2018-11-20
Per Chiara Appendino padre e madre sono concetti superati
Il sindaco di Torino ha inaugurato la battaglia per la registrazione dei figli di coppie gay. E ribadisce: «No a passi indietro sui diritti». La posizione intransigente di un certo mondo grillino, emanazione del movimentismo di sinistra, sta creando irritazione dentro la Lega, dove le priorità morali riferite alla famiglia tradizionale sono forti.«Indietro non si torna». Come se il problema fosse tornare al fax, alla televisione analogica, alla posta pneumatica, alla diligenza trainata dai cavalli. Invece Chiara Appendino, quando pronuncia una frase così definitiva non sta neppure parlando della Tav, ma di mamma e papà. Dei fondamenti della famiglia, di quella donna e quell'uomo che costituiscono la base del primo e più importante nucleo costitutivo della società. Il sindaco pentastellato di Torino è perentorio e con quattro parole liquida la proposta del ministro dell'Interno Matteo Salvini (approvata dal ministero dell'Economia) riguardo al rilascio della carta d'identità elettronica per i figli minorenni. Ma non solo. Fa capire che non farà mai cambiare i moduli con ormai scritto genitore 1 e genitore 2, si schiera con il Pd nella battaglia ideologica a favore dell'utero in affitto e innesca una riflessione sulle consonanze della maggioranza al di fuori del contratto di governo. È vero, ci sono pochi punti in comune anche sugli inceneritori, ma qui c'è qualcosa di più sottile e delicato della tecnologia; qui si bruciano i valori, si mandano in fumo i principi non negoziabili.La faccenda del ritorno a madre e padre sulla modulistica dei Comuni per ridare centralità alla famiglia naturale si sta complicando non poco. Dopo la presa di posizione di Salvini, determinata dalla forte volontà di mettere al centro del progetto di governo la famiglia italiana, sono arrivati due stop significativi e marcatamente politici. Il primo è quello del Garante della privacy, impersonato dall'ex parlamentare del Pd Antonello Soro, incline per affinità di partito con l'opposizione dem a mettersi di traverso rispetto alle proposte del nuovo esecutivo. La motivazione è tecnica, anzi arzigogolata ed evidenzia imbarazzo: «La modifica in esame è suscettibile di introdurre, ex novo, profili di criticità nei casi in cui la richiesta della carta d'identità per un soggetto minore, è presentata da figure esercenti la responsabilità genitoriale che non siano esattamente riconducibili alla specificazione terminologica padre o madre». Come a dire, se ci sono due padri o due madri è difficile definirne il perimetro. È curioso che il Garante si preoccupi più dell'impiegato dell'ufficio che «dei profili di criticità» del bambino. E ragioni, sulle adozioni gay per niente legali, come se fossimo in Canada. Il secondo stop è quello dell'Anci, l'associazione nazionale dei Comuni italiani, il cui numero uno è Antonio Decaro, sindaco di Bari, esponente del Partito democratico, a conferma che lo spoils system ai tempi di Matteo Renzi funzionava molto meglio rispetto ad oggi. Nella premura di non voler lasciare dubbi, Decaro dà una motivazione psichedelica: «Credo che l'uso del termine genitore su alcuni moduli non sminuisca il ruolo di nessuno. Sono i bambini a non dovere essere discriminati. La parola genitore serve a evitare di escludere a priori le nuove famiglie che pure ci sono già nella società italiana». E lo sottolinea con convinzione, come se la legge sull'utero in affitto fosse cosa fatta, le adozioni gay perfettamente legali (anche lui come Soro) e non una concessione giudiziaria che va ben oltre le volontà del Parlamento. Se i niet dei manager renziani erano prevedibili e in perfetta linea con le motivazioni della sconfitta del 4 marzo, la reazione dei Cinquestelle e di uno dei suoi amministratori di punta (Torino non è certo una città secondaria) fa riflettere. La Appendino non lascia margini alla trattativa: «Noi rimaniamo dell'idea che sia giusto il passo in avanti che si è fatto e che la posizione di Salvini sia un passo indietro. Noi continueremo per la nostra strada e non faremo marcia indietro». La sindaca è sempre stata in prima linea nelle battaglie Arcobaleno, più volte si è orgogliosamente mostrata alla testa di manifestazioni gay e recentemente ha spiegato che «anche quelle sono famiglia nate dall'amore, quindi continuerò a registrarle».Sui valori non negoziabili la spaccatura fra Lega e 5 stelle è evidente perfino dentro lo stesso ministero della Famiglia. Il ministro Lorenzo Fontana rivendica la scelta di Salvini come un punto cardine dell'opera di governo: «Bravo Matteo. Sulle cose giuste di va avanti. Difenderemo il diritto dei bambini di avere una mamma e un papà, anzi bisogna evitare che venga aggirata la legge sull'utero in affitto». Ben altra è la sensibilità del suo numero due, il sottosegretario alla Famiglia Vincenzo Zoccano, pentastellato. «Il tema di genitore 1 - genitore 2 non sta nel contratto di questo governo quindi noi ragioniamo nei termini della legge vigente», spiega proprio a riguardo dell'anagrafe. «A mio modesto parere occorre stare con le norme vigenti perché non ci abbiamo ancora messo le mani». Il grammelot burocratese ha senso per non enfatizzare l'attrito e le conseguenti scintille di un treno in frenata brusca sui binari. I due partiti di governo, sulla centralità della famiglia la pensano in modo opposto e i grillini si aggrappano al contratto come a una cartina geografica dell'antichità, per non finire nei mari procellosi dell'indefinito. Hic Sunt Leones.La posizione intransigente di Appendino e di un certo mondo grillino, emanazione del movimentismo di sinistra, sta creando irritazione dentro la Lega, dove le priorità morali riferite alla famiglia tradizionale sono forti. Il capogruppo in consiglio comunale a Milano, Alessandro Morelli, ribadisce che «per la Lega i figli nascono da un padre e da una madre» e si prepara alla battaglia in aula, dove il sindaco Beppe Sala ha deciso di portare il tema, con i 5 stelle pronti a votare con lui. E il capogruppo verde in Puglia, Andrea Caroppo, accusa il numero uno dell'Anci, Decaro «di usare un organo di rappresentanza per battaglie ideologiche di parte». Posizioni distanti, anche perché Salvini come di consueto promette di tirare dritto. «Non esiste privacy che neghi a un bimbo di avere mamma e papà». E sul tema si profila all'orizzonte una bella lite; qui i panni sporchi non si lavano in famiglia.
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)