2020-05-24
Per sopravvivere partite Iva e imprese hanno chiesto 16 miliardi di prestiti
Presentate oltre 300.000 domande, ma a fine anno potrebbero diventare 2,5 milioni. Accolto (ma non sempre erogato) l'80%.!function(e,i,n,s){var t="InfogramEmbeds",d=e.getElementsByTagName("script")[0];if(window[t]&&window[t].initialized)window[t].process&&window[t].process();else if(!e.getElementById(n)){var o=e.createElement("script");o.async=1,o.id=n,o.src="https://e.infogram.com/js/dist/embed-loader-min.js",d.parentNode.insertBefore(o,d)}}(document,0,"infogram-async");Entro fine anno, quando scadranno i termini del Dl Liquidità, potrebbero arrivare fino a 2,5 milioni di domande da parte di Pmi e partite Iva per ricevere i prestiti con garanzia pubblica. La stima è della Fabi che ha preso in considerazione il totale di 5 milioni di partite Iva e Pmi, dal quale, in partenza, va sottratta una quota di circa 5-600.000 soggetti (pari al 10%) cosiddetti inattivi e che, quindi, non presenteranno mai alcuna richiesta di liquidità. Un altro mezzo milione di partite Iva non è nelle condizioni di poter accedere a queste forme di finanziamento poiché in stato di difficoltà o dissesto già prima dell'emergenza Covid-19, ovvero prima del 31 gennaio 2020. E altre 500.000 Pmi hanno incassi dichiarati di 15.000 euro annui: ne consegue che, considerando il tetto al 25% dei ricavi per i finanziamenti fino a 25.000 euro, questo mezzo milione di imprese potrebbe ottenere crediti di importo particolarmente contenuto (pochissime migliaia di euro), per cui l'intera procedura risulterebbe costosa e addirittura sconveniente. Dei restanti 3,5 milioni di soggetti, un milione di imprese potrebbe non avere le carte in regola per presentare domanda oppure avere in cassa liquidità sufficiente e, quindi, non aver bisogno di credito aggiuntivo.Secondo i dati aggiornati al 22 maggio dall'Abi e dal Mediocredito centrale, le domande al Fondo di garanzia da parte delle banche, per poter erogare prestiti a Pmi e partite Iva, hanno superato quota 357.000, «per finanziamenti richiesti di quasi 16 miliardi, un miliardo in più in un solo giorno». Di queste, le domande per finanziamenti fino a 25.000 euro sono divenute 323.000 (+27.000 in un solo giorno), per 6,7 miliardi di finanziamenti richiesti». Al momento non ci sono cifre precise sugli importi erogati complessivamente alle imprese che ne hanno fatto richiesta. Bisogna fare dunque riferimento alle ultime dichiarazioni del presidente dell'Abi, l'associazione dei banchieri, Antonio Patuelli: è stato accolto l'80% delle domande di finanziamento, il 19% è ancora in corso d'esame e l'1% è stato respinto. Quindi al momento sui 16 miliardi di euro richiesti, il paracadute pubblico si potrebbe aprire per almeno 12,8 miliardi di euro (anche se «accolto» non significa automaticamente che l'assegno verrà staccato, né è chiara la tempistica necessaria per avere i soldi in cassa).In ogni caso la cifra chiesta per i prestiti fino a 25.000 euro da piccole e medie imprese e partite Iva risulta inferiore del maxi finanziamento da 6,3 miliardi su cui sta trattando la sola Fca con Intesa Sanpaolo, che poi chiederà la garanzia pubblica alla Sace. Al Lingotto si aggiunge, inoltre, una lunga fila di big dell'industria pronte a cogliere l'opportunità offerta dal decreto: dal colosso Fincantieri alla Cir dei De Benedetti passando per le Autostrade dei Benetton che prima di minacciare di fare causa al governo venerdì per la vicenda delle concessioni e la revisione delle tariffe, hanno bussato alla porta di Unicredit per ottenere un prestito da 1,25 miliardi con la garanzia Sace (Adr e Autogrill hanno chiesto 250 milioni a testa e il gruppo Benetton altri 200) . Tornando al report elaborato dalla Fabi che ha incrociato i dati sull'andamento dei fascicoli finora ricevuti dagli istituti con le indicazioni raccolte sul territorio e nelle agenzie bancarie, finora il 20% delle istanze è stato presentato in Lombardia (sia quelle fino a 25.000 euro sia quelle di importo fino a 800.000 euro), in Calabria solo il 2,6% mentre la metà delle operazioni (47,6%) riguarda quattro regioni del Nord (dopo la Lombardia arrivano Emilia Romagna, Veneto e Piemonte). Per le richieste di moratoria, il tetto delle domande sale a quota 2,3 milioni per un valore di 240 miliardi di euro. «Il principale allarme», scrive la Fabi, «arriva dal comparto dei mutui immobiliari (43,8%), seguito dalla categoria dei prestiti personali (3%) e dei prestiti finalizzati (13%)». Anche in questo caso con una massima concentrazione nel Centro Nord - più del 70% - e circa un quarto nelle regioni meridionali. «Alcune banche, per loro convenienze, stanno penalizzando determinati territori e ne stanno favorendo altri: il risultato è che in specifiche aree del Paese, soprattutto del Sud, si sta allargando il rischio usura per le imprese, perché chi non ottiene finanziamenti in banca finisce molto probabilmente in mano alla criminalità organizzata. Sarebbe interessante conoscere i dati relativi ai tempi di erogazione da parte dei singoli gruppi bancari», commenta il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. Secondo Sileoni gli emendamenti al Dl Liquidità dopo i problemi nell'applicazione delle norme, con l'autocertificazione sui dati aziendali «che pure non è un vero e proprio scudo penale», sono «un probabile passo avanti» e «dovrebbero in prospettiva velocizzare le procedure per concedere questo tipo di finanziamento». Sileoni, intervenuto ieri su La7, ha anche contestato lo «scaricabarile indegno tra la politica è la finanza» che «stritola in mezzo le lavoratrici e i lavoratori bancari, che hanno già subito 100 atti di violenza, l'ultimo venerdì scorso a Opera in provincia di Milano con un cliente che ha fratturato il polso a un operatore di agenzia. Il premier Conte dice che serve un'accelerazione sui temi di erogazione dei finanziamenti garantiti dallo Stato, ma il problema nasce dal fatto che il decreto non ha introdotto un sistema di sanzioni per le banche che rallentano le procedure».
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