2019-09-26
La battaglia
contro il contante farà la guerra agli italiani
I contanti sono il nuovo nemico da odiare, assieme a Matteo Salvini. Ma senza un calo delle tasse finiranno strozzati solo i poveri.A nemmeno un mese dalla nascita, il governo giallorosso -fatto dal Pd e dal M5s - si è come previsto già trasformato in governo giallo-odio. Non bastava Matteo Salvini come nemico giurato cui impedire l'ascesa a Palazzo Chigi attraverso il voto. Serviva qualcuno in più ed il premier Giuseppe Conte sembra aver trovato il bersaglio giusto: gli italiani. Popolo di santi, poeti, navigatori, allenatori di nazionale di calcio ed ora soprattutto evasori. Sono giorni che il quotidiano La Repubblica rilancia il mantra cui il presidente Giuseppi (come ribattezzato da Donald Trump) sembra voler impostare la prossima legge di bilancio. «Piano di Conte Meno Contante» titolava ieri in prima il quotidiano diretto da Carlo Verdelli che domenica invece apriva minaccioso «Caccia al tesoro degli evasori. Un buco da 109 miliardi». All'interno la leader della Cisl Annamaria Furlan rincarava livorosa: «Servono più controlli. Un imprenditore non può dichiarare meno reddito dei dipendenti». Mentre il 20 settembre -sempre dalle colonne di Repubblica- il redivivo Romano Prodi spiegava l'uovo di Colombo con la stessa prosopopea di chi si accinge a rivelare al mondo intero la ricetta della Coca Cola: «Lotta spietata all'evasione fiscale. Recuperando anche solo la metà degli oltre 100 miliardi risolveremmo tutti i problemi del Paese». Ovviamente nessuno che si mettesse a fare due conti. Se anche il governo racimolasse con un colpo di bacchetta magica 50 miliardi in più ogni anno, viene in mente a nessuno che questi soldi dovrebbero andare a diminuire in uguale importo le già tante tasse pagate dagli italiani, così facendo un sacrosanto atto di giustizia? No, perché se così non fosse, e qualora il governo giallo-odio intendesse alimentare con questi soldi un ipotetico tesoretto da spendere chissà come, ecco che la deduzione sorgerebbe spontanea: aumenterebbe ancor più la pressione fiscale, che altro non è che una frazione al cui numeratore figurano imposte e contributi e al denominatore il Prodotto interno lordo che già incorpora la stima dell'economia sommersa. Un incremento di pressione fiscale - già oggi ampiamente superiore al 40% - pari ad oltre il 3%, mentre viviamo tempi in cui i governi festeggiano giulivi cali della pressione dello zerovirgola. Sottolineiamo intanto che un qualsiasi governo che non si sia follemente privato della prerogativa di emettere moneta come il nostro impone le tasse innanzitutto per obbligare la comunità all'utilizzo di una specifica moneta. In altre parole, è una motivazione funzionale. Inoltre, sempre negli stati monetariamente non castrati, le tasse servono a indurre a comportamenti meno dannosi per gli individui e la società in generale (abuso di alcol, tabacco, etc) e contribuiscono infine a redistribuire il reddito fra i cittadini in misura più o meno ampia a seconda del colore del governo con ciò aspirando ad una maggiore uguaglianza nella distribuzione della ricchezza. Ma una cosa è certa. Uno Stato che emette moneta non ha bisogno delle tasse dei suoi cittadini per finanziare la spesa pubblica, dal momento che è lui stesso ad avere il monopolio legale dell'emissione della valuta che in Eurozona invece spetta alla Bce non appartenente a nessuno degli Stati membri. In uno Stato sovrano quindi gli evasori non hanno mai e poi mai sottratto un singolo letto di ospedale, un singolo metro quadro di strada, un singolo asilo alla collettività. Gli Stati sovrani hanno la sacrosanta e necessaria prerogativa di spendere in deficit emettendo essi stessi la moneta necessaria. La stessa nostra Costituzione, redatta quando l'Italia non si era ancora monetariamente spogliata, recita testualmente all'articolo 53 che i cittadini «concorrono» e non «coprono» le spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Nessuna fobia del deficit ossessionava cioè i nostri padri costituenti, intenti a dettare le regole per un Paese che di li a quarant'anni sarebbe diventata la quarta economia del pianeta, certamente non impiccandosi a regole contabili senza senso. A meno che infatti non utilizziamo tutte le nostre risorse (lavoro, impianti ed infrastrutture) al 100%, immettere denaro nell'economia con maggiore spesa pubblica in deficit o minore tasse non creerà inflazione. Così come versare un litro d'acqua in una piscina vuota non provocherà un'inondazione.Ma uno Stato che non ha il potere di emettere moneta, come il nostro oggi, è costretto a racimolare ogni singolo euro dalle tasche dei cittadini, ed ecco che Giuseppe Conte sceglie il bersaglio grosso. Dagli al panettiere, al gelataio o al macellaio che non emetterebbero lo scontrino. Dagli alla banconota ipotizzando deliranti tassazioni sui prelevamenti di contante, il cui utilizzo sarebbe lo strumento preferito per alimentare criminalità ed evasione. Salvo poi scoprire che in Germania non esistono limiti all'uso del contante, la cui detenzione media sempre da quelle parti supera del 50% quella italiana. Mentre lo scorso luglio lo stesso Sole 24 Ore riportava che l'intermediazione del sito Booking.com sugli affitti delle abitazione di privati potrebbe presumibilmente aver generato tra il 2013 ed il 2019 un'evasione di Iva pari a 350 milioni di euro. Ma mi raccomando, si limiti - quasi azzerando - l'uso del contante cosicché pure la ndrangheta acquisterà i prossimi carichi di cocaina utilizzando Paypal.