2019-09-09
Le trame di Pd e M5s per durare. Le trame di Renzi per comandare
Oggi Giuseppe Conte si presenterà alla Camera per chiedere la fiducia. Nonostante i 5 stelle siano in subbuglio, molti perché non avendo ottenuto neppure uno strapuntino sono sul piede di guerra e altri perché sono consci di aver sacrificato la coerenza e anche un po' la faccia pur di evitare di andare a casa, è piuttosto probabile che alla fine i voti per far nascere il governo giallorosso non mancheranno. Qualora ci fossero defezioni, ci sarà senz'altro qualcuno che andrà in soccorso dell'esecutivo più a sinistra che si sia mai visto nella storia. Neppure ai tempi dell'Ulivo di Romano Prodi, infatti, si registrò una tale deriva. All'epoca, a compensare l'alto tasso di compagni c'erano (...)(...) gli ex democristiani del Ppi e poi arrivarono a dar loro manforte l'Udeur di Clemente Mastella e per un certo tempo pure Francesco Cossiga. Dunque, dicevamo, mettetevi il cuore in pace. Il Conte bis vedrà la luce e, purtroppo, durerà per tutta la legislatura. Come ormai si è capito, a volerlo sono in troppi. L'Europa innanzitutto, che non vedeva l'ora di levarsi dai piedi Matteo Salvini, considerato dalle parti di Bruxelles una vera e propria spina nel fianco. E poi la Chiesa, che con papa Francesco pensa più ai migranti che agli italiani. Infine, a tifare perché il governo nascesse c'era tutto l'establishment, ovvero quelli che contano in Italia, i quali intravedevano nell'avanzata leghista un potenziale pericolo, in quanto con Salvini rischiavano di perdere il controllo delle leve di comando. Dunque, la paura dei grillini di ritornare a una vita fuori dalla politica e quella dei renziani di concludere la carriera politica si sommano alle spinte di Ue, Vaticano e poteri forti: uno schieramento micidiale che farà ogni cosa perché l'esecutivo duri.Tutto ciò premesso, le grandi manovre sono già cominciate anche se l'esecutivo non ha ancora ottenuto il via libera. Il primo a muoversi è Matteo Renzi, il quale, secondo Il Messaggero, si preparerebbe, dopo la Leopolda di ottobre, a dar vita a un suo gruppo parlamentare, per lo meno alla Camera. Non si tratterebbe ancora del Pdr, ossia del Partito di Renzi, ma semplicemente di un embrione di partito. Con il quale però l'ex presidente del Consiglio prenderebbe due piccioni con una fava. Il primo, ottenere i fondi che il Parlamento mette a disposizione dei gruppi, avendo dunque risorse per l'attività politica. E il secondo, creare un contenitore che, senza il marchio Pd, dovrebbe attrarre i parlamentari di centrodestra in fuga da Forza Italia. Nella pattuglia capitanata da Silvio Berlusconi c'è maretta, innanzitutto perché quasi nessuno riesce a capire in quale direzione stia facendo rotta il Cavaliere, se all'opposizione o verso la neonata maggioranza. Nonostante le rassicurazioni (l'ultima è di ieri, sul Giornale), tra lui e Salvini non c'è mai stato feeling, dunque è difficile che il capo degli azzurri pensi a un'alleanza come ai bei vecchi tempi. Più probabile, invece, che mediti di tenersi le mani libere. E un contenitore guidato dall'ex segretario del Pd, paradossalmente, potrebbe liberare le mani a molti dentro la stessa Forza Italia, perché ci sarebbe la scusa che il Pdr non avrebbe a che fare con il vecchio Pd. A sua volta, usciti i renziani, Nicola Zingaretti avrebbe la possibilità di far rientrare dalla finestra i comunisti di Leu che se ne erano andati dalla porta proprio in polemica con l'ex sindaco di Firenze. Insomma, con le grandi manovre ci sarebbe la possibilità di contentare tutti.Resta però un problema, ovvero che al momento, nonostante gli sgambetti e gli intrighi, la Lega continua a essere il primo partito d'Italia e dunque, se si dovesse andare a elezioni, farebbe il pieno. In questo caso però, i nostri complottisti sarebbero già pronti all'azione. Il piano prevede che si faccia la benedetta riforma della riduzione dei parlamentari, così da solleticare un po' la pancia degli italiani che detestano la Casta. E poi, dopo aver sottoposto la riforma a un referendum, bisognerà fare una nuova legge elettorale che ridisegni i collegi. Va da sé che il sistema sarà studiato per evitare che Matteo Salvini possa, nel futuro Parlamento, avere la maggioranza. Insomma, insieme al Conte bis si prepara la Porcata bis.Non è finita, perché la combriccola dei perdenti ha in serbo anche un altro Porcellum. Ieri il nostro Carlo Cambi spiegava sulla Verità che, nonostante il ribaltone di questi giorni, il centrodestra potrebbe avere la possibilità di eleggere il prossimo presidente della Repubblica. Come abbiamo più volte raccontato, a nominare il capo dello Stato nell'ultimo quarto di secolo è sempre stata una maggioranza di centrosinistra. E infatti abbiamo avuto una sfilza di inquilini del Quirinale con una spiccata pendenza da quella parte, a cominciare da Oscar Luigi Scalfaro per poi passare a Giorgio Napolitano. Questa volta, anche se a votare sarà l'attuale Parlamento, le cose però potrebbero cambiare, perché all'elezione del presidente della Repubblica partecipano anche i rappresentanti delle Regioni che, guarda caso, dopo anni di predominio rosso, ora sono in gran parte amministrate dal centrodestra. Risultato, gli amministratori regionali potrebbero fare la differenza. Però ad accorgersi di questa possibilità, a quanto pare, non è stata solo La Verità, ma anche la sinistra, che ora, con la riforma del numero dei parlamentari, potrebbe mettere mano anche al numero di chi vota per il capo dello Stato, riducendo - guarda un po' - il numero dei votanti designati dalle Regioni. In pratica, una Porcata tris, che toglierebbe agli italiani non solo il diritto di votare, ma anche il diritto di influire in qualche misura sulla nomina del prossimo presidente della Repubblica.Tradotto, se ciò che sta accadendo non è un colpo di Stato, ci somiglia molto.
Edoardo Raspelli (Getty Images)
Nel riquadro: Mauro Micillo, responsabile Divisione IMI Corporate & Investment Banking di Intesa Sanpaolo (Getty Images)
L'ex procuratore di Pavia Mario Venditti (Ansa)