2019-08-22
Parigi torna a flirtare con i grillini
La portavoce francese dell'uscente Jean-Claude Juncker: «La Lega al governo creerebbe panico». Il modello Ursula ha vinto e i pentastellati ora puntano a entrare nel gruppo dei liberali.Ormai non è più un mistero il fatto che buona parte dei destini della crisi di governo si giochi fuori dai nostri confini nazionali. Si presta a ben poche interpretazioni l'uscita di ieri su Le Figaro da parte della portavoce della Commissione europea Natasha Bertaud. Una che, di fatto, parla a nome e per conto del presidente Jean-Claude Juncker, in questi giorni convalescente per l'intervento di asportazione della cistifellea. Dopo essersi barricata dietro al classico «non commentiamo i processi interni agli Stati membri», la Bertaud si è lasciata sfuggire che di sicuro «questa instabilità non è positiva, specialmente per l'economia italiana», e l'eventualità di un governo presieduto da Matteo Salvini, definito «uno che basa la campagna elettorale su annunci in violazione delle regole di bilancio europee», rischia di «creare il panico sui mercati». Più sibillino l'intervento del ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz. «Non ci sono segnali di una nuova crisi dell'area euro», ha dichiarato Scholz parlando alla tv tedesca, chiosando poi speranzoso: «Sembra che verrà fuori un nuovo governo, forse con una diversa composizione». Qualche giorno fa abbiamo dato notizia, su queste stesse pagine, delle durissime dichiarazioni nei confronti di Matteo Salvini rilasciate a Repubblica da parte di Christian Petry, deputato tedesco e responsabile dell'Spd in Europa. Germania e Francia, dunque, non perdono il caro vecchio vizio di dettarci l'agenda. D'altro canto, da questa parte delle Alpi gli interlocutori pronti a cogliere i diktat non mancano. Non a caso il primo dei cinque punti indicati dalla direzione del Pd svoltasi ieri è «l'appartenenza leale all'Unione europea». In particolare Parigi lavora sottotraccia per garantirsi nello stivale una sponda che permetta di mandare avanti indisturbati i dossier che contano, Fincantieri in primis. Come già spiegato nelle scorse settimane dalla Verità, l'accordo tra il nostro colosso e la francese Naval group nasce sotto l'attenta regia di Paolo Gentiloni. L'ex premier, non a caso, a margine delle direzione dem twittava ieri radioso: «Il Pd unito attorno a Nicola Zingaretti. Questa è una buona notizia». Senza dubbio Gentiloni è uno che di rapporti con la Francia se ne intende: sua la regia del trattato del Quirinale del 2018, ma sua è anche la firma al trattato di Caen che nel 2015 cedeva ampie porzioni di mare ai cugini d'Oltralpe. Ma non si può dire che Gentiloni sia l'unico a intrattenere ottimi rapporti con l'Eliseo. Non possiamo non ricordare Sandro Gozi, primo dei non eletti al Parlamento europeo con En marche e di recente entrato a far parte del gabinetto del primo ministro francese. E dalla lista fa parte anche l'altro ex premier Enrico Letta (qualcuno oggi lo dà in lizza per il posto di commissario), che dopo l'esperienza a Palazzo Chigi è volato a Parigi per insegnare alla grande école Science Po e dove attualmente presiede l'istituto Jacques Delors.Ma la liaison del Pd con la Francia potrebbe rivelarsi un punto in comune tanto inaspettato quanto forte rispetto ai potenziali alleati pentastellati. Come dimenticare il corteggiamento all'inizio del 2018 con il partito di Macron, poi messo nel congelatore a seguito della polemica sui contatti di Luigi Di Maio con i gilet gialli? La prima prova di fedeltà per ripristinare i rapporti è stata il voto a Ursula von der Leyen, eletta a luglio presidente della Commissione europea. Guarda caso pochi giorni dopo il voto, l'ex ministro degli Affari europei francese e oggi eurodeputato di spicco di Renew Europe Nathalie Loiseau dichiarava che l'unico scoglio che separava i grillini dall'ingresso nel gruppo era l'alleanza con la Lega. Detto, fatto: così d'ora in poi anche i pentastellati potranno sventolare felici il vessillo francese.
Francesca Albanese (Ansa)
Andrea Sempio. Nel riquadro, l'avvocato Massimo Lovati (Ansa)