2025-11-18
Difendono i pakistani dai cinesi, feriti due agenti
Gli operai di Prato protestavano per le condizioni di lavoro nel distretto del fast fashion.La donna cinese, che sta lì davanti ai capannoni con i capi, a un certo punto urla preoccupata: «Quella no, quella è polizia!». Troppo tardi. L’agente della Digos in borghese è stata scaraventata a terra da una squadretta di padroncini cinesi del Consorzio Euroingro di Prato, impegnata in una spedizione punitiva ai danni di un gruppo operai pakistani che stanno manifestando pacificamente contro le condizioni di lavoro da semi-schiavitù. Due i poliziotti feriti. In serata, la Procura di Prato ferma tre cittadini cinesi, accusati di resistenza a pubblico cinese e lesioni, ma le indagini sono ancora in corso e la polizia sta identificando uno a uno tutti i partecipanti al blitz. L’agitazione degli operai era nota da tempo. Ieri mattina era in programma una piccola manifestazione davanti ai capannoni del Consorzio, che ospita 80 aziende, dopo che nei giorni scorsi erano saltate le trattative con i sindacati di base. Operai e sindacalisti avevano montato un piccolo gazebo bianco e alle 11 e mezza era in programma una conferenza stampa. La questura, che già in passato aveva dovuto proteggere i lavoratori, in gran parte pakistani, aveva mandato alcuni agenti in borghese a vigilare. A un certo punto, come si vede anche da alcuni filmati girati con il telefonino dai partecipanti, dalla porta principale escono una trentina di cinesi, tra i quali vengono riconosciuti alcuni padroni delle aziende di abbigliamento presenti all’interno del Consorzio. La squadretta cinese si avventa sul gazebo e lo demolisce. Alcuni operai finiscono a terra e tra loro anche la poliziotta che solo una donna cinese ha riconosciuto. Un bel guaio, per i padroncini venuti dal Paese del Dragone. La polizia riesce a ristabilire la calma e blocca immediatamente tre cinesi di 27, 30 e 60 anni, regolarmente in Italia. Le indagini sugli altri partecipanti sono in corso. Il Sudd Cobas, il sindacato che ha appoggiato la vertenza degli extracomunitari con i padroncini cinesi, spiega che qui ci sono molti lavoratori in nero, che lavorano 12 ore al giorno per sette giorni alla settimana. La richiesta dei pakistani era standard: otto ore di lavoro per cinque giorni a settimana e contratti regolari. Ma è chiaro che dietro a questa perfetta macchina di produzione di vestiti a pochi euro c’è uno sfruttamento studiato nei particolari. E qui a Prato, i cinesi si sentono forti. Il Consorzio Euroingro è una srl guidata formalmente da un certo signor Zhang Sang Yu, che, come riferiscono i Cobas, si fa chiamare «Valerio» e sarebbe «il titolare di fatto della Texprint». Un rapido giro sul sito internet del Consorzio conferma che nei 25.000 metri quadri della Euroingro sono raccolte «oltre 80 aziende che offrono un’ampia scelta di prodotti made in Italy e importati dalla Cina: abbigliamento, calzature, prontomoda, pelletteria, accessori, bigiotteria, biancheria e intimo, per donna, uomo e bambino». Quasi comica l’autopromozione finale: «La nostra mission è instaurare rapporti professionali e costruttivi con la clientela». Botte ai lavoratori a parte, tutto bene. Questi personaggi si muovono per Prato come se fossero nel distretto dello Jiangsu e scusate se ogni tanto vi mandano la polizia a controllare che non picchiate gli schiavi pakistani.
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