2023-08-11
Il Pd ora spara sull’Ue e propone traghetti per scortare in Italia i migranti dall’Africa
Dopo l’ultimo naufragio, la sinistra accusa tutti: governo, Europa, Tunisi. Il suo rimedio? Andare a cercare gli stranieri e portarli qui.I 30 barchini sono partiti tutti da Sfax. Nell’hotspot quasi 1.800 ospiti. Oggi 600 saranno trasferiti.Lo speciale contiene due articoli.Un tempo i Profeti dell’Accoglienza avevano vita appena più facile. Al Viminale c’era il perfido Matteo Salvini, e - per quanto la sua azione ministeriale stesse effettivamente funzionando, fermando le partenze - potevano prendersela con lui, accusarlo di far morire i migranti ostacolando il lavoro delle Ong, mandarlo a processo per aver chiuso i porti. La bestia nera era lui, e ogni cadavere nel Mediterraneo poteva essergli attribuito. Ma oggi? Beh, oggi la destra di governo agisce diversamente. Nonostante Giorgia Meloni sia stata ripetutamente presentata alla stregua di una potenziale killer di stranieri, ha scelto un percorso diverso da quello del fu governo gialloverde. Ha cercato - riuscendoci - di coinvolgere le autorità europee, ha ottenuto un appoggio condiviso sulla trattativa con la Tunisia, ha messo da parte misure più frontali (che pure sarebbero state auspicabili) per tentare un approccio più collegiale. Che è esattamente ciò che i cari progressisti hanno richiesto più e più volte alle destre. «Serve una soluzione europea», era il mantra che Pd e soci ripetevano in ogni occasione.Bene, ora la soluzione europea l’abbiamo. Ovviamente con i tempi europei, che sono lunghissimi e mai certi, proprio perché si deve mediare tra parecchie esigenze. E quando i tempi sono lunghi, i problemi si trascinano e talvolta si complicano. Cosa che - nel caso della migrazione - significa più partenze e di conseguenza più morti in mare, come i 41 finiti sotto i flutti al largo di Lampedusa non troppe ore fa. Quest’ultima tragedia dovrebbe far riflettere, e suggerire ai grandi teorici della società multiculturale e degli ingressi indiscriminati che l’unico modo di fermare i decessi è, appunto, la riduzione delle partenze. Invece a sinistra che fanno? Manco a dirlo, polemizzano. Solo che, non sapendo bene con chi prendersela, sparacchiano a caso: un po’ contro il governo, un po’ contro la loro tanto amata Europa. «Ancora un tragico naufragio a largo di Lampedusa. Il governo finalmente ammetta che fare la faccia feroce non ferma la disperazione dei migranti», dice Marina Sereni della segreteria nazionale Pd. A questo punto è naturale chiedersi: ma esattamente quale sarebbe la faccia cattiva del governo? In che cosa hanno mancato le istituzioni italiane? In che modo si sarebbero rifiutate di soccorrere persone bisognose e avrebbero mandato a morte i naufraghi? Salvatore Vella, procuratore reggente capo di Agrigento - non certo un estremista di destra - ha usato parole piuttosto precise: il barchino su cui i trafficanti hanno caricato i migranti, ha detto, «era un guscio fatiscente. È stato criminale farli partire in quella finestra di tre giorni con il mare pessimo. Li hanno presi in giro, li hanno rassicurati perché l’acqua attorno a Sfax era calma. Ma li hanno mandati a morire». Lo stesso procuratore, inoltre, ha fatto presente che «la guardia costiera libica ha detto che non poteva intervenire per le condizioni meteo». Da sinistra, soprattutto tramite la stampa, piovono critiche persino su questi ultimi due aspetti. C’è chi dice che l’accordo con la Tunisia non sta funzionando, chi ripete che l’intervento dei libici avrebbe potuto salvare la vita ai migranti. Anche qui, però, un minimo di decenza sarebbe gradita. Per settimane i progressisti hanno contestato il memorandum con i tunisini, adesso certo non possono pretendere - dopo averlo ostacolato - che produca risultati immediati. Stesso discorso sulla Libia: dopo averne consentito lo smembramento e aver accusato a ripetizione la guardia costiera locale (da noi addestrata) di essere una sorta di squadrone della morte, ora gli amici sinistrorsi ne invocano la presenza. È per lo meno curioso, converrete. Che le contestazioni al governo di destra siano deboli, alla fine dei conti, lo sanno anche gli stessi dem. E infatti che fanno? Puntano il dito sulla Ue. «Piangiamo nuove ulteriori 41 vittime di un naufragio al largo di Lampedusa. Un dramma infinito che l’Europa unita e l’Italia devono affrontare con razionalità e umanità. Riposino in pace loro, si attivino le nostre coscienze», dice la senatrice Sandra Zampa su Twitter. Le fa eco Beatrice Lorenzin: «La tragedia senza fine di Lampedusa è lo specchio della nostra indifferenza, così come le immagini devastanti delle famiglie abbandonate nel deserto a morire di sete. Quanti migranti dovranno ancora perdere la vita prima che il governo faccia qualcosa? Qualsiasi cosa, invece di voltarsi dall’altra parte. È necessaria una nuova Mare Nostrum europea e una politica decisa per l’Africa da parte dell’Europa e delle Nazioni Unite». Conclude in bellezza - facendo totalmente sua la proposta avanzata da Elly Schlein - il sempre loquace Alessandro Zan: «Una strage senza fine, altri 41 morti a largo di Lampedusa. L’unica, urgente risposta è un’operazione di ricerca e soccorso europea, una Mare Nostrum europea, perché chi è