2023-10-21
Pfizer ammette: «Miocarditi post vaccino»
L’azienda inserisce nel bugiardino l’aumento dei rischi di infiammazione al cuore, specie tra i 12 e i 17 anni. Intanto, il regolatore canadese rivela di aver trovato nel farmaco tracce di Dna di un virus potenzialmente cancerogeno. Sul quale il colosso ha taciuto.Per oltre due anni Pfizer ha glissato o minimizzato. A gennaio, a Davos, l’amministratore delegato, Albert Bourla, aveva giurato: analizzando i segnali di sicurezza, «non abbiamo trovato nulla». Di fronte al regolatore americano, però, la casa farmaceutica non ha potuto tenere le carte coperte. Nel recentissimo aggiornamento del bugiardino del vaccino anti Covid, l’azienda ha inserito un caveat, riconoscendo i potenziali danni cardiaci post iniezione: «I vaccini Covid-19 a mRna autorizzati o approvati», si legge nel manualetto, «mostrano un aumentato rischio di miocardite (infiammazione del muscolo cardiaco) e pericardite (infiammazione del lining fuori dal cuore), in particolare entro la prima settimana dopo la vaccinazione. Per il Comirnaty, il rischio osservato è il più elevato nei maschi da 12 a 17 anni d’età». Seguono opportuni consigli pratici: «Cercate assistenza medica al più presto se avete uno dei seguenti sintomi in seguito alla vaccinazione, specie durante le due settimane dopo aver ricevuto una dose del vaccino: dolore al petto, fiato corto, sensazione di battito cardiaco accelerato, anomalo, o palpitante».Sono dettagli arcinoti ai nostri lettori. Ma apprendere che, adesso, a metterli nero su bianco è il produttore della presunta panacea, ha una certa importanza.Da noi, si attende ancora l’avvio dei lavori della commissione d’inchiesta sulla pandemia: il prossimo voto in Senato è fissato per inizio novembre; poi sarà necessario un ulteriore passaggio alla Camera. Intanto, qualche Regione s’è premurata di difendere la reputazione dei preparati a Rna messaggero. La solfa è sempre la solita: dai dati sugli effetti avversi, si deve concludere che essi sono «sicuri ed efficaci». E come al solito, a parte i dubbi sulla farmacovigilanza all’italiana, ci tocca sottolineare che quell’affermazione va qualificata. La sicurezza e l’efficacia di un medicinale si valutano in relazione al soggetto che lo deve assumere: un adolescente in buona salute, con ogni probabilità, correva più pericoli sottoponendosi alla profilassi che contagiandosi col coronavirus. Un suo coetaneo affetto da qualche patologia, al contrario, avrebbe avuto buone ragioni per vaccinarsi, così come un over 60, benché sano.La modifica al bugiardino è una novità rilevante: carte alla mano, l’ammissione esplicita è arrivata tardi. Spulciando una mole di documenti che pian piano cominciano a essere diffusi in Rete, infatti, si apprende che già nel modulo del consenso informato, da siglare per la partecipazione ai trial pediatrici di fase 2 e 3, era presente un’avvertenza su «livelli più elevati di una particolare proteina, chiamata troponina I, trovati nel sangue», che potevano essere «un segno precoce di miocardite o pericardite». La copia del documento reca due date errate: luglio 2016 e luglio 2019. Per ovvi motivi, dovrebbe invece risalire a luglio 2021. Comunque, molto prima che Pfizer emendasse il foglietto illustrativo. A fine indagine, la casa farmaceutica aveva evidenza di 1.070 casi di miocardite e 888 di pericardite. E oggi finanche l’Ema certifica che, sia pur raramente (vivaddio!), quelle patologie hanno portato al ricovero in terapia intensiva o alla morte. Le notizie non finiscono qua. Il quotidiano The Epoch Times, interrogando l’autorità canadese, Health Canada, ha avuto conferma che nelle fiale di vaccino Pfizer sono state trovate sequenze di Dna del Simian virus 40 (SV40), un oncovirus che, secondo una parte della comunità scientifica, è in grado di causare tumori. L’agenzia governativa ha spiegato che la multinazionale, nel faldone iniziale con le