2021-09-01
Il pass coatto parte nella confusione e coi no vax indagati per terrorismo
Incongruenze, falle e rischi legati all'avvio odierno dell'ulteriore giro di vite sull'obbligo del lasciapassare scatenano la violenza di pochi esagitati. E la Procura di Torino apre un fascicolo su chi vuole bloccare i treni.Anche nel governo c'è chi vuole alzare l'asticella e chiedere ulteriori restrizioni sull'obbligatorietà del certificato. A cominciare da Roberto Speranza sui dipendenti pubblici.Lo speciale contiene due articoli.Se non si rischiasse di offendere qualche militante laicista, in questa epoca dominata dal dogma del politicamente corretto, l'espressione che meglio calza a una giornata come quella di oggi sarebbe senz'altro «che Dio ce la mandi buona». Tali e tante sono le incongruenze, le falle e i rischi (anche pecuniari) per i cittadini legati all'avvio odierno dell'ulteriore giro di vite sull'obbligo del green pass, che la tentazione di votarsi a qualche santo o di abbandonarsi al fatalismo è concreta. In più, come è già accaduto nell'ormai lungo corso della pandemia, ogniqualvolta ci si trova di fronte a uno snodo delicato per ciò che riguarda la fiducia dell'opinione pubblica nei confronti del governo sulle nuove restrizioni, sui media mainstream la scena comincia ad essere dominata dalle gesta folli degli sparuti ma non meno esecrabili violenti, che si prestano perfettamente al disegno di screditare le decine di migliaia di critici o di scettici.Da questo punto di vista, i numerosi tentativi di strumentalizzazione delle orribili immagini dell'aggressione del videogiornalista di Repubblica da parte di uno squilibrato sedicente no vax e dello squadrismo a mezzo social di una selva assortita di antropoidi sono stati per fortuna disinnescati da un coro unanime di condanne, anche se in casa Pd si registra un certo attivismo su questo fronte, come ad esempio l'interrogazione presentata alla Camera in cui si chiede al Viminale di indagare sull'infiltrazione di «neofascisti» all'interno dei no vax, o le dichiarazioni dell'assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D'Amato, che ha prefigurato una norma in base alla quale chi non si vaccina dovrebbe pagare di tasca propria l'eventuale ricovero in terapia intensiva. Dopo l'infettivologo Matteo Bassetti, ieri a incappare nelle farneticazioni dei gruppi su Facebook e su Telegram è stato, tra gli altri, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che ha riscosso anche la solidarietà del leader leghista Matteo Salvini, il quale ha insistito sulla necessità di «tolleranza zero per i violenti», non senza ribadire a più riprese che l'errore più grande, in questa fase, sarebbe criminalizzare i normali e pacifici cittadini che nutrono perplessità sull'obbligo vaccinale e sulla stretta per il green pass. Detto questo, la giornata odierna potrebbe oggettivamente riservare più di qualche problema alle forze dell'ordine e infiniti disagi ai lavoratori, soprattutto quelli pendolari, se le componenti più radicali dei no vax dovessero dare corso alla minaccia di occupare decine di stazioni ferroviarie su tutto il territorio nazionale, paralizzando di fatto le comunicazioni. E verosimilmente non avendo a cuore la penetrazione nell'opinione pubblica delle buone ragioni che risiedono in alcune loro perplessità sul nuovo quadro legislativo. Il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese ha già indossato l'elmetto e, dopo aver premesso che il Viminale «assicurerà come sempre la libertà di manifestare pacificamente nel rispetto delle regole», ha aggiunto che «non saranno ammessi atti di violenza e di minacce». Il riferimento è in particolare al gruppo Telegram «Basta dittatura», che ha chiamato i propri follower al blocco ferroviario oggi in 54 città contro l'obbligo di green pass. Un'iniziativa che ha trovato immediatamente la risposta della Procura di Torino, che indaga sul canale Telegram: nel fascicolo, aperto a carico di ignoti in concorso, si ipotizzano i reati di istigazione a delinquere aggravata dallo scopo di commettere delitti di terrorismo e dall'utilizzo di strumenti informatici e telematici e di trattamento e diffusione illecita di dati personali su larga scala. Quanto alle aggressioni ai giornalisti, la Lamorgese ha accolto l'appello dell'Ordine dei giornalisti e ha deciso di istituire, nei prossimi giorni, un Coordinamento per monitorare gli atti intimidatori nei confronti dei cronisti.Detto delle incognite per l'ordine pubblico e per la regolarità dei trasporti, c'è da fare i conti con il mare magnum di incertezze che l'inizio del nuovo regime sul green pass comporta. Intanto c'è da ricordare che succede da oggi: in sintesi, se finora il green pass è servito per mangiare al chiuso nei bar e nei ristoranti, per andare nei cinema, nei teatri e nei musei o allo stadio, da stamani occorrerà essere muniti del lasciapassare verde anche per