2020-08-21
Per loro il virus sono le elezioni
Giuseppi e la sua cerchia sanno di essere maggioranza in Parlamento ma minoranza nel Paese, perciò preferiscono evitare sconfitte e bagni di realtà: la strada più veloce è usare la pandemia per schivare il voto.Aumentano i contagi e pure le manovre per far slittare il voto. In maniera diretta non lo dice nessuno, ma sotto sotto lo pensano in tanti, soprattutto quelli che hanno qualcosa da rimetterci, vale a dire tutti quelli che stanno al governo. Del pensiero che da giorni coltiva la maggioranza si è fatto interprete Walter Ricciardi, che dopo essere stato sconfessato dall'Organizzazione mondiale della Sanità è stato immediatamente arruolato come consulente del ministro della Salute Roberto Speranza. Secondo il luminare, se la diffusione del coronavirus aumenterà sarà necessario rinviare non solo l'apertura delle scuole, ma anche quella dei seggi per le Regionali. Come è noto, a settembre oltre all'appuntamento con le lezioni c'è anche quello con le elezioni. Sei Regioni, quattro delle quali amministrate dal centrosinistra, sono chiamate a decidere il governatore, e tra quelle in mano ai compagni ce ne sono due, forse tre, che potrebbero cambiare bandiera. Niente di male, perché l'alternativa al governo è il sale della democrazia, ma se una volta contate le schede si scopre che il Pd non controlla più neppure i voti dei parenti e i 5 Stelle neppure di quelli più stretti, beh allora qualche cosa di male c'è. Minimo minimo, c'è da fare una riflessione sulla rappresentatività della combriccola che si è insediata a Palazzo Chigi. Se nel Paese la sinistra è una minoranza, dato che tutte o quasi le Regioni sono nelle mani dell'opposizione, si può continuare a fare finta di niente, come se nulla fosse accaduto? È vero che al governo sono incollati alla sedia e nessuno pensa di scollarsi neppure sotto minaccia dei forconi, ed è altrettanto vero che in circolazione ci sono tante facce di bronzo e dunque neppure una sonora batosta potrebbe indurre un ravvedimento, vale a dire le dimissioni. Tuttavia esiste un problema che non è facile sormontare. La maggioranza può, certo, infischiarsene delle elezioni regionali, come già si è infischiata di quelle che le hanno precedute. Però, avendo il centrodestra conquistato gran parte degli enti locali, quando si tratterà di eleggere il presidente della Repubblica il Parlamento dovrà tener conto che una buona parte dei consiglieri regionali chiamati a integrare gli elettori del capo dello Stato voteranno con l'opposizione, e dunque i numeri per mandare al Quirinale il solito amico della sinistra potrebbero mancare.Sì, insomma, ci siamo capiti. Le elezioni Regionali, oltre a decidere le sorti di Veneto e Liguria, Marche e Toscana, Campania e Puglia, potrebbero avere influenza sulla partita che tiene in vita la legislatura, ovvero la scelta del prossimo signore da spedire sul Colle. Ovvio dunque che tutti siano allarmati, perché un conto è regalare una Regione o due al centrodestra, un altro è perdere la casella più importante delle istituzioni. Fino a oggi, per lo meno da Oscar Luigi Scalfaro in poi, la sinistra ha sempre trovato una sponda nel Quirinale, ma se domani così non fosse? Se domani, anziché nominare alla Corte costituzionale ma anche in Parlamento personaggi graditi ai compagni, si nominassero figure che non pendono da una sola parte, e - ahinoi - sempre da quella? Il cambio sarebbe ovviamente una rivoluzione, che rischierebbe di scombussolare gli assetti del Paese. Per questo c'è chi si allarma e prepara il solito golpetto alla faccia degli elettori. In pratica, si tratterebbe di rinviare sine die le elezioni regionali con la scusa del Covid. Ricciardi (ma prima di lui anche altri, sebbene meno di peso) ha cominciato a mettere le mani avanti, saggiando il terreno. Il resto verrà di conseguenza, appena i contagi superassero una certa soglia. Che si sia votato a Parigi per le elezioni comunali, in Spagna per quelle regionali e in Polonia per le presidenziali e tutto ciò nonostante un bel numero di contagi per coronavirus, poco importa. In Italia si è prorogato lo stato di emergenza fino al 31 ottobre proprio per tenersi le mani libere. Con i poteri speciali, Conte ci metterebbe un attimo a sfoderare un Dpcm per dichiarare che le scuole non si aprono e i seggi neppure, così come proprio noi, alcune settimane fa, nel silenzio generale ipotizzammo.Il centrodestra dunque è avvisato. Se non vuole farsi scippare il voto e consentire la limitazione del diritto costituzionale di decidere da chi farsi governare ha un solo modo: protestare perché ciò non accada. Se serve anche incatenandosi davanti a Palazzo Chigi o, meglio, al Quirinale.
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)