2021-07-05
Parte il ricatto agli studenti: vaccino o Dad
Regioni e ministeri premono sulle famiglie, lezioni a distanza per chi non è immune. Zero investimenti sui trasporti pubblici.Aumenta il pressing di alcune Regioni per imporre a settembre la didattica a distanza agli studenti che non si sono vaccinati. Una pressione politica, cui fa da sponda una parte del governo - ministeri della Salute e dell'Istruzione - che sembra voler scaricare sulle famiglie la responsabilità di far tornare i ragazzi a scuola in sicurezza invece di investire su strutture (statali) e trasporti pubblici (gestiti dalle Regioni) e di organizzare adeguatamente il corpo docente.Sulla Stampa di ieri l'assessore alla Sanità dell'Emilia Romagna, Raffaele Donini, è tornato a sollevare la questione sostenendo che solo chi è vaccinato potrebbe non avere più l'obbligo di quarantena o la Dad. Dopo le immediate proteste dei comitati di genitori, l'assessore ha parzialmente ritrattato, precisando che «non ci sono misure sulla scuola decise dalla Regione o in preparazione» e che «a decidere sulla scuola è la scuola stessa». Dalla Puglia, sempre ieri, si è poi levata la voce dell'assessore alla sanità, Pierluigi Lopalco, che punta ancora il dito sul calo delle consegne dei vaccini (le dosi però ci sono, vanno sapute gestire riprogrammando l'agenda) assicurando che sarà comunque garantita «la vaccinazione a tutti gli studenti» a partire dal 23 agosto. «La Puglia a luglio riceverà circa 432.000 dosi Pfizer in meno», ha detto Lopalco senza però specificare «in meno» rispetto a cosa, ma aggiungendo che per questo motivo la Regione ha deciso di far slittare a data da destinarsi le prime dosi per gli under 50 e dare precedenza ai richiami e alle vaccinazioni degli over 50. Al governo, il ministro della Salute, Roberto Speranza, non interviene direttamente sul tema del rientro a scuola ma anche ieri ha detto che «non dobbiamo assolutamente considerare vinta questa sfida» e serve la «massima attenzione anche alla luce di una presenza di nuove varianti che non ci fanno stare tranquilli», «la partita è ancora tutta da giocare» e «l'epidemia non è chiusa». Quanto al ministero dell'Istruzione, fa sapere di essere in contatto costante con le autorità sanitarie e con la struttura commissariale guidata da Francesco Figliuolo. Già nelle scorse settimane, però, il ministro Patrizio Bianchi ha dichiarato che la scuola a settembre sarà in presenza, «sapendo usare la Dad, non avendone paura» perché «i nostri ragazzi usano i cellulari ogni giorno». L'ultima parola spetta comunque al Comitato tecnico scientifico che ha risposto a una serie di quesiti posti dal ministero dell'Istruzione per programmare l'inizio del prossimo anno scolastico: a settembre si tornerà a scuola con la mascherina e rispettando il distanziamento; e vista l'incertezza dello scenario epidemiologico, vanno individuate già adesso le misure di massima da applicare per gli istituti a seconda che si trovino in zona bianca, gialla, arancione o rossa. Le questioni relative alla scuola sarebbero state affrontare nella riunione dello scorso 25 giugno al termine della quale gli esperti del Cts hanno sottolineato che in linea generale le misure da applicare per l'inizio dell'anno scolastico 2021-2022 dovrebbero essere le stesse previste all'inizio di quello precedente. Il Cts ricorda infatti che molto probabilmente le vaccinazioni porteranno ad una riduzione della diffusione del virus e che l'immunizzazione del personale scolastico (che ad oggi è al 73% del totale) ridurrà ulteriormente i contagi nelle scuole. Ma nonostante questo al momento non è possibile, dicono gli esperti, prevedere quanti minori saranno stati vaccinati a settembre. Nel parere, infine, il Cts ritiene «non plausibile» l'utilizzo del green pass in ambito scolastico: per questioni di privacy e perché non esiste l'obbligo vaccinale. Nemmeno una parola, invece, sui trasporti pubblici. Mentre non pare compatibile agitare la minaccia delle varianti con il personale vaccinato perché così si delegittima l'efficacia dei vaccini disponibili. Quanto all'ipotesi di imporre l'obbligo vaccinale per gli studenti, «si può pure ma credo sia un percorso difficilmente realizzabile visti i tempi stretti ed essendo necessaria una volontà politica chiara e un percorso parlamentare ben definito», anche perché non ci sono vaccini approvati per la fascia da zero a 12 anni, ha detto Fabio Ciciliano, membro del Comitato tecnico scientifico.Il fatto è anche che le vaccinazioni degli under 15 non ingranano: l'obiettivo del governo era quello di vaccinare tutti i ragazzini con il miraggio di vacanze e green pass, ma l'operazione non ha funzionato sia per l'ultimo pasticcio su Astrazeneca, sia perché i più giovani in vacanza in Italia ci vanno lo stesso anche senza vaccino. E senza alcun tipo di controllo.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)