2022-03-15
Parolin detta l’agenda ai cattolici in politica
L’intervento del cardinale segretario di Stato vaticano al convegno «Sui tetti». Una lectio magistralis su «ragionevolezza, dignità e bellezza. Sono questi i parametri su cui ispirare il proprio impegno non solo a livello privato, ma anche pubblico».[…] La «ispirazione cristiana» [di un’agenda per la politica, nda] si fonda pertanto su questa certezza: che ciò che è veramente cristiano è anche veramente umano e, viceversa, ciò che è veramente umano è anche veramente cristiano. Per questo, con il Concilio, possiamo ancora dire che «Chiunque segue Cristo, l’uomo perfetto, diventa anch’egli più uomo» (GS 41). Una conferma di tutto ciò è data dal fatto che molte delle tematiche portate di recente all’attenzione della pubblica opinione hanno visto movimenti o associazioni non dichiaratamente cristiani, e a volte anche esplicitamente lontani, sostenere le medesime posizioni indicate dalla Chiesa Cattolica. Questo perché, mi piace ribadirlo, ciò che la Chiesa vuole, e che la stessa Rivelazione afferma, è che l’uomo sia trattato come un essere nobile e prezioso, secondo quelle che sono le aspirazioni più profonde di ciascuno.Questa condivisione «larga» dei valori cristiani, che altro non sono che valori propriamente umani, implica l’adozione di un concetto ampio di «ragione» e di «ragionevolezza» - una ragione «allargata» come ha ribadito più volte Papa Benedetto XVI. Un concetto che va oltre gli angusti confini entro i quali vorrebbe relegarlo un atteggiamento falsamente scientifico, che riduce e limita la ragione all’ambito angusto di ciò che è verificabile solo attraverso l’esperimento. Secondo tale atteggiamento le uniche certezze possibili dovrebbero risultare dalla combinazione di matematica ed empiria, senza le quali si sarebbe al di fuori di ciò che è propriamente scientifico e quindi ragionevole. Una tale riduzione, tuttavia, non è solo contraria a ciò che è propriamente «scientifico», ma anche a ciò che è essenzialmente «ragionevole» e arriva in fondo ad umiliare la ragione stessa, sottraendole l’ambito delle grandi domande sul senso dell’esistenza umana. La ragione infatti avverte spontaneamente la necessità di «allargarsi» agli interrogativi, propriamente umani, sul senso della vita e della morte, le domande del «da dove» e del «verso dove», che accompagnano e animano tutta l’esistenza. Sono questi gli interrogativi della religione e dell’ethos, che nella misura in cui vengono sottratti all’ambito della ragione degradano nel puro soggettivismo etico e fanno della discrezionalità personale - ma meglio sarebbe dire, dell’arbitrio soggettivo - l’unica istanza etica, insindacabile perché sottratta - per definizione - alla verifica di ciò che è ragionevole e di ciò che non lo è.Un altro aspetto dell’antropologia cristiana, che si accompagna a questa caratteristica di «ragionevolezza» in senso ampio, e che vi fa quasi da specchio, è quello della dignità. È questo un punto sul quale ha molto - e giustamente - insistito il Presidente Mattarella nel discorso tenuto di recente al Parlamento in seduta comune in occasione della sua recente rielezione. Parlando della dignità, egli è andato al cuore stesso del discorso antropologico.La Chiesa Cattolica ha un suo parametro per misurare la dignità dell’uomo; un parametro altissimo che, se non ci provenisse dalla stessa Rivelazione cristiana, sarebbe altrimenti indicibile: questo parametro è la vita stessa di Dio. La dignità umana, ovvero il valore di ogni uomo in quanto tale, è misurato dalla passione di Cristo, dal Suo sangue versato per noi, come la liturgia della Chiesa ci ricorda al cuore della stessa preghiera eucaristica.Questa dignità dell’uomo, questo suo sublime valore, che la Chiesa annuncia e celebra, è al tempo stesso del tutto «ragionevole» - e quindi accettabile e condivisibile - anche per chi non aderisce espressamente alla fede cristiana. Ogni uomo avverte dentro di sé, sia egli credente o no, di essere portatore di un valore e di una dignità assoluti, senza condizioni. E ciò, ancora una volta, non lo si sperimenta in base ad una verifica empirica, ma in quanto dato del tutto «ragionevole», nel senso sopra detto.Se il parametro della ragionevolezza è una caratteristica in qualche modo «filosofica», quello della dignità è, a sua volta, una caratteristica di ordine etico-morale. A questi due parametri propri dell’antropologia cristiana voglio adesso aggiungerne un terzo, che misura e verifica i precedenti, completandoli in un insieme armonico: quest’ultimo parametro non è etico, né filosofico, ma di ordine puramente estetico e si traduce nella «bellezza» dell’idea di uomo che il Cristianesimo annuncia e insegna.Questo della bellezza, infatti, è il valore che più di ogni altro la tradizione biblica e cristiana intendono affermare: la bellezza della creazione in generale e dell’uomo in particolare. Non a caso sia nella lingua ebraica che in quella greca (le lingue in cui è storicamente avvenuta la Rivelazione biblica, tra Antico e Nuovo Testamento), in queste lingue l’aggettivo «buono» è reso con una parola che significa al tempo stesso «bello». Ciò significa che quando nelle nostre traduzioni ascoltiamo uno di questi aggettivi, possiamo il più delle volte sostituirlo con l’altro. Nel racconto della Genesi, pertanto, al termine di ogni giorno della creazione Dio afferma: è cosa bella! Ma al termine del sesto giorno, dopo avere creato l’uomo, Dio afferma: è cosa molto bella! Agli occhi di Dio l’uomo è questo: una cosa molto bella!Ed è per questo che all’uomo si addicono soltanto cose molto belle! È cosa molto bella infatti che una donna partorisca il figlio, sempre. E se anche dovesse farlo in condizioni precarie, se anche non lo avesse pianificato o se fosse addirittura malato, resta una cosa molto bella che una madre lo dia alla luce. Sempre. E quanto più l’accoglienza del figlio implicherà sacrificio, tanto più la scelta in favore della vita sarà stata bella e nobile. Questi dunque i parametri di ciò che è umano, di ciò che è propriamente umano, alla luce della fede cristiana: la ragionevolezza, la dignità e la bellezza. Tutto ciò coincide con ciò che è propriamente e autenticamente cristiano.Queste sono a mio avviso le caratteristiche sulle quali fare leva perché il Cristianesimo, la Chiesa, i cristiani, possano oggi «ispirare» pensieri e opere in seno al contesto sociale; e così incidere a non soltanto a livello privato, ma anche pubblico e politico.*Cardinale Segretario di Stato Vaticano
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