2022-09-01
Il Pd vuole il colpo di spugna sul Covid
Andrea Crisanti (Imagoeconomica)
Il neo candidato Andrea Crisanti, oggi a fianco di Roberto Speranza dopo averlo criticato, si schiera contro la commissione d’inchiesta sulla pandemia. Il televirologo in lista: «Basta il processo di Bergamo» (dove è consulente). Non è affatto così: i pm devono accertare eventuali reati, l’indagine parlamentare serve per far luce sugli errori commessi. E, visto com’è andata, è indispensabile.Non amo le commissioni parlamentari d’inchiesta, perché se lo scopo è quello di giungere a un verdetto finale so che quasi mai ci riescono e quando ce la fanno non si giunge a una relazione sola, ma anche a sei. Basta vedere quelle istituite per indagare sul sequestro Moro o sulla P2, che si conclusero dopo anni con documenti votati dalla maggioranza e altri dalla minoranza e dunque senza stabilire che cosa sia davvero accaduto. Del resto, un parlamento che è diviso su tutto, può unirsi quando c’è da alzare il velo su qualche mistero? Ovvio che no, e infatti non succede mai.Ciò detto, le commissioni d’inchiesta (che dal 1948 a oggi sono state un centinaio) hanno un pregio, che consiste nel fatto che gli atti sono in gran parte pubblici, così come le audizioni. Quindi per noi giornalisti, ma soprattutto per l’opinione pubblica, sono una manna. Mentre un pm può indagare, acquisire testimonianze e raccogliere prove senza che nessuno ne sappia niente se non al momento della richiesta di rinvio a giudizio e durante il dibattimento, visto che gli onorevoli non sanno tenere la bocca chiusa, tutti sanno tutto e il segreto istruttorio non esiste.Dunque, nonostante il mio scetticismo sulla reale efficacia di una commissione d’inchiesta (l’ultima, quella sulle banche, non è servita a nulla), l’istituzione di una bicamerale per indagare su quello che è successo in Italia durante l’epidemia di Covid, credo che sia non solo utile, ma urgente. Nonostante la magistratura abbia aperto più inchieste (da quella di Bergamo per la mancata istituzione della zona rossa nella prima fase, a quella di Roma sulle forniture dei dispositivi di protezione), non penso ci sia altro modo per ottenere risposte su ciò che è accaduto negli ultimi due anni e mezzo.Per quante domande i cronisti facciano, la classe politica e anche i suoi scendiletto si sono abituati a non rispondere (significativa, a questo proposito, la reazione di Carlo Calenda, che l’altra sera, all’incalzare di Luisella Costamagna per ottenere una spiegazione alle sue giravolte, ha reagito così: «Questa non è una domanda, ma un’aggressione») e perciò l’unico modo per stanarli è convocarli in un’aula parlamentare, dove si possono usare le stesse prerogative della magistratura. Se non si trova un modo che impedisca a ministri, funzionari pubblici e medici di svicolare, è evidente che chi ha avuto un ruolo nelle decisioni prese negli ultimi due anni farà ciò che è possibile per evitare di essere messo con le spalle al muro, tacendo sugli eventuali errori commessi.Dunque, per questa ragione non mi convince la scelta di Andrea Crisanti, fresco di candidatura nel Pd, di dire no a una bicamerale sul Covid. Secondo l’illustre direttore del dipartimento di microbiologia di Padova, basta e avanza l’inchiesta della Procura di Bergamo e dunque non c’è bisogno d’altro. In realtà, l’indagine della magistratura della città lombarda non mira ad appurare se fosse giustificato imporre il green pass o autorizzare o negare alcuni trattamenti, né si occupa degli acquisti di dispositivi di protezione disposti dalla struttura commissariale all’emergenza Covid. I pm bergamaschi lavorano su un filone d’indagine che punta a chiarire perché la zona rossa ad Alzano e Nembro, bassa Val Seriana, sia stata dichiarata in ritardo. I procuratori vogliono sapere se la negligenza (ammesso che ci sia) è del governo e dei suoi consulenti o della Regione e dei relativi consiglieri. Dunque, si tratta di un’indagine che è una parte del problema, ma su tutto il resto la magistratura bergamasca non ha competenza per indagare.Oltre a non convincermi, la posizione di Crisanti mi stupisce. Infatti, fino a ieri il microbiologo non si faceva scappare l’occasione per criticare il governo. Già nell’ottobre di due anni fa il professore criticava le decisioni riguardanti le chiusure, per non dire delle sue perplessità sull’esigenza di vaccinare i bambini. Addirittura, a un certo punto parlò di fake news di Stato, spiegando che la comunità scientifica sapeva da mesi che l’immunità al Covid durava al massimo sei mesi dopo l’iniezione. A proposito del green pass, sostenne che non si trattava di uno strumento di sanità pubblica, per poi definire una bufala pazzesca l’idea che bastasse il certificato per creare ambienti sicuri, in cui non ci si contagiava e non si finiva contagiati. Dubbi anche riguardo ai decessi che, spiegò, non riguardavano i no vax, ma, nella popolazione più anziana, proprio chi si era già vaccinato e a cui avevano assicurato di poter vivere tranquillo. Sì, insomma, Crisanti per due anni ha avuto molti dubbi e ha accusato Roberto Speranza di aver preso decisioni sbagliate e adesso che è candidato con il Pd, dunque fianco a fianco con il ministro della Salute, dimentica tutto e dice che non serve una commissione d’inchiesta? Eh, no: la commissione serve, proprio per far luce sugli errori commessi. Se non si è fatto un uso massiccio di antinfiammatori nella fase iniziale della malattia, qualcuno lo dovrà spiegare e ne dovrà rispondere. Se si è lasciato credere che bastasse un Qr code per essere liberi dal Covid, e così non era, qualcuno dovrà pagare. Se sono state alimentate fake news di Stato che hanno illuso e ingannato milioni di italiani, qualcuno dovrà spiegare perché. Dunque, mai come in questo momento la commissione d’inchiesta è indispensabile. Siamo stati vittime, oltre che dell’epidemia, di una serie di scelte irrazionali e discutibili, di cui ora chiediamo conto e il primo che dovrebbe farlo senza tergiversare sulle sue scelte politiche è proprio Crisanti.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)