2020-10-13
Per difendere la vita e la famiglia non serve un altro partito cattolico
Valeria Ferraro/Getty Images
La nuova formazione, Insieme, rischia di farsi schiacciare nei vecchi schemi politici.Cari amici, ho avuto modo di seguire le tappe che hanno portato alla nascita di una nuova formazione socioculturale che diventerà, a breve, un partito vero e proprio, denominato «Insieme». Le mie informazioni sono certamente parziali, dato che non ho avuto modo di essere fisicamente presente a nessuno degli incontri preparatori e, pertanto, mi scuso in anticipo se mi sono perso qualche passaggio, ma alla luce di quanto è stato pubblicato e divulgato, desidero esporre qualche osservazione. Sono consapevole che illustri personaggi, ben più autorevoli del sottoscritto, hanno affrontato questo argomento, ma mi permetto di intervenire come una voce della società civile che ha a cuore principi e valori che, oggi, non trovano chiara e coerente rappresentazione nel mondo politico. Vorrei partire da due osservazioni condivise da molti cittadini che occupano l'area dei democratici moderati, cattolici e liberali, del nostro Paese: la polarizzazione del confronto politico non segue più, da tempo, gli schemi tradizionali della contrapposizione «destra» - «sinistra» e, dunque, il discrimine non passa più attraverso la rappresentazione che vedeva la prima accanto al capitale e la seconda accanto ai diritti dei lavoratori. Basti pensare a che cosa ne è stato dello Statuto dei lavoratori (diritto di sciopero, impossibilità di licenziamento, comitati di fabbrica, contratto unico, e via dicendo) smantellato, pezzo dopo pezzo, proprio da governi di «sinistra» e, al contempo, la crescita illimitata di «diritti civili», per loro stessa natura individuali e non collettivi, che ubbidiscono molto di più a una logica capitalista sponsorizzata dalla grande finanza internazionale, la cui ultima preoccupazione è il bene dei più deboli e poveri. Ogni giorno papa Francesco ci mette in guardia dalla «cultura dello scarto», le cui declinazioni concrete sono certamente molteplici e variegate, ma che possono trovare un'esemplificazione chiara nel «diritto al suicidio» e nel diritto alla pratica - incivile e vergognosa - dell'utero in affitto. Quest'ultima, in particolare, ha il sapore amaro e colpevole dello sfruttamento della povertà da parte della forza dirompente del denaro che consente di comprarsi qualsiasi cosa, perfino il corpo di una donna. Eravamo stati educati che oggetto di compravendita sono le «cose»; oggi viviamo la deriva che chi ha i soldi può comprarsi tutto, anche le persone. Ma ciò che lascia basiti è che paladina di questa cultura è la «sinistra» - da Bill Clinton a Barack Obama, da José Luis Zapatero a Emmanuel Macron fino al nostrano governo giallorosso Pd/M5s, mentre la «destra» si trova a giocare la parte delle forze di trincea nella tutela della vita nascente e della vita terminale. Oggi, dunque, il vero discrimine è rappresentato dalla «questione antropologica», ricordando il monito di papa Benedetto XVI: «La questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica (Caritas in veritate, 75), a conferma di analoghe affermazioni della Populorum progressio di Giovanni Paolo II e di Humanae vitae di Paolo VI. Non si tratta di ricostruire il partito dei cattolici - ammesso e non concesso che vi sia mai stato un vero partito dei cattolici, visto che la più iniqua delle leggi contro la vita, la 194, è stata approvata con la firma di quattro politici sedicenti cattolici e il plauso di importanti esponenti della cultura cristiana, tanto da far dichiarare a Norberto Bobbio tutta la sua amarezza per aver abbandonato l'onore di difendere la vita nelle mani dei credenti. Si tratta di rimettere al centro principi e valori che non seguono le mode del momento, che prima o poi cadranno, come è caduta la dittatura comunista e il muro di Berlino, e che possono e devono costituire l'impalcatura sui cui edificare ogni altro progetto, economico, finanziario, sociale, di welfare, sanitario, educativo. Pensiamo solo per un attimo come si può essere credibili nella nostra attuale - e giusta - promozione per la difesa dell'ambiente, per la green economy, per la tutela delle biodiversità e la lotta al riscaldamento del pianeta, quando non si spende un solo dollaro all'Onu - e in Europa e in Italia un solo euro - per politiche, economiche e assistenziali, che prevengano la «drammatica scelta» (sono parole non mie, ma di donne che si battono per il «diritto di aborto»!) di abortire. Un popolo, credente e laico, che crede a questi valori c'è, certamente non maggioritario, ma che riassume in sé una forza sociale e politica che, se sapientemente costruita e indirizzata, è in grado di vincere anche le elezioni. Polonia docet. Un soggetto politico identitario forte, capace di costruire coalizioni che, assumendo coerentemente questi valori come base, sono capaci di guardare con sapienza, competenza ed efficacia a tutti i problemi che il governo di un Paese richiede. Del resto, se guardiamo a quanto sta accadendo oggi, sotto i nostri occhi, ove il connubio fra pressapochismo incompetente e pensiero massonico di bassa lega sta provocando ferite mortali al diritto alla vita, alla famiglia, alla libertà educativa, siamo autorizzati a sperare che, non una restaurazione, ma una rivitalizzazione valoriale può essere capace di comporre un governo che operi davvero per il bene comune. Utopia? Ingenuo sognatore? Nostalgico medioevale? Può darsi, anche se non lo credo. Preferisco immaginare una forza politica «profetica», che parte dal basso, dalle piazze che si riempiono quando la gente è chiamata all'essenziale, che sa scegliere uomini onesti e leali, che invece di frammentarsi in mille distinguo sa compattarsi attorno a grandi valori che le persone ancora (e sempre) sentono, magari in fondo al cuore perché non adeguatamente rappresentata. Come ci insegna il Vangelo, se le fondamenta sono salde la casa si costruisce solida e forte; se le fondamenta sono fatte di opportunismi contingenti, la casa crolla. È il prezzo che la Dc ha pagato quando ha tradito gli ideali di don Luigi Sturzo e la sapienza politica di Alcide De Gasperi. Tutto il «politicamente corretto» ci è contro, ma il progetto ha una sua logica e vale la pena di provarci. È vero che oggi è più facile trovare consenso con un «vaffa», ma non ci è consentito scoraggiarci. Del resto siamo ben consapevoli che la via del Bene non è mai stata e non sarà mai facile. Caro e stimato amico Stefano Zamagni era quanto avevo in animo di dirti, con la speranza di avere reso un piccolo contributo all'opera fondativa in corso. In amicizia.