2022-12-20
Per fare dispetto al governo, le Ong riprendono il largo mettendo a rischio i migranti
Emergency ha rinunciato ad attraccare a Livorno per tornare in mare nonostante le «condizioni disperate» a bordo. Altre navi pronte a salpare dopo le feste di Natale.Nonostante dalla nave avessero avviato la solita narrazione da pressing per farsi assegnare un porto, rappresentando l’ennesima scena con migranti «disidratati, casi di scabbia e convulsioni», almeno stando a quanto aveva affermato domenica Paola Tagliabue, responsabile medico a bordo della Life Support, taxi del mare panamense di Emergency, ieri, a porto ottenuto, la Ong ha immediatamente cambiato idea. E mentre la nave era in direzione Livorno, dove sarebbe dovuta approdare, la segnalazione di una barca in difficoltà nel Mediterraneo centrale le ha fatto invertire la rotta. La Life Support si è quindi portata dietro i disidratati, i colpiti dalla scabbia e anche chi soffriva di convulsioni, e costringendoli insieme agli altri passeggeri a ulteriori ore di viaggio, ha fatto dietrofront. Peraltro senza coordinarsi con il Centro per i soccorsi in mare, che avrebbe potuto offrire una soluzione diversa. Il richiamo del mare era troppo forte. Una mossa che ha anche avuto il sapore di una pesante provocazione. Un modo, insomma, per tentare di smontare il nuovo modello sperimentato dal ministro dell’interno Matteo Piantedosi per impedire ai taxi del mare di fare più di una operazione e arrivare sulle coste italiane con carichi difficili da gestire dopo la gestione di Luciana Lamorgese. È come se la Ong stesse giocando una partita a scacchi col governo. Sulla pelle dei migranti. Dai 70 che aveva a bordo, dopo l’ulteriore operazione, è arrivata a quota 142. Con una procedura che sembra contraddire nei fatti le indicazioni del governo italiano, seppure ancora non formalizzate in un codice di condotta per le Ong, secondo le quali dopo un soccorso la nave dovrebbe dirigersi subito nel porto di destinazione prima di, eventualmente, tornare alle sue operazioni di ricerca.La Rise Above della tedesca Mission Lifeline, invece, è attraccata a Gioia Tauro con i suoi 27 passeggeri siriani. Aveva chiesto e ottenuto un porto sicuro nell’immediatezza dell’operazione, così come prevedono le linee dei nuovi protocolli in via di approvazione. I passeggeri sono stati soccorsi in acque internazionali mentre si trovavano su un barcone in fibra di vetro con un piccolo motore fuoribordo. Le condizioni di salute appaiono buone. Proprio dalla Mission Lifeline domenica si era sollevata la protesta: «Le nuove regole», ha affermato Hermine Porschmann, componente del Consiglio di amministrazione di Missione Lifeline, «hanno l’obiettivo di ridurre i soccorsi. L’interruzione delle nostre missioni dopo ogni piccolo salvataggio e l’immediato ritorno a terra si tradurrà inevitabilmente anche in costi di carburante significativamente più elevati e molto tempo perso». Ma è l’unico modo per rendere gli arrivi più sicuri evitando gli affollamenti in hotspot e Cas che, dopo gli ultimi due anni di accoglienza alla Lamorgese, sono ancora sovraccarichi. E spesso diventano pericolosi. Ieri, per esempio, un immigrato ristretto nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Restinco, in provincia di Brindisi, è morto in un incendio appiccato da un altro ospite della struttura.Inoltre, il codice di condotta vieterà i trasbordi tra taxi del mare. Che invece è una pratica in voga. E proprio la Rise Above l’altro giorno ha trasferito passeggeri sulla Sea Eye 4. Che ora, con a bordo 63 passeggeri, dovrà raggiungere Livorno. «Le due navi dovrebbero arrivare nelle giornate del 22 e del 23 dicembre», ha spiegato il sindaco Luca Salvetti, che ieri ha riunito una task force per organizzare lo sbarco. «La gestione», ha detto il sindaco, «è già coordinata dal prefetto e vede l’immediato supporto della Regione Toscana. Al Comune saranno sicuramente affidati compiti di supporto immediato allo sbarco delle persone, all’accoglienza dei minori non accompagnati e quant’altro si renderà necessario». L’amministrazione comunale ha predisposto un piano di massima delle strutture disponibili per i primi pernottamenti. E ora anche la Regione rossa, che attualmente ospita poco più di 7.000 richiedenti asilo (ovvero il 7 per cento di tutti gli sbarcati in Italia), andrà alla prova dell’accoglienza. E il governatore Eugenio Giani già mette le mani avanti, demandando alla Prefettura: «Sarà col Comitato per l’ordine pubblico che vedremo in modo collettivo le scelte da fare». Poi aggiunge: «C’è leale collaborazione e sinergia tra corpi dello Stato per fare le scelte giuste. La Regione Toscana è a disposizione».E all’orizzonte c’è l’arrivo di altre navi.In mare ci sono ancora il veliero britannico Astral di Open Arms (attualmente a largo di Pantelleria e a poca distanza dalle coste tunisine) e la nave norvegese Ocean Viking di Sos Mediterranée, che è appena salpata da Barcellona. La norvegese Geo Barents di Medici Senza Frontiere, invece, ripartirà subito dopo Natale. Presto potrebbero finire in mare anche le tedesche Humanity 1 e Louise Michel, che hanno da poco ultimato gli sbarchi a Bari e a Lampedusa e sono ferme in Spagna assieme alla iberica Open Arms Uno per il rimessaggio. E, infine, la norvegese Geo Barents di Medici Senza Frontiere, sbarcata a Salerno una decina di giorni fa, ora è ferma nel porto di Augusta e ripartirà subito dopo Natale. «Non è ammissibile che le politiche migratorie vengano determinate da trafficanti o da associazioni private», ha detto ieri il ministro dei Trasporti e vicepremier Matteo Salvini in visita a Lampedusa, che ha chiesto anche una revisione delle «norme nate in passato» e citato l’esempio «virtuoso» della Spagna, «che ha ridotto i flussi migratori». «In Italia, invece», ha affermato Salvini, «ci apprestiamo a festeggiare la soglia dei 100.000 arrivi».