2019-08-23
Niente tagli alla spesa né deficit. Per evitare l'aumento dell'Iva dem e grillini potranno solo aumentare le imposte. Ecco quali.Con ogni probabilità, se a Palazzo Chigi si insedierà un sodalizio giallorosso, farà alzare l'asticella della pressione fiscale. In poche parole, prepariamoci a pagare più tasse. Del resto, è lo stesso segretario del Pd Nicola Zingaretti a dare il «la» al ragionamento. Tra le condizioni per procedere a un esecutivo costituito da esponenti del Pd e del M5s, Zingaretti ieri ha chiarito che, prima della formazione del governo, i due partiti dovranno intendersi sulla manovra finanziaria. Lo scopo è chiaro: evitare l'aumento dell'Iva.Il punto è che, almeno fino ad oggi, il numero uno del Pd non ha accennato a tagli della spesa pubblica né, da europeista convinto, pare intenzionato a portare avanti una manovra in deficit. Inoltre, il Movimento 5 stelle difficilmente sarebbe disposto a rimangiarsi il reddito di cittadinanza. Al massimo, senza la Lega al comando, il nuovo governo potrebbe dire addio al sistema previdenziale quota 100 (l'ormai ex esecutivo gialloblù aveva stanziato per la misura 3,9 miliardi di euro per quest'anno, 8,3 per il 2020 e 8,7 per il 2021: in totale 20,9 miliardi). Ma il risparmio non sarebbe sufficiente, senza contare che molti contribuenti potrebbero non essere esattamente felici di questa scelta. Il risultato di tutto questo è purtroppo ovvio: per evitare di incorrere in un'infrazione da parte dell'Ue, un governo giallorosso chiederebbe ai cittadini di mettere mano al portafoglio. Come? Al momento si tratta solo di ipotesi, ma una idea di dove un esecutivo M5s-Pd potrebbe andare a battere cassa c'è già. Il timore maggiore è quello di una patrimoniale, senza considerare il potenziale ritorno in massa di imposte sulla casa (soprattutto sulla prima, d'altronde circa l'80% degli italiani è proprietario di almeno un immobile) e l'inasprimento di quelle di successione e sulle emissioni inquinanti.Il primo a lanciare l'allarme è stato Silvio Berlusconi, poco dopo essere stato congedato ieri dal presidente della Repubblica in occasione delle consultazioni. «Messo di fronte alle difficoltà» un governo giallorosso potrebbe ricorrere «a una patrimoniale che comprometterebbe definitivamente le prospettive di crescita», ha detto ieri Berlusconi. Con una maggioranza tra Pd e M5s ci sarebbe il rischio di «un'imposta sulle successioni alla francese che arriverebbe fino al 45%».La mente torna indietro a 27 anni fa: era il luglio del 1992 quando l'allora presidente del Consiglio Giuliano Amato impose un prelievo forzoso del sei per mille sui conti degli italiani. Servivano gli ultimi 8.000 miliardi di lire per la manovra correttiva da 30. Aggiungendo l'aumento del costo della vita, 8.000 miliardi di lire oggi ammonterebbero a poco meno di 7 miliardi di euro.Un'altra botta, con buona probabilità, potrebbe arrivare dalle tasse sugli immobili. La casa, visto l'alto numero di proprietari dello Stivale, è stata considerata a più riprese il «bancomat» del governo. L'ex premier Mario Monti introdusse l'Imu, una stangata sul valore degli immobili che portò il gettito da 9 a 25 miliardi e distrusse il mercato delle seconde case. Fortunatamente poi l'imposta sulla prima casa venne abolita. L'ipotetico governo giallorosso potrebbe però ripristinarla, aggiungendo anche il gettito derivante dall'aggiornamento del catasto. Un ritornello cui già ci aveva abituato anche il governo gialloblù. Il dicastero fino a poco tempo fa guidato da Giovanni Tria aveva già annunciato la necessità del miglioramento della «qualità delle informazioni catastali e l'aggiornamento e sviluppo della cartografia catastale, in coerenza con le indicazioni di organismi europei ed extraeuropei». Un governo europeista come sarebbe quello che si configura con il Pd potrebbe dunque non vedere l'ora di aggiornare anche il catasto per trovare altri fondi nelle tasche degli italiani. Un'altra grande «hit» quando si parla di aumento della pressione fiscale, è la tasse di successione. Del resto l'Italia è considerata un paradiso fiscale su questo tema. Fu proprio un altro governo di sinistra, quello di Matteo Renzi, a proporre un aumento di queste imposte. Allora il colpo non riuscì, ma visti i tempi di magra che stiamo affrontando un esecutivo con dentro il Pd potrebbe tornare all'attacco. Nel 2014, quando Renzi propose la nuova norma, l'idea era sostanzialmente di raddoppiarne il gettito da 500 milioni a un miliardo di euro, aumentando le aliquote. Un altro giro di vite potrebbe arrivare sul fronte dell'inquinamento. Già in tempi recenti, con l'ultima legge di bilancio, il governo gialloblù ha imposto un balzello per l'acquisto di auto con elevato livello di emissioni di anidride carbonica. Secondo i primi studi del governo, l'idea era quella di incassare con l'ecotassa 60 milioni nel 2019 e 70 milioni nel 2020 e 2021.Nell'ipotesi in cui tutte questa tasse dovessero essere ripristinate (o aumentate), gli italiani dovrebbero mettere mano al borsello per oltre 30 miliardi di euro in un anno. Di certo una pessima notizia di questi tempi. Ma senza tagli alla spesa pubblica, l'unica soluzione è pesare sui cittadini.
Nadia Battocletti (Ansa)
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Ansa
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Il ceo di Tosca Blu Maria Sole Ronzoni racconta la genesi del marchio (familiare) di borse e calzature che punta a conquistare i mercati esteri: «Fu un’idea di papà per celebrare l’avvento di mia sorella. E-commerce necessario, ma i negozi esprimono la nostra identità».
Prima puntata del viaggio alla scoperta di quel talento naturale e poliedrico di Elena Fabrizi. Mamma Angela da piccola la portava al mercato: qui nacque l’amore per la cucina popolare. Affinata in tutti i suoi ristoranti.