2023-02-22
Il Pd alle corde scivola sull’Aventino grillino
Andrea Delmastro Delle Vedove (Ansa)
I dem, dopo lo scandalo della visita ai mafiosi, si accodano al M5s e provano la tattica dell’ostruzionismo contro Andrea Delmastro: «Aule vuote se ci sarà lui a rappresentare il governo. È indagato, deve dimettersi». Ma così facendo offendono solo le istituzioni.È più forte di loro, non ce la fanno. Quanto più il Pd e i suoi corifei mediatici amano presentarsi come difensori delle istituzioni, tanto più - invece - non resistono alla tentazione di abbandonarsi a faziosità e sgrammaticature, per non dire a veri e propri strappi, che - a nostro avviso - sarebbe prima o poi il caso di deplorare formalmente da parte delle massime cariche dello Stato. E la deriva è ancora più marcata nel momento in cui si constata una convergenza sempre più sistematica tra dem e grillini, ovviamente in una direzione urlata e anti istituzionale. Altra nemesi per il Pd: la formazione politica che si è a lungo raccontata come «seria» e garante delle tenuta istituzionale finisce oggi per inseguire il grillismo deteriore, le sceneggiate, le piazzate. I fatti, per prima cosa. M5S e Pd hanno deciso una sorta di ostracismo nei confronti di Andrea Delmastro Delle Vedove, che è e resta sottosegretario alla Giustizia. Il sottosegretario è indagato, come si sa, ma sarebbe davvero paradossale se un avviso di garanzia si trasformasse nel suo inverso, e cioè in un’impropria e anticipata condanna nei confronti di chi l’ha ricevuto: e la cosa è a maggior ragione surreale nel momento in cui l’apertura formale dell’indagine è scaturita dall’esposto di un rappresentante dell’opposizione. Anche un bambino comprende che, legittimando questo metodo, assisteremmo a una sorta di tiro a segno: denuncio Tizio, e con ciò lo elimino politicamente. Sta di fatto che il M5S ha deciso di abbandonare l’Aula se e quando a rappresentare il governo ci sarà Delmastro. Ecco la motivazione pentastellata: «Sarebbe una provocazione inaccettabile da parte del governo: le responsabilità di Delmastro sono gravi e evidenti, e a queste si aggiunge il fatto che è indagato dalla magistratura». Come una grillina qualunque, si è accodata la capogruppo del Pd a Palazzo Madama Simona Malpezzi: «Non parteciperemo a nessuna seduta di Aula o Commissione dove sarà presente il sottosegretario Delmastro in rappresentanza del governo». Siccome non c’è due senza tre, identica posizione è venuta pure dal capogruppo di Verdi-Sinistra italiana Peppe De Cristofaro, titolare della singolare tesi secondo cui Carlo Nordio, che pure ha appena difeso Delmastro, non dovrebbe poi delegarlo a seguire i lavori d’Aula. Altrimenti, solita rappresaglia, annunciata con dichiarazione-fotocopia rispetto a quelle di dem e grillini: «Se così fosse, non parteciperemo alle sedute di Aula e Commissione. Delmastro ha dimostrato di non essere all’altezza del ruolo istituzionale che ricopre». Inevitabile - a quel punto - una reazione netta da parte di Fdi, a nome dei due capigruppo, Tommaso Foti e Lucio Malan: «L’asserita superiorità morale della sinistra cozza contro gli atteggiamenti politicamente irresponsabili adottati e che oltraggiano le istituzioni». E ancora: «Non saranno le posizioni ostruzionistiche delle opposizioni a far desistere Delmastro dal proprio lavoro istituzionale. Eserciterà fino in fondo le sue funzioni». Per parte nostra, c’è da augurarsi che Delmastro e la maggioranza non si facciano intimidire. Se parti delle opposizioni vogliono chiamarsi fuori da una o più sedute, peggio per loro: anzi, sarà bene che sia chiaro a tutti chi sia responsabile dello strappo. Sarebbe invece paradossale e inaccettabile conferire a chicchessia un diritto di lapidazione «a prescindere». Sarà bene -quindi - ricompitare le regole essenziali della vita parlamentare. Se le opposizioni vogliono tentare di sfiduciare tutto il governo, possono farlo, anzi ne hanno tutto il diritto, presentando una mozione di sfiducia. Se, in alternativa, vogliono presentare mozioni di sfiducia individuali contro singoli membri del governo, possono ugualmente farlo. Quello che non si può fare è invece volere la botte piena e la moglie ubriaca. E cioè non presentare mozioni di sfiducia (sapendo che, in mancanza di numeri, sarebbero operazioni perdenti), ma tentare lo stesso la via della delegittimazione in modo obliquo, attraverso una sorta di «Aventino contra personam». Avendo peraltro - come si è già ricordato - contribuito a provocare l’indagine contro quella persona attraverso un esposto presentato proprio da un rappresentante dell’opposizione. Morale, delle due l’una. Se e quando un sottosegretario non ci fosse più (per dimissioni che Delmastro non ha ovviamente intenzione di presentare, o per una mozione di sfiducia eventualmente approvata), occorrerebbe doverosamente prenderne atto. Ma finché il sottosegretario c’è (e non c’è motivo né giuridico né politico affinché non ci sia), è e resta in carica nel pieno esercizio delle sue funzioni. E non è consentito «ricusarlo» in modo improprio e informale.Chi percorre strade diverse lo fa mettendo a rischio il rispetto delle regole, e minando consapevolmente la possibilità di un lavoro comune reciprocamente rispettoso, pur nella diversità dei compiti, tra maggioranza e opposizione. Sarà bene ricordarlo la prossima volta in cui ci verranno fatte prediche sul rispetto delle istituzioni e sulla mitica centralità del Parlamento.
Jose Mourinho (Getty Images)