2020-05-04
Per rialzarci oggi ci servirebbe lo «spirito Toro»
Caro Valentino Mazzola, oggi è il 4 maggio, ma anche il 4 maggio sarà diverso, in questo mondo così diverso. A Superga, 71 anni dopo l'incidente che ti portò via insieme al Grande Torino, non ci sarà la solita folla.E noi tifosi granata, che abbiamo fatto di questa data il compleanno della nostra fede, saremo privati anche del rito tradizionale della memoria, quello che ogni anno sostituisce nel nostro cuore la festa per vittorie che non arrivano mai. Il presente è amaro, ci tolgono il passato, che cosa ci resta? Ho provato ad argomentare con alcuni amici che, in fondo, potevamo chiedere a Giuseppi il permesso per raggiungere la basilica, con consueto pellegrinaggio, perché non c'è affetto più stabile di quello per la squadra del cuore (se non ti chiami Walter Veltroni o Emilio Fede, naturalmente). Ma temo che i nuovi kapò dell'Italia segregata, quelli che ci consentono la visita ai familiari ma non la cena di famiglia, non capirebbero le nostre profonde motivazioni. Meglio soprassedere, dunque.Così ho pensato di celebrare il 4 maggio in modo diverso, scrivendoti questa cartolina. M'illudo, nel mio cuore profondamente granata, che possa essere condivisa da tutti, persino quelli che tifano per l'altra squadra di Torino. Perché vedi, caro Valentino, in fondo tu conosci bene le macerie che oggi di nuovo ci stanno circondando: sono le stesse macerie in mezzo a cui giocavi tu. Nell'Italia distrutta e avvilita del dopo guerra, la tua squadra (la più forte del mondo) rappresentò un motivo d'orgoglio per tutti. Era il simbolo di un Paese che rialzava la testa. Quando ti rimboccavi le maniche per il fatidico quarto d'ora granata facevi squillare le nostre risorse migliori. La nostra infinita capacità di fare. Di reagire. Di superare ogni difficoltà, anche quelle a prima vista insuperabili.Quanto avremmo bisogno, oggi, di tutto ciò. Noi, che siamo tifosi, lo chiamiamo «spirito Toro». L'ho imparato da mio padre, ho cercato di insegnarlo a mio figlio: lo «spirito Toro» è partire da una situazione difficilissima (essere nelle macerie, essere più deboli, essere con il culo per terra) e avere il coraggio di ribaltarla. Senza paura. Noi, quello «spirito Toro», ce l'abbiamo inculcato da bambini, quando i nostri genitori ci cullavano con la filastrocca più bella e più tragica (Bacigalupo, Ballarin, Maroso…). E l'abbiamo coltivato, una sconfitta dopo l'altra, una batosta dopo l'altra, consumandoci gli occhi nei pianti ma trovando dentro ogni lacrima la forza per continuare a lottare. Per non arrendersi mai. Avremmo tanto bisogno di questo «spirito Toro» nell'Italia di oggi. Capitan Valentino, ci aiuti tu?
Little Tony con la figlia in una foto d'archivio (Getty Images). Nel riquadro, Cristiana Ciacci in una immagine recente
«Las Muertas» (Netflix)
Disponibile dal 10 settembre, Las Muertas ricostruisce in sei episodi la vicenda delle Las Poquianchis, quattro donne che tra il 1945 e il 1964 gestirono un bordello di coercizione e morte, trasformato dalla serie in una narrazione romanzata.