treni a lunga percorrenza, aerei, navi, bus e traghetti interregionali (salvo quelli in servizio sullo Stretto). Saranno tenuti a esibire il green pass, inoltre, il personale scolastico e, nelle università, anche gli studenti. Il primo bug è sui trasporti e basterebbe da solo a far crollare tutto il castello, visto che la certificazione verde non è richiesta sul trasporto pubblico locale, notoriamente l'ambiente più a rischio per contrarre il virus, dato l'affollamento che fa registrare soprattutto nel corso della (imminente) stagione scolastica. Per non parlare, infine, di ciò che potrebbe succedere nelle fabbriche e nelle aziende, dove è al momento lontana da una soluzione la questione del green pass per i lavoratori, mentre l'obbligo della certificazione per mangiare a mensa, con l'arrivo dei rigori autunnali, potrebbe portare a severe discriminazioni. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/pass-coatto-confusione-no-vax-2654856522.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="statali-colf-baristi-sotto-a-chi-tocca" data-post-id="2654856522" data-published-at="1630450569" data-use-pagination="False"> Statali, colf, baristi: sotto a chi tocca Non il vaccino obbligatorio, ma l'obbligo del green pass alle categorie lavorative. I primi dell'elenco sono stati medici e personale sanitario, poi gli insegnanti ma ogni giorno c'è chi alza l'asticella e aggiunge altri settori con la solita minaccia di ondate autunnali di virus Covid-19 sempre più mortali e il solito intento di dare una spinta alla campagna vaccinale rallentata nel mese di agosto. Infatti, dopo l'ipotesi di estendere la certificazione verde ai dipendenti pubblici, fatta dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che vuole presto al lavoro in presenza andando oltre lo smart working della fase pandemica e l'intenzione di Confindustria di renderla obbligatoria per entrare in azienda o in fabbrica malgrado il no deciso dei sindacati, arriva il sostegno del ministro della Salute, Roberto Speranza: «L'obbligo resta una soluzione da valutare in futuro ma di certo si può procedere sull'estensione del Gp per garantire la sicurezza e contrastare il virus. Ad esempio per i dipendenti della pubblica amministrazione. E poi è in corso anche una riflessione con sindacati e imprese per ragionare anche di green pass sui luoghi di lavoro». Nel governo sono pienamente d'accordo Forza Italia così come Italia viva. «Abbiamo fortemente voluto il green pass» dice Maria Stella Gelmini. «Se nel giro di qualche settimana non si raggiunge l'80% di immunizzati credo che sarebbe giusto prevedere una forma di obbligo vaccinale almeno per chi svolge funzioni pubbliche». Nei prossimi giorni per risolvere la questione luoghi di lavoro il ministro Andrea Orlando ha convocato un tavolo al ministero ma intanto il collega all'Istruzione, Patrizio Bianchi, sta lavorando a un protocollo che potrebbe estendere il controllo del green pass anche ai genitori dei più piccoli che devono fare l'inserimento al nido per giorni o settimane. Inoltre, non solo maestri ed educatori, ma anche personale delle mense e assistenti degli alunni con disabilità, sin qui esclusi dal decreto nazionale. È proprio l'Anci, l'associazione dei Comuni, a chiedere la possibilità di usare anche per enti locali e gestori dei nidi privati prima l'app poi la piattaforma informatica che dal 13 settembre dovrebbe verificare i green pass di insegnanti e personale scolastico. Ma se il controllo va fatto per il personale delle mense, a contatto con i bambini perché servono i pasti a tavola, l'obbligo non dovrebbe servire per i cuochi che stanno in cucina. «La responsabilità di questa decisione non può essere demandata a noi, servono regole chiare e valide per tutti, altrimenti senza un quadro legislativo si rischiano il caos e la rivolta dei lavoratori a colpi di diffide» sottolinea Massimiliano Fabbro, presidente di Anir Confindustria. C'è poi Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, l'Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, aderente Confedilizia, componente Fidaldo, che propone di estendere l'obbligatorietà alle baby sitter e a tutto il comparto domestico che si occupa dell'assistenza a persone fragili e non autosufficienti. «A queste figure viene affidato il fondamentale compito di assistere bambini, anziani, persone fragili. Nella maggior parte dei casi il lavoro viene svolto a strettissimo contatto, senza la possibilità di mantenere distanze di sicurezza o pretendere che vengano indossati dispositivi di protezione individuale» spiega Zini. Di conseguenza se siamo tornati al bar e al ristorante, al chiuso, mostrando il Qr code, c'è chi vuole l'obbligo del passaporto verde per i lavoratori della ristorazione: gestori, camerieri e baristi. E anche del personale viaggiante di treni, aerei e navi a lunga percorrenza, mezzi sui quali da oggi è obbligatorio il green pass.