2023-03-16
Pasticcio payback, arrivano le sberle: la scure di Speranza colpisce le imprese
Il 30 aprile scade la proroga e il governo deve trovare una via d’uscita. Solo alla società Servizi Italia è già costato 2,3 milioni.Scadrà il 30 aprile, dopo la proroga varata a gennaio dal governo, il termine entro cui le aziende fornitrici di dispositivi medici dovranno assolvere al cosiddetto payback. Un meccanismo concepito qualche anno fa e implementato dagli ex ministri della Salute e dell’Economia, Roberto Speranza e Daniele Franco, in un modo che ha scatenato le proteste degli imprenditori del settore, tanto da indurli a presentare una pioggia di ricorsi al Tar. L’obiettivo è far gravare su queste ultime lo sforamento del budget operato dalle Regioni per l’acquisto di dispositivi e macchinari sanitari. Si scrive «payback» ma in realtà si legge «esproprio», poiché prevede un prelievo forzoso a posteriori dal fatturato delle imprese del settore (sulla base della loro quota di mercato), che in alcuni casi può arrivare anche al 50% di quanto sforato dalla Pubblica amministrazione, rispetto al tetto di spesa fissato. Quindi, secondo il meccanismo messo nero su bianco dall’accoppiata Speranza-Franco, una volta decretato l’ammontare dell’extrabudget per il quinquennio 2015-2020, si è proceduto a battere casa in modo retroattivo nei confronti di ben 4.000 aziende fornitrici della sanità pubblica. Parliamo di una stangata da oltre 2 miliardi (relativa agli sforamenti del periodo 2015-2018) per le citate aziende che non hanno alcuna responsabilità per lo sforamento operato dalle varie amministrazioni regionali. In attesa di aprile, il primo conto è stato già presentato alle imprese. Basta vedere i numeri del bilancio appena chiuso da Servizi Italia, la società di Castellina di Soragna (Pr) quotata all’Euronext Star Milano, che da oltre 30 anni è leader in Italia nel settore dei servizi integrati di noleggio, lavaggio e sterilizzazione di materiali tessili e dispositivi medici in ambito sanitario. Ebbene, il 2022 si è chiuso con un record storico di fatturato, raggiunto grazie alle ottime performance della linea sterilizzazione strumentario chirurgico (+10,6%) e all’importante crescita organica del segmento relativo al lavaggio e noleggio di biancheria sanitaria (+6,6%), nonostante il significativo aumento dei prezzi di gas ed energia elettrica (+3,3% di incidenza sui ricavi). I conti non normalizzati, si legge nella nota diffusa dalla società, scontano soprattutto un «impatto straordinario e inatteso», evidenziato poi da Roberto Olivi, presidente del comitato esecutivo di Servizi Italia: «Il business del gruppo è stato fortemente impattato da elementi esterni e poco controllabili dal management come i rincari delle commodities e, nell’ultimo trimestre, dall’inattesa richiesta di ripiano da parte delle regioni nell’area Italia tramite il payback dispositivi medici», sottolinea Olivi. Nel dettaglio, il margine operativo lordo adjusted (22,7%) e il margine operativo adjusted (1,9%) non tengono conto dei minori ricavi per 2,3 milioni di euro relativi allo stanziamento effettuato a fine anno da Servizi Italia Spa, «in relazione alla stima per la richiesta di ripianamento afferente il payback richiesto dalle regioni in virtù del decreto Aiuti bis e del rispettivo effetto fiscale per 0,65 milioni», viene aggiunto nella nota. Non solo. La linea di business servizi di sterilizzazione biancheria - che rappresenta il 6% dei ricavi del gruppo e comprende tutte le attività relative alla sterilizzazione dei set sterili e alla fornitura di monouso utilizzati negli interventi chirurgici per l’allestimento del campo operatorio e la vestizione dell’equipe medica - ha registrato 16,2 milioni di euro di ricavi, con un calo dell’11,3%, imputabile allo stanziamento connesso alle richieste di ripianamento del payback sui dispositivi medici per 2,3 milioni, solo parzialmente compensato dall’incremento legato alle maggiori forniture di monouso nell’area del centro Italia. La variazione organica del segmento operativo, escludendo l’impatto del payback, presenta una crescita dell’1,5% nell’esercizio 2022». Qualche mese fa Andrea Gozzi, direttore generale proprio di Servizi Italia, nonché vicepresidente di Assosistema (l’associazione che riunisce i servizi integrati di noleggio, lavaggio e sterilizzazione di materiali tessili e dispositivi medici), aveva fatto presente al nostro giornale che alle aziende del settore, «celebrate ai tempi del Covid, non viene data la possibilità di organizzarsi, viene imposta una tassa retroattiva sul fatturato e sarà negata la possibilità di sfilarsi da contratti diventati un mero costo». Facendo leva sulla possibile incostituzionalità del payback, alcuni imprenditori hanno anche scelto la via del ricorso al Tar, non rassicurati dalle parole pronunciate prima della pausa natalizia in Parlamento dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che aveva parlato di una «manutenzione» del meccanismo ma non di una sua cancellazione, resa oggettivamente complicata dai vincoli lasciati da Speranza e Franco. Così saltano le regole di bilancio e la liquidità. E poi la beffa: un’azienda che opera in Lombardia pagherà meno di una omologa che opera in Toscana. Per il semplice fatto che la prima Regione è più virtuosa.
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