2018-05-11
Per Mattarella la sovranità è un abominio e sfodera già le euromanette
Ma Luigi Di Maio e Matteo Salvini, quando formeranno il nuovo governo, dovranno giurare fedeltà alla Repubblica italiana o alla Commissione europea? Il presidente Sergio Mattarella, travestitosi ormai da Giorgio Napolitano, non ha dubbi: bisogna rivolgersi verso la mecca di Bruxelles, inginocchiarsi e recitare la nota preghiera «Angela di Dio che sei il mio Kustoden».Ieri ha voluto precisarlo con la dovuta forza: mentre i leader di Lega e 5 stelle erano riuniti per cercare di mettere insieme l'esecutivo, infatti, l'uomo del Colle è intervenuto a gamba tesa sulle loro caviglie cantando l'Inno alla gioia: «Bisogna sottrarsi alla narrativa sovranista», ha dichiarato a Badia Fiesolana, inaugurando la conferenza The State of Union 2018. E poi ha aggiunto che «l'Europa unita resterà comunque il nostro punto di riferimento». Proprio così: comunque. Cioè qualsiasi cosa faccia. Anche se, per dire, ci chiederà di tagliare ancora le pensioni. Anche se, per dire, ci imporrà ancora vincoli assurdi che strangolano il nostro Paese. Del resto non è per questo che gli italiani hanno votato Lega e 5 stelle? Non desideravano forse continuare le politiche di austerity dettate da Bruxelles?Altro che cambiamento. Si può cambiare il catering di Palazzo Chigi, la carta igienica nei cessi di via XX settembre, magari, a voler esagerare, qualche consigliere d'amministrazione della Rai. Ma quando il gioco si fa euro-duro, scendono i campo i duri dell'euro: su De Rica non si può, diceva il vecchio Carosello. Sull'Ue neppure. Nessun cambiamento. Nessuna autonomia. Meglio che quei due ragazzacci, Salvini e Di Maio, lo capiscano bene, ancor prima di salire al Colle con la proposta dei ministri: comunque (si badi bene: comunque) l'Europa non si discute, l'Europa è «un grande disegno», che non si critica, tutt'al più la si può riscoprire. Ecco il massimo consentito è proprio questo: la «riscoperta dell'Europa», ovviamente «sottraendoci ai particolarismi senza futuro». È quasi superfluo osservare che, per il presidente della Repubblica italiana, il «particolarismo senza futuro» sarebbe per l'appunto l'Italia.Ma questo, è ovvio, è un ragionamento da «sovranista». E come ha spiegato euro Mattarellum, il «sovranismo è inattuabile», e predicarlo significa «ingannare l'opinione pubblica». Non esiste vita fuori dall'Ue, come fate a non capirlo? Oggi per sopravvivere bisogna essere giganti, come dimostrano i noti giganti Svizzera, Giappone o Corea del Sud. Oppure bisogna aderire all'Unione europea, come dimostra la Grecia che da quando è nell'Unione europea ha evidentemente risolto tutti i suoi problemi. Tra un po' smontano e portano a Berlino anche il Partenone, ma tant'è: i greci sono felicissimi, lo rifarebbero mille volte di farsi comandare da Bruxelles, sono lì che lo urlano soddisfatti a ogni manifestazione. E anche gli italiani, per altro, sono entusiasti delle politiche filo-europee, che da Mario Monti in poi, come è noto a tutti, hanno fatto la loro fortuna.Quindi siate eurofelici e diffidate di Salvini-Di Maio, sovranisti che propongono (parole di Mattarella) «soluzioni seducenti». Per esempio: provare a sopravvivere. Non è una soluzione esageratamente «seducente»? Oppure: evitare il suicidio degli artigiani. Oppure: evitare di aiutare prima gli stranieri lasciando morire gli italiani. Oppure: evitare che i fornitori dello Stato falliscano perché lo Stato non paga i suoi debiti. Oppure: evitare che le famiglie soffochino per le troppe tasse. Tutte cose esageratamente e inutilmente seducenti, come si può capire. E del tutto ingannevoli. Non come le proposte dell'Unione europea che, al contrario, fin dal primo giorno sono state notoriamente limpide, trasparenti, perfettamente attuabili e perfettamente attuate. L'inganno è nei sovranisti, parola del presidente Sergio Mattarella. Non in questa Europa antidemocratica, che ha tradito ogni proposito dei suoi fondatori. Tanto che non si capisce perché gli italiani si siano ostinati a votare partiti che propongono di cambiare. Se il cambiamento, per quanto «seducente» non è «attuabile», se il presidente della Repubblica ci tiene a precisare che il governo «comunque» non dovrà deviare dalla rotta di Bruxelles, se sono obbligatori gli inchini ad Angela Merkel per interposto Jean Claude Juncker, se per poter formare un governo bisogna per forza dire che l'Europa è un grande disegno, che le istituzioni europee sono un «interlocutore vantaggioso» (giuro: Mattarella lo ha detto davvero. E senza scoppiare a ridere) e che i fenomeni globali (tipo l'immigrazione) non possono essere affrontati dai singoli Stati ma solo dall'Unione (giuro: ha detto anche questo, e rimanendo sempre serio), allora mi chiedo: ma perché fare un governo del cambiamento? Non voleva la pena richiamare in carica Monti? O Calenda? O magari direttamente un commesso di Bruxelles?
L'ex amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel (Imagoeconomica)