordine sparso, senza un piano e solo sulla base del modello «noi ci muoviamo, se qualcuno si prenota».