2023-12-12
Gli stranieri uccidono e Parigi scioglie i movimenti cattolici
Gérald Darmanin propone di vietare il gruppo Academia Christiana. Ma c’è persino il sospetto che lo confonda con un’altra sigla.Le opposizioni di destra e di sinistra bocciano all’unisono la legge sull'immigrazione fortemente voluta dall’Eliseo. Il presidente rifiuta le dimissioni del ministro dell’Interno, sponsor del testo.Lo speciale contiene due articoli.In politica la cialtroneria può fare più danni della ferocia. Con il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin, non c’è comunque il problema di scegliere. La vicenda che accende la politica francese in queste ore circa l’annunciato scioglimento dell’associazione Academia Christiana lo testimonia: non solo Darmanin ha preso il vizio di cancellare movimenti con una facilità inquietante ma, come vedremo, è molto probabile che quest’ultima decisione sia frutto di un clamoroso scambio di sigle. Ma andiamo con ordine. La bomba viene sganciata dal ministro domenica, in un collegamento con il sito di informazione Brut: «Nelle prossime settimane», ha detto, «proporremo in Consiglio dei ministri di sciogliere Academia Christiana», un movimento cattolico identitario. Per Darmanin, tale gruppo sarebbe noto per «i suoi appelli all’odio e alla discriminazione», anche se il ministro si è ben guardato dall’entrare nel merito. Darmanin ha anche annunciato che «almeno altri tre gruppi di ultradestra» sarebbero nel mirino dei servizi di sicurezza, senza però dare altri dettagli. L’annuncio ha destato stupore e ha suscitato immediate critiche. Sul suo sito, Academia Christiana ha risposto a Darmanin con un comunicato: «Il governo se la prende una volta di più con i cattolici che considera come cittadini di seconda fascia. Comprendete bene che oggi il governo francese ha deciso di impedire ogni pensiero o riflessione al di fuori dell’ideologia laicista e materialista. In un momento in cui colpi di coltello volano mattino, pomeriggio e sera, la priorità della Repubblica è di sciogliere un istituto di formazione i cui quadri sono onesti padri e madri di famiglia». Il movimento aggiunge che farà ricorso nei tribunali. Ad Academia Christiana è arrivata la solidarietà di Eric Zemmour, che su X ha scritto: «Lo Stato di diritto sotto Darmanin non significa espellere i jihadisti, sparare sui criminali che minacciano la polizia, sciogliere la Jeune Garde (un gruppo antifascista violento, ndr), ma lasciar prosperare i Fratelli musulmani e sciogliere delle associazioni pacifiche schioccando le dita». Ma cosa rimprovera di preciso il ministero degli Interni ad Academia Christiana? Interrogato sulla questione ieri mattina su Europe 1, Darmanin ha fatto cenno a discorsi «antisemiti» di cui «si è molto parlato» sui media: «Questa estate hanno fatto apologia dell’antisemitismo, con relatori secondo cui gli ebrei non erano persone come tutti gli altri. Mi sembra che non sia un’associazione che corrisponde ai valori della Repubblica». E qui casca l’asino. Perché c’è il forte sospetto che il ministro abbia fatto confusione con l’associazione Civitas, un altro gruppo cattolico che effettivamente questa estate era finito nella bufera, in particolare per una conferenza tenuta dal saggista Pierre Hillard, che avrebbe chiesto, in quell’occasione, la «decadenza della nazionalità per gli ebrei». Parole che generarono un’accesa polemica e in seguito alle quali Darmanin avviò una procedura di scioglimento. Che il ministro confonda i due dossier? È un dubbio avanzato da molti internauti, ma anche da Le Figaro, che precisa: «Per quanto ne sappiamo, alcun membro di questa associazione (Academia Christiana, ndr) ha effettivamente tenuto pubblicamente discorsi antisemiti questa estate». Se fosse confermata la confusione di sigle, bisognerebbe interrogarsi sull’arbitrarietà e l’ostentata noncuranza