in mare deve sempre essere salvato». Uscite molto suggestive, non c’è che dire. In sostanza, il Pd propone di organizzare un servizio navetta dal nordafrica: quale modo migliore di facilitare il lavoro ai trafficanti? Una operazione di questo genere ci riporterebbe in un lampo al caos del 2016-2017. Ma l’aspetto ancora più surreale della polemica imbastita da Schlein e soci è proprio l’invettiva contro l’Europa. Per anni ci hanno martellato gridando che si doveva attendere l’Ue, che bisogna agire a livello comunitario, che non si poteva fare da soli. Ma ecco che, all’improvviso, si avvedono del fallimento europeo. Riassumendo: chiudere i porti non andava bene; il blocco navale era criminale; la soluzione concertata con l’Ue non va bene. Va bene soltanto mettere in piedi una operazione di ricerca e soccorso in grande stile per portare qui gli stranieri. Poi si stupiscono per i morti in mare.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/pd-propone-traghetti-migranti-dallafrica-2663231810.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="sbarchi-a-raffica-a-lampedusa-in-un-giorno-oltre-1-200-arrivi" data-post-id="2663231810" data-published-at="1691703475" data-use-pagination="False"> Sbarchi a raffica a Lampedusa: in un giorno oltre 1.200 arrivi Il flusso sulla rotta Tunisia-Italia si fa sempre più imponente: ieri, con 30 barchini, a Lampedusa sono approdati in 1.213. Tutti partiti da Sfax, che ormai è il primo porto di partenza per l’Italia. Nelle ultime 24 ore le motovedette della Guardia di finanza e della Capitaneria di porto hanno fatto avanti e indietro in modo frenetico. Sulle ultime carrette del mare c’erano da un minimo di 37 persone a un massimo di 69, fra cui donne e bambini, originari di Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio, Guinea, Mali, Sierra Leone, Nigeria, Senegal, Liberia, Benin, Siria e Gambia. Sono finiti tutti nell’hotspot di contrada Imbriacola. Che ieri è arrivato a contenere 1.767 persone. «Siamo stanchi e stufi di sentire e leggere “hotspot di Lampedusa al collasso”. Grazie all’impegno organizzativo di questura e prefettura l’hotspot, gestito dalla Croce rossa italiana, non è in sofferenza. È pieno, ma ordinato». Dalla questura di Agrigento precisano che il turnover di migranti (mercoledì ne sono stati trasferiti 1.100) permette di non mandare il centro in affanno. «La Croce rossa», fanno sapere dalla questura, «riesce a governare tranquillamente la situazione, mentre la polizia sta effettuando le operazioni di identificazione e fotosegnalamento con ritmi altissimi e con ordine esaurendo gli oltre mille arrivi al giorno». Oggi lasceranno Lampedusa altre 600 persone. Anche il sindaco Filippo Mannino certifica che «la macchina dell’accoglienza sta funzionando in maniera ottimale». L’hotspot viene liberato di continuo, «però», dice Mannino, «è un po' come se cercassimo di svuotare il mare con un cucchiaino». Dopo la tragedia in mare dell’altro giorno, con 41 morti, i superstiti stanno raccontando la dura prova che hanno dovuto superare: «Siamo riusciti a sopravvivere perché nella barca alla deriva che abbiamo trovato c’erano quattro bottiglie d’acqua e mezza scatola di biscotti». In quattro sono arrivati sani e salvi a riva, tre uomini e una donna, originari di Costa d’Avorio e Guinea. Il barcone sul quale viaggiavano si è capovolto ed è affondato. Anche loro erano partiti da Sfax. «Siamo rimasti per ore in acqua. Due del nostro gruppo li abbiamo visti annegare. Quando abbiamo visto, a distanza, una barca di ferro, abbiamo cominciato a nuotare», hanno raccontato. E si sono salvati. A più partenze, ovviamente, corrispondono sempre più tragedie. Il segretario generale di Unarma, associazione sindacale dei carabinieri, Antonio Nicolosi, spiega: «L’Europa continua a fare molto poco. Oggi l’Italia è l’unica nazione che risulta veramente invasa. Siamo molto preoccupati per la sicurezza dei nostri concittadini anche in considerazione che le Forze dell’ordine soffrono una grave ed endemica carenza di organico e ogni giorno si trovano a fronteggiare un’emergenza che non è circoscritta solo a Lampedusa». Sfiora infatti quota 94.000 il numero di migranti sbarcati in Italia dall’inizio del 2023, un flusso costante che potrebbe portare a sfondare quota 100.000 già entro la fine del mese di agosto. Al 9 agosto, stando ai dati del Viminale, sono sbarcate 93.754 persone (di cui 9.857 minori non accompagnati) rispetto alle 44.951 dello stesso giorno del 2022. Un aumento che lambisce il 110 per cento. Ed è pesante anche il bilancio in termini di perdite di vite umane: la rotta del Mediterraneo centrale si conferma la più pericolosa, con oltre 22.000 morti dal 2014, secondo i dati diffusi dall’Oim, e circa 2.000 dall’inizio dell’anno. I dati confermano che la rotta più utilizzata è quella che parte dalle coste tunisine. Nei primi otto mesi dell’anno sono stati 58.488 i barchini partiti dalla Tunisia, in netta crescita rispetto al 2022 (12.237). Quella libica è la seconda rotta: 30.495 barchini (24.382 nel 2022) mentre dalla Turchia sono stati messi in mare 4.315 natanti, in calo rispetto ai 6.828 dello stesso periodo dell’anno scorso.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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