2024-03-07
«Parigi sull’aborto calpesta la realtà: l’embrione è già vita»
Il costituzionalista Vincenzo Baldini: «La fuga in avanti dei francesi ignora i dati biomedici recenti. E contrasta pure con i trattati siglati con l’Ue».«La Francia è diventato uno Stato totalitario»: è dell’arcivescovo emerito di Parigi (già medico e bioeticista) Michel Aupetit, il giudizio più forte sull’inserimento nella Costituzione francese della garanzia della libertà per le donne di ricorrere all’aborto. Una decisione davanti alla quale la Conferenza episcopale francese ha lanciato un’iniziativa di digiuno e preghiera mentre la Pontificia accademia per la vita ha ricordato che «non esiste un diritto a sopprimere una vita umana». Alle considerazioni di ordine etico, si aggiungono implicazioni di carattere giuridico sulle quali ci soffermiamo con Vincenzo Baldini, professore di Diritto costituzionale presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale.La Costituzione è ciò che definisce un Paese, è l’ordinamento costitutivo della sua essenza, dal quale poi derivano diritti e doveri: un Paese che inserisca nella propria Carta fondamentale l’interruzione volontaria di gravidanza che cosa dice di se stesso? «Da sempre la Francia è considerata lo Stato laico per eccellenza e la patria del liberalismo. Dal 1975 intende quello all’interruzione volontaria di gravidanza come un vero e proprio diritto di libertà della donna. La scelta in questione tende a porsi in linea con la descritta impronta liberale; quanto, poi, di malinteso possa esserci in tale previsione è un discorso diverso».Una materia che è oggetto di un diritto fondamentale può diventare un dovere e, di conseguenza, un obbligo giuridico? «Il testo del ddl costituzionale parla espressamente di “libertà garantita alla donna di ricorrere all’interruzione volontaria di gravidanza”; in tal senso non vedrei il rischio di una conversione della libertà in obbligo giuridico, rischio paradossalmente più concreto qualora la cosiddetta libertà di aborto ricevesse una regolazione solo legislativa, rientrando nell’assoluta disponibilità della maggioranza parlamentare».Nel momento in cui lo Stato proclama che l’aborto non solo non è un male ma è financo un bene incontestabile al punto da essere un diritto costituzionale, esso convalida solennemente - a nome di tutti - un giudizio di ordine morale, che diviene assoluto. Quale spazio rimane all’obiezione di coscienza? «Negli ordinamenti di democrazia rappresentativa, la volontà del popolo sovrano è espressa dalle Camere di rappresentanza politica. In Francia, di regola, dall’Assemblea nazionale che, sola, è eletta a suffragio universale e diretto da tutto il popolo francese. In questo senso, non può non dirsi che la scelta approvata con una larga maggioranza nel Parlamento riunito in Congresso sia una decisione voluta da questo popolo. Per ciò che concerne l’obiezione di coscienza va precisato che se è vero che la Costituzione non sancisce specificatamente i diritti fondamentali della persona, tuttavia li recepisce attraverso il rinvio a quelli recati dalle previsioni della Dichiarazione del 1789 “confermata e integrata dal Preambolo della Costituzione del 1946”, oltre ai diritti e doveri sanciti nella Carta dell’Ambiente del 2004. In questi documenti che sono, perciò, corpo integrante la disciplina costituzionale, uno spazio di tutela del diritto all’obiezione di coscienza può implicitamente rinvenirsi nel riferimento, contenuto nel Preambolo della stessa Dichiarazione e nel seguente articolo 2, ai diritti naturali; come anche nell’articolo 10, che sancisce la tutela della libertà di opinione. Nel Preambolo della Costituzione del 1946, poi, si garantisce il diritto alla salute, concetto in cui può rientrare anche l’esigenza di non subire una coazione psicologica attraverso l’obbligo di prestazioni contrarie alla coscienza individuale.Mi parrebbe pertanto complicato negare recisamente la libertà per il personale sanitario di ricorrere all’obiezione di coscienza o proibirne per legge l’esercizio nel caso dell’aborto».Riconoscere il diritto fondamentale di abortire non dà automaticamente allo Stato il diritto di costringere ad abortire, se le esigenze sociali lo richiedessero? Questa decisione non consegna forse allo Stato il potere di mettere in atto politiche demografiche che passano anche attraverso l’obbligo di aborto, come avvenuto nella Cina popolare? «Non mi sembra che la novella costituzionale in sé valga a legittimare un potere dello Stato di impiegare l’aborto come metodo di pianificazione familiare in vista della realizzazione di non so quali interessi generali. Di questo, non avrei particolare timore».Resta che la costituzionalizzazione dell’aborto chiude la discussione sull’umanità del nascituro, di fatto proibendola. Non è questa una forma di dispotismo estremo dello Stato? Se si ammette un tale abuso su una questione così delicata, non salta ogni limite al suo potere? «L’aborto come autonomo diritto di libertà riconosciuto alla donna poggia sulla premessa - nient’affatto fondata scientificamente - che l’embrione o il nascituro, almeno fino a una certa fase del suo sviluppo, sia portio mulieris, privo di ogni diritto o riconoscimento giuridico e perciò consegnato alla libera scelta dispositiva della madre. Tale premessa culturale e giuridica appare, però, priva del tutto di fondamento scientifico, pertanto pone notevoli problemi interpretativi circa l’esistenza della vita e l’imputazione della dignità umana anche al nascituro. Il rischio più reale è che l’impostazione del legislatore costituzionale francese ignori dati ormai storici della biomedicina che documentano nell’embrione l’esistenza di un livello apprezzabile di vita. In virtù di ciò, altri ordinamenti, come quello tedesco, riconoscono all’embrione una condizione di dignità. Ci sono gli elementi per ritenere che, in futuro, possa insorgere un conflitto, oltre che con l’Unione europea, anche all’interno dello stesso ordinamento francese, dato che la tutela della vita e della dignità come diritti dell’uomo è sancita a livello internazionale da trattati a cui la Francia ha prestato adesione. Questa tutela si ritrova ad esempio nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (articoli 1 e 3), nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo (articolo 2) e nella Carta dei diritti fondamentali Ue (articoli 1, 2 3). Il Trattato Ue proclama inoltre, nelle sue previsioni generali, che l’Unione si basa sul valore del rispetto della dignità umana, dell’uguaglianza e della solidarietà (articolo 2). Infine, la Carta dei diritti Ue garantisce anche la libertà di coscienza, accanto alla libertà religiosa e di pensiero (articolo 10) e punta alla protezione della salute (articolo 35). Questa essenziale cornice normativa internazionale e sovranazionale impegna sul piano giuridico anche l’ordinamento francese. Per questo appare non poco problematico il coordinamento di tale disciplina con la posizione libertaria in tema di aborto che la riforma costituzionale rende manifesta».
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