2024-05-29
Il nuovo patto fra Stato e contribuenti deve iniziare da un condono tombale
Ezio Vanoni, autore della riforma fiscale del 1951 (Getty Images)
La più importante riforma fiscale fatta in Italia dal 1948 a oggi fu quella fatta dal governo De Gasperi VI, nel 1951, scritta da Ezio Vanoni. Essa fu preceduta e accompagnata dalla sistemazione degli arretrati fiscali dei contribuenti. Perché non farlo anche oggi? Perché non proporre con tutta chiarezza una riforma fiscale complessiva e un condono tombale, definitivo, col quale archiviare il passato, incassare un bel po’ di soldi e ripartire sul pulito prevedendo norme capestro contro l’evasione fiscale da ora in poi?Le irregolarità che si erano accumulate, all’epoca di Vanoni, erano dovute certo all’evasione di molti contribuenti, ma anche al caos estremo che dominava (e domina tutt’oggi) il sistema tributario. Norme, cavilli, regolamenti organizzativi quasi indecifrabili ed ereditari addirittura dall’Ottocento.Perché Vanoni volle questa specie di maxi condono, come si direbbe oggi? Perché riteneva di dover fare un patto fiscale complessivo con i contribuenti e, come sosteneva, «partire sul pulito». Certamente non c’è persona al mondo che possa accusare Vanoni o De Gasperi di volontà di ottenere consensi a scambio con favori fiscali ai contribuenti inadempienti ai loro obblighi tributari. Non perché si trattasse di due santi, ma perché era nota universalmente la loro probità e onestà.Unitamente a ciò, che procurò un non indifferente gettito, Vanoni rese attiva la dichiarazione dei redditi, abbassò notevolmente le aliquote sui ceti medi e bassi e ritoccò in alto le aliquote dei più ricchi. Negli anni successivi alla riforma si poté apprezzare il fatto che Vanoni aveva ragione. Il patto aveva funzionato. I cittadini compresero che a un gesto di trasparenza e coraggio del governo si doveva rispondere con onestà. E così fu. Fu risanato il passato, i cittadini compilarono in massa la dichiarazione dei redditi (smentendo clamorosamente le previsioni di coloro che profetizzavano un’evasione fiscale collettiva attraverso la compilazione non veritiera della dichiarazione stessa) e il gettito fiscale aumentò così considerevolmente, oltre ogni più rosea aspettativa. Ci volle molto coraggio e molta fiducia nei cittadini, nei contribuenti, ma tale coraggio e tale fiducia furono ampiamente ripagate.Perché non rifarlo oggi? Se non sbaglio a oggi il governo ha fatto 19 condoni, cioè si è esposto per 19 volte al pubblico «ludibrio» dell’opposizione e dei radical chic che sono noti evasori. Come si direbbe a Roma «evaderebbero pure l’animaccia loro». Accuse di immoralità, di favorire i ladri, di penalizzare i contribuenti onesti, di favorire furbi e furbetti. Per 19 volte, materiale che vale oro per l’opposizione. Perché non farne uno universale, definitivo e tombale? Tra l’altro - e certo non è una ragione marginale - questo governo ha un bisogno esiziale di quattrini anche, e soprattutto, per proseguire con una pregevole, giusta ed equa riduzione del peso del cuneo fiscale.Non importa cosa dice e cosa dirà l’opposizione, i commentatori che frequentano i salotti degli evasori milionari. Non conta nulla salvo il progetto complessivo e ovviamente pluriennale ben spiegato ai cittadini sotto forma di un vero e proprio patto fiscale tra Stato e contribuente, oggi inesistente, opaco, confuso, frammentato, ormai da qualche decennio. Cosa dobbiamo ancora aspettare per sistemare l’arretrato, riscuotere e mettere soldi in tasca ai cittadini non togliendone? Gli italiani aspettano da molto tempo una proposta di riforma del sistema fiscale complessiva e concreta, la aspettano gli imprenditori, la aspettano tutti gli operatori economici, la aspettano i singoli, la aspetta il mondo del volontariato e del no profit, la aspettano le donne e gli uomini italiani, la aspettano le famiglie e tutto questo in nome di una maggiore efficienza, di una maggiore equità, di una maggiore semplicità e trasparenza. Il popolo italiano è un popolo di persone giuste e lo si vede ogni qual volta accade qualche calamità, nell’impegno che profonde gratuitamente e liberamente per dare una mano agli altri. Un popolo così fatto, a mio modesto avviso, aderirebbe certamente e con lealtà alla proposizione di un patto purché esso fosse completo, trasparente, chiaro nelle sue tempistiche e percepito come un atto di equità nei confronti soprattutto di chi più ha bisogno. Questo governo ha il tempo e la forza per farlo. Si tratterebbe di un fatto epocale.
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