2020-05-13
Però le altre nazioni almeno non fanno propaganda ai jihadisti
Caro 007, come da sua richiesta mantengo il riserbo sul suo nome. Di regola non pubblico lettere senza firma, ma in questo caso capisco i motivi per cui è meglio non rivelare la sua identità: un agente segreto per poter svolgere il proprio compito lavora nell'ombra, senza che nessuno possa risalire a lui, se no che agente segreto sarebbe? Detto ciò, condivido molte delle cose che lei scrive, ma non tutte. Comincio dalle prime, così sgombriamo il campo dagli equivoci. So [...][...] benissimo che molti Paesi offrono denaro, aiuti umanitari o altro in cambio della liberazione dei propri prigionieri. Ma, come dice lei, lo fanno in silenzio, evitando di dare pubblicità alla cosa. Sono ipocriti, come lei fa intendere perché schermano le operazioni dietro società finanziarie o associazioni umanitarie? Può essere, ma quanto meno non fanno pubblicità alla faccenda, evitando di stimolare altri a rapire e chiedere un riscatto. Non pensa che lo spot governativo, cioè una ragazza vestita con lo jilbab, la tunica che sono costrette a indossare le donne islamiche, sia stata una bella propaganda per i terroristi islamici di Al Shabaab? La foto di Silvia Romano sorridente con accanto Giuseppe Conte e Luigi Di Maio ha fatto il giro del mondo, ma soprattutto ha fatto il giro dei Paesi islamici, divenendo la sintesi efficacissima del successo di una banda di tagliagole che inneggiano alla jihad. Quanti proseliti farà quello scatto? Quanti altri integralisti convincerà ad impugnare le armi e a rapire un occidentale minacciando di ucciderlo se non verrà versato un riscatto?Io non dico che si debba ricorrere a sotterfugi o, peggio, a opzioni militari, perché purtroppo l'intervento in zone sconosciute, dove i ribelli sono armati fino ai denti, può risolversi in una catastrofe, con la perdita degli ostaggi e a volte anche la morte dei soccorritori. Ricordo ancora quando un gruppo di teste di cuoio cercò di liberare i 52 diplomatici americani che l'Iran aveva sequestrato dopo aver invaso l'ambasciata a Teheran: otto militari morirono nello scontro fra uno degli elicotteri impiegati nell'operazione e un C130. Sì, in missioni così pericolose, c'è sempre qualche cosa che può andare storto e la vita di un agente governativo non può essere considerata sacrificabile. La morte di Nicola Calipari, il funzionario del Sismi che liberò la giornalista Giuliana Sgrena, dovrebbe far riflettere, soprattutto chi si avventura in zone a rischio senza pensare alle conseguenze.E qui vengo al tema che più mi vede in disaccordo con lei. È ovvio che ogni cittadino ha lo stesso valore per lo Stato italiano. Ci mancherebbe. Ma un conto è essere rapiti mentre si è impegnati in una missione e un conto è fare la missionaria e andarsi a cercare il pericolo. Conosco bene la storia di Gino Pollicardo, uno dei quattro tecnici che furono sequestrati in Libia anni fa. Gino non era in Africa per sentirsi più buono: lavorava in un campo petrolifero per mantenere la sua famiglia e la lontananza da moglie e figli gli costava. La sua non era una gita turistica, in mezzo ai bimbi e ai poveri: era un viaggio con qualche rischio, per questo doveva essere scortato e l'azienda per cui lavorava doveva prendere una serie di precauzioni per la sua sicurezza. Proprio per questo la società per cui lavorava è stata condannata, perché non rispettò le regole nei trasferimenti e questo è costato la vita a due dei quattro tecnici rapiti. Accostare chi va alla ventura convinta che il mondo sia un paradiso e poi quando si trova all'inferno chiede aiuto allo Stato con chi va a lavorare per portare a casa uno stipendio e far arrivare il gas in Italia non è solo sbagliato: è profondamente ingiusto.Lei però su un punto ha ragione ed è che non si possono accusare i cooperanti e assolvere i turisti. È vero, gli uni e gli altri vanno ugualmente condannati, perché i primi sono turisti in cerca di buone intenzioni e i secondi vanno invece a caccia solo di buoni scatti fotografici. Sì, caro il mio 007, gli uni e gli altri li tratterei allo stesso modo in cui si trattano in certi Paesi gli sciatori scellerati che fanno fuori pista. Vai alla ricerca di emozioni forti e poi, quando capita qualche cosa chiedi l'intervento del soccorso alpino? Beh, paga il conto dell'elicottero e della squadra di soccorritori.Mi faccia poi dire due ultime cose. La prima è che in Italia esiste una legge che impedisce di pagare il riscatto, consentendo alla magistratura anche il sequestro dei beni della famiglia del rapito. Ma se un cittadino italiano che paga i rapitori rischia l'arresto, perché un presidente del Consiglio che versa milioni ai sequestratori che useranno i soldi per armarsi e per fare altri sequestri merita l'applauso? Infine, mi spieghi un po', lei che è del mestiere: come mai gli 007 negli altri Paesi hanno licenza di uccidere e qui invece l'unica licenza di cui dispongono è quella di pagare delinquenti e terroristi?Ps. Naturalmente queste ultime domande mi piacerebbe che il Copasir le rivolgesse anche a Giuseppe Conte. Visto che il premier si è tenuto la delega sui servizi segreti, perché non spiega al Parlamento l'operazione di cui a quanto pare va tanto fiero, al punto da precipitarsi all'aeroporto ad accogliere Silvia Romano quando non accorse nemmeno a Bergamo a salutare le bare dei morti di Covid che venivano portati via dai camion militari?
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Giancarlo Tancredi (Ansa)