
Diritti delle persone, pari opportunità, adozioni internazionali, disabilità, lotta agli stupefacenti, professionalità delle badanti. Il ministro Lorenzo Fontana dovrà rivedere le funzioni del suo dicastero.Matteo Salvini aveva promesso in campagna elettorale un ministero «per le disabilità». E così al punto 15 del contratto di governo tra Lega e Movimento 5 stelle è indicato uno specifico impegno con il fine di proteggere, tutelare, assistere e integrare chiunque abbia una disabilità. Con l'intento di consolidare e rinnovare le politiche di protezione e inclusione dedicate alle persone con disabilità e finalizzate a garantire un concreto ed efficace sostegno durante tutte le fasi della vita.Dal contratto al programma presentato alle Camere l'ufficio del ministro senza portafoglio Lorenzo Fontana e divenuto opportunamente «per la famiglia e le disabilità», dacché la condizione di chi ha bisogno di essere sostenuto si ricollega strettamente alla famiglia di appartenenza la quale sovente affronta, sostenendo un peso economico mai indifferente, il grave onere dell'assistenza di un componente che soffra di disabilità. Spesso con riduzione delle possibilità di lavoro di chi assiste il disabile o con spese rilevanti quando soccorrono badanti. Un tema che il ministro dovrà affrontare sotto vari profili. Perché i badanti dovrebbero possedere un minimo di professionalità certificata dall'autorità pubblica, perché non è giusto, e La Verità lo ha già scritto, che la persona la quale usufruisce di queste prestazioni non possa alleggerire il proprio reddito a fini fiscali delle somme corrisposte al lavoratore se non in una misura assolutamente ridicola.In una nota predisposta nella fase di elaborazione delle idee per il programma di governo, a chi me lo aveva chiesto, avevo suggerito che il nuovo ministero si chiamasse «dei diritti della persona e della famiglia», proprio perché le condizioni che meritano di essere oggetto di trattamenti assistenziali, previdenziali ed indennitari appartengono ai diritti della persona e alla famiglia nell'ambito della quale quella persona vive.È quindi un impegno notevole quello che il ministro Fontana assume nel costruire il suo ufficio che non potrà non ricomprendere strutture già presenti nella presidenza del Consiglio dei Ministri, come il Dipartimento per le politiche della famiglia, presso il quale è istituita la segreteria tecnica della Commissione per le adozioni internazionali, il Dipartimento per le pari opportunità e il Dipartimento per le politiche antidroga. Tutte strutture riconducibili all'esigenza che la centralità della famiglia nella società italiana, così come individuata dalla Costituzione all'articolo 29 che la definisce «società naturale fondata sul matrimonio», sia oggetto di una considerazione unitaria anche dal punto di vista fiscale perché sappiamo bene che la politica tributaria ha da sempre penalizzato gravemente la famiglia, favorendo per fini fiscali le separazioni e gravando i nuclei familiari di rilevanti oneri o escludendo benefici attribuiti a soggetti e a nuclei, meritevoli di un rispetto che tuttavia non può andare a danno delle famiglie legalmente costituite. Infatti per una coppia di fatto, non registrata come tale, la donna è una ragazza madre, percepisce una indennità e sopravanza le donne sposate nelle graduatorie, ad esempio per gli asili nido. C'è una evidente disparità di trattamento.Il ministro Fontana ha dimostrato, fin dalle sue prime dichiarazioni, di avere una percezione netta di questi problemi, giuridici e tributari, che vanno affrontati nel rispetto delle persone e nella considerazione del ruolo fondamentale della famiglia. La Costituzione - ancora una volta ignorata - ha infatti previsto all'articolo 31 che «la Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose». Un progetto sul quale in Assemblea costituente si era registrata la convergenza di tutte le forze politiche di destra e di sinistra, cattoliche e laiche. Eppure i governi finora hanno trascurato questa indicazione, salvo poi a richiamare in sede elettorale l'esigenza di contrastare il calo demografico. Il Ministro Fontana trova un terreno arato, anche dalla presidenza del Consiglio dei ministri che al tempo del governo Berlusconi 2001-2006 aveva, attraverso una specifica Commissione di studio, elaborato un documento definito «Statuto dei diritti della famiglia» che avrebbe dovuto essere presentato come disegno di legge ma che per il finire della legislatura rimase nei cassetti anche se, come La Verità ha ricordato, quella iniziativa non è andata del tutto perduta. Infatti i senatori Paola Binetti e Antonio De Poli hanno preso uno degli spunti di quel testo e presentato un disegno di legge istitutivo di una «Autorità garante della famiglia». Nel costruire il suo ufficio il ministro Fontana non potrà, inoltre, non acquisire alla sua competenza la Divisione V della Direzione generale per la lotta alla povertà e per la programmazione sociale del Ministero del lavoro, oggi unificato nel Ministero dello sviluppo economico, che si occupa specificamente delle politiche sociali per le persone con disabilità e per le persone non autosufficienti e dell'inserimento lavorativo delle persone con disabilità.È evidentemente un impegno notevole quello che attende il ministro che nasce senza portafoglio ma che dovrà trovare inevitabilmente delle risorse perché l'attività di coordinamento e di programmazione delle iniziative nel settore non si fa esclusivamente con direttive ministeriali e con sollecitazioni ai ministri titolari di competenze specifiche. In sostanza la situazione dei diritti delle persone e della famiglia, comprese le questioni relative alla disabilità, richiede la concentrazione in un ministero di competenze sparse ai vari livelli burocratici, in qualche modo riconducibili ai diritti delle persone, della famiglia e alle disabilità.
Giusi Bartolozzi (Ana)
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