con cui un governo europeo può decidere di sospendere i diritti dei suoi cittadini. «È molto probabile che il ministro Darmanin abbia confuso il nostro movimento con un altro, attribuendoci delle frasi che non abbiamo mai pronunciato», conferma alla Verità Victor Aubert, presidente e fondatore di Academia Christiana. «Lunedì 4 dicembre», racconta, «ho ricevuto dalla polizia, a casa mia, sotto gli occhi stupiti dei miei bambini, una lettera che indicava la volontà del ministero di sciogliere il gruppo». Che Aubert descrive così: «Un’associazione formata da quattro studenti nel 2013 che ha per scopo di essere un istituto di formazione, un laboratorio di idee e un crocevia di iniziative. Più di 2.000 giovani sono passati dai nostri eventi». Del resto in Cattolici e identitari, libro manifesto di un esponente del movimento, Julien Langella, edito in italiano da Passaggio al bosco, si cercherebbero invano inviti alla violenza o alla discriminazione. Quanto alle possibili criticità, Aubert spiega: «Nessun membro della nostra associazione è mai stato implicato in episodi di violenza. Non abbiamo mai parlato di ebraismo, ci sembra un argomento non pertinente e non interessante. E ovviamente non abbiamo mai incitato alla violenza politica, al contrario, abbiamo spiegato che è un’impasse».Si tratta, evidentemente, della versione di una delle parti in causa. Sta a Darmanin, tuttavia, fornire prove. Che, al momento, non paiono esserci. L’articolo L 212-1 del Code de la sécurité intérieure prevede che per sciogliere un movimento, quest’ultimo debba avere delle «milizie private», mirare a «provocare atti di terrorismo» o contribuire «all’odio o alla violenza verso una persona o un gruppo di persone in ragione della loro origine». È evidentemente a quest’ultimo punto, nella sua vaghezza, che il ministero dell’Interno potrebbe appellarsi, ma solo a patto di violentare la legge fino a farvi entrare a forza ogni critica all’immigrazione e alle sue conseguenze. Sui media francesi si menziona il fatto che molti aderenti ad Academia Christiana sarebbero marchiati con la celeberrima fiche S, ovvero attenzionati in quanto potenzialmente pericolosi per la sicurezza dello Stato. Ma non è un argomento probante: la fiche S tocca dai jihadisti agli ultras calcistici. La triste cronaca dei recenti attacchi terroristici ci racconta, del resto, quanto poco una fiche S basti per vedere intervenire le forze dell’ordine. Resta lo sgomento di fronte a un Paese che scioglie Academia Christiana e non i Fratelli musulmani, in cui gang di stranieri girano per i paesini cercando di «accoltellare di bianchi» mentre il governo ritiene che la sicurezza sia messa a repentaglio da chi dice messa in latino.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/parigi-scioglie-movimenti-cattolici-2666554210.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="schiaffo-a-macron-sullimmigrazione" data-post-id="2666554210" data-published-at="1702339185" data-use-pagination="False"> Schiaffo a Macron sull’immigrazione Il progetto di legge immigrazione sostenuto dal ministro dell’Interno francese Gérald Darmanin è praticamente morto. Per Emmanuel Macron si tratta di una sconfitta pesante che sottolinea la distanza tra il palazzo e i cittadini francesi. In serata, il ministro dell’Interno transalpino si è recato all’Eliseo, dove ha rimesso il mandato nelle mani del presidente. Macron avrebbe rifiutato la richiesta di dimissioni. Ieri l’Assemblea Nazionale ha approvato, con 270 voti espressi dai partiti di opposizione di destra e sinistra, la mozione di rigetto preventivo del testo presentata dai deputati ecologisti. Non sono quindi bastati i 265 voti dei parlamentari di Renaissance, il partito fondato da Macron, e dai suoi alleati. Bisogna ammettere che la bocciatura di ieri è stata resa possibile da opposizioni che avevano obiettