2024-03-09
Pensi una cattiveria? Trudeau ti arresta
L’incredibile proposta del premier del Canada per fronteggiare gli haters: i giudici avranno il potere di spedire ai domiciliari (senza prove) i soggetti che potrebbero rivelarsi pericolosi. Siamo oltre il processo alle intenzioni: è la condanna preventiva.Era difficile superare, in un colpo solo, e in peggio, il comunismo a sinistra e il fascismo a destra. Direte voi: impossibile. No, ci stanno riuscendo in Canada. Il governo di Justin Trudeau ha proposto una legge per la quale si darebbe un potere ai giudici tale da poter mettere agli arresti domiciliari coloro che temono potrebbero commettere un hate crime, sostanzialmente tutto quello che succede su internet, valli a trovare gli hater, detti anche leoni da tastiera, e così proteggere soprattutto speciali minoranze che sono sotto attacco degli haters (odiatori). Tale ministro Arif Virani, cognome di probabile origine nobile italiana, del quale abbiamo rinvenuto il motto nobiliare: possum quod volo, cioè posso tutto quello che voglio. Rientra nel campo largo delle possibilità indicate dal motto, evidentemente, anche dire e fare cazzate.Come si può pensare di restringere, anzi di negare, la libertà di un cittadino, recludendolo in casa, solo perché, ipoteticamente, cioè senza alcuna prova certa, o che, come dice il Codice penale italiano, superi ogni ragionevole dubbio, come possa pensarsi di negare la libertà per qualcosa che non è successo ma che potrebbe succedere. Ma allora la geniale coppia Trudeau–Virani, più confidenzialmente Justin–Arif, dovrebbe andare fino in fondo, perché lasciare le cose a metà? Non si fa. Se uno imbocca una strada la deve percorrere fino in fondo. Siccome, nell’arco delle ipotesi, ogni canadese, uomo o donna che sia, giovane o vecchio, può ad un certo punto impazzire e diventare un hater bisognerebbe rinchiuderli tutti a casa. Si produrrebbe un effetto Covid, strade vuote, passaggi lunari, silenzi assoluti, e qualche matto che da casa urla dalle finestre o dai balconi munito di megafono: andate tutti a fanculo. Un hater universalista, cioè una nuova forma di hater che si rivolge ad oves, boves et pecora omnia.La mettiamo sul ridere ma lo facciamo perché veramente non abbiamo parole che possano descrivere il livello di idiozia di una proposta del genere. Il livello di irragionevolezza giuridica che spazza via in un sol colpo la libertà personale e la libertà di espressione perché ambe due potrebbero essere mal esercitate. Sarebbe come se chi ci ha creato non ci avesse dato la libertà perché non potessimo sbagliare, cioè tutti schiavi ma tutti liberi. Capite che siamo alla follia politico-giuridica? Capite che è un’ipotesi di fronte alla quale inorridirà anche l’ex ministro Roberto Speranza & C.? Il fascismo e il comunismo essendo Stati totalitari nascono sulla negazione della libertà. Il contrario della democrazia. Ma questo si sa e per fortuna, salvo qualche rimasuglio, sono stati decapitati. Ma che in una democrazia, che tra l’altro ha a che fare qualcosa con la corona inglese, il regno dell’invenzione delle libertà individuali, con la Magna Carta del 1215, o con il Bill of Rights del 1689, quindi peggio mi sento, nel senso che evidentemente non hanno capito nulla in Canada su cosa significhi garanzia della libertà individuale, e non solo non lo hanno capito, ma lo vogliono imporre anche ai cittadini. Vi immaginate come i giudici canadesi che con assoluta discrezionalità e totale libero arbitrio di giudizio si troveranno di fronte a un poveretto o a una poveretta canadese e decideranno, non si sa bene in base a quale criterio, se colui o colei vadano segregati in casa come misura preventiva a quello che potremmo definire un odiatore di professione. In Italia di questi tempi un bel po’ del parlamento sarebbe ristretto a casa. Ma non lo è perché qui da noi, almeno fino a ora, la libertà di manifestazione del pensiero è tutelata e garantita.Tra l’altro, ad alcune persone gli sarà impedito di andare vicino a una sinagoga o una moschea in modo da de-radicalizzare persone che potrebbero agire violentemente, qualche volta fatalmente. Una cosa è restringere la libertà di qualcuno che ha detto o che ha fatto, e quindi potrebbe rifare – si chiama reiterazione del reato – azioni offensive della dignità altrui o della sua integrità fisica. In questo caso è sacrosanto mettere almeno sotto osservazione, se non privare della libertà personale, coloro che sono incorsi in queste tipologie di atti. Ma in questi casi c’è un precedente, una motivazione, uno straccio di ragionevolezza, un cencio di motivazione. Ma nel provvedimento dell’allegro duo Justin–Arif tutto questo non c’è, il giudice dovrebbe farsi cane da tartufo, andare in giro per la città e odorare dove ci possa essere un potenziale hater: non sappiamo francamente se gli hater abbiano un ph particolare per il quale emettano particolari odori perché, in tal caso, si potrebbero utilizzare cani tipo quelli antidroga, quindi il giudice andrebbe in giro col cane al guinzaglio. Ma io dico: come fanno due uomini politici a concepire qualcosa di così abnorme e lo dico da italiano quindi da uno che, soprattutto in questi ultimi anni, ne ha viste di tutti i colori tipo i banchi a rotelle. Ma a confronto il banco a rotelle è un colpo di genio, è un’invenzione della dignità di opera dell’ingegno umano.Mah.
Il simulatore a telaio basculante di Amedeo Herlitzka (nel riquadro)
Gli anni Dieci del secolo XX segnarono un balzo in avanti all’alba della storia del volo. A pochi anni dal primo successo dei fratelli Wright, le macchine volanti erano diventate una sbalorditiva realtà. Erano gli anni dei circuiti aerei, dei raid, ma anche del primissimo utilizzo dell’aviazione in ambito bellico. L’Italia occupò sin da subito un posto di eccellenza nel campo, come dimostrò la guerra Italo-Turca del 1911-12 quando un pilota italiano compì il primo bombardamento aereo della storia in Libia.
Il rapido sviluppo dell’aviazione portò con sé la necessità di una crescente organizzazione, in particolare nella formazione dei piloti sul territorio italiano. Fino ai primi anni Dieci, le scuole di pilotaggio si trovavano soprattutto in Francia, patria dei principali costruttori aeronautici.
A partire dal primo decennio del nuovo secolo, l’industria dell’aviazione prese piede anche in Italia con svariate aziende che spesso costruivano su licenza estera. Torino fu il centro di riferimento anche per quanto riguardò la scuola piloti, che si formavano presso l’aeroporto di Mirafiori.
Soltanto tre anni erano passati dalla guerra Italo-Turca quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale, la prima guerra tecnologica in cui l’aviazione militare ebbe un ruolo primario. La necessità di una formazione migliore per i piloti divenne pressante, anche per il dato statistico che dimostrava come la maggior parte delle perdite tra gli aviatori fossero determinate più che dal fuoco nemico da incidenti, avarie e scarsa preparazione fisica. Per ridurre i pericoli di quest’ultimo aspetto, intervenne la scienza nel ramo della fisiologia. La svolta la fornì il professore triestino Amedeo Herlitzka, docente all’Università di Torino ed allievo del grande fisiologo Angelo Mosso.
Sua fu l’idea di sviluppare un’apparecchiatura che potesse preparare fisicamente i piloti a terra, simulando le condizioni estreme del volo. Nel 1917 il governo lo incarica di fondare il Centro Psicofisiologico per la selezione attitudinale dei piloti con sede nella città sabauda. Qui nascerà il primo simulatore di volo della storia, successivamente sviluppato in una versione più avanzata. Oltre al simulatore, il fisiologo triestino ideò la campana pneumatica, un apparecchio dotato di una pompa a depressione in grado di riprodurre le condizioni atmosferiche di un volo fino a 6.000 metri di quota.
Per quanto riguardava le capacità di reazione e orientamento del pilota in condizioni estreme, Herlitzka realizzò il simulatore Blériot (dal nome della marca di apparecchi costruita a Torino su licenza francese). L’apparecchio riproduceva la carlinga del monoplano Blériot XI, dove il candidato seduto ai comandi veniva stimolato soprattutto nel centro dell’equilibrio localizzato nell’orecchio interno. Per simulare le condizioni di volo a visibilità zero l’aspirante pilota veniva bendato e sottoposto a beccheggi e imbardate come nel volo reale. All’apparecchio poteva essere applicato un pannello luminoso dove un operatore accendeva lampadine che il candidato doveva indicare nel minor tempo possibile. Il secondo simulatore, detto a telaio basculante, era ancora più realistico in quanto poteva simulare movimenti di rotazione, i più difficili da controllare, ruotando attorno al proprio asse grazie ad uno speciale binario. In seguito alla stimolazione, il pilota doveva colpire un bersaglio puntando una matita su un foglio sottostante, prova che accertava la capacità di resistenza e controllo del futuro aviatore.
I simulatori di Amedeo Herlitzka sono oggi conservati presso il Museo delle Forze Armate 1914-45 di Montecchio Maggiore (Vicenza).
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