specifiche sul prodotto, «non ha identificato specificatamente la sequenza del SV40». Alla faccia della trasparenza. Il sospetto è che la società abbia evitato a bella posta di sbandierare l’informazione, temendo che a qualcuno tornasse in mente la storia dei vaccini contro la polio contaminati, negli anni Cinquanta e Sessanta. Il Dna del virus venne rimosso, sulla scorta di preoccupazioni per la sua possibile oncogenicità.Qualche mese fa, erano stati due studiosi, Kevin McKernan e Phillip J. Buckhaults, ad avvisare che nei lotti di vaccino da loro esaminati erano stati rivenuti i promotori dell’oncovirus. Parliamo dei siti dai quali parte la trascrizione del materiale genetico nella cellula infettata. In realtà, gli esperti non sono tutti d’accordo sulla pericolosità del Simian. Per alcuni, la sua presenza sarebbe poco rilevante; per altri, la minaccia si materializzerebbe se le sequenze dei promotori del virus vacuolizzante della scimmia fossero integrate nel genoma umano, fenomeno che potrebbe innescare la formazione di un cancro.Buckhaults, medico nonché tridosato, è stato audito dal Senato Usa. E ha lanciato un ulteriore allarme: nelle fiale ha scoperto grosse quantità di Dna, suddivise in molti frammenti e capaci di attivare una «mutagenesi», magari a mesi o anni dalla puntura. Con quali conseguenze? Una «transfezione» con un pezzo di Dna contenente le istruzioni per codificare la Spike, ad esempio, spingerebbe la cellula a produrla «continuamente». Con gli ormai verificati effetti tossici per l’organismo. Alla Pfizer sanno qualcosa? Ne parleranno nel prossimo bugiardino?
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Dopo l'apertura dei lavori affidata a Maurizio Belpietro, il clou del programma vedrà il direttore del quotidiano intervistare il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, chiamato a chiarire quali regole l’Italia intende adottare per affrontare i prossimi anni, tra il ruolo degli idrocarburi, il contributo del nucleare e la sostenibilità economica degli obiettivi ambientali. A seguire, il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, offrirà la prospettiva di un territorio chiave per la competitività del Paese.
La transizione non è più un percorso scontato: l’impasse europea sull’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040, le divisioni tra i Paesi membri, i costi elevati per le imprese e i nuovi equilibri geopolitici stanno mettendo in discussione strategie che fino a poco tempo fa sembravano intoccabili. Domande cruciali come «quale energia useremo?», «chi sosterrà gli investimenti?» e «che ruolo avranno gas e nucleare?» saranno al centro del dibattito.
Dopo l’apertura istituzionale, spazio alle testimonianze di aziende e manager. Nicola Cecconato, presidente di Ascopiave, dialogherà con Belpietro sulle opportunità di sviluppo del settore energetico italiano. Seguiranno gli interventi di Maria Rosaria Guarniere (Terna), Maria Cristina Papetti (Enel) e Riccardo Toto (Renexia), che porteranno la loro esperienza su reti, rinnovabili e nuova «frontiera blu» dell’offshore.
Non mancheranno case history di realtà produttive che stanno affrontando la sfida sul campo: Nicola Perizzolo (Barilla), Leonardo Meoli (Generali) e Marzia Ravanelli (Bf spa) racconteranno come coniugare sostenibilità ambientale e competitività. Infine, Maurizio Dallocchio, presidente di Generalfinance e docente alla Bocconi, analizzerà il ruolo decisivo della finanza in un percorso che richiede investimenti globali stimati in oltre 1.700 miliardi di dollari l’anno.
Un confronto a più voci, dunque, per capire se la transizione energetica potrà davvero essere la leva per un futuro più sostenibile senza sacrificare crescita e lavoro.
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Chi ha inventato il sistema di posizionamento globale GPS? D’accordo la Difesa Usa, ma quanto a persone, chi è stato il genio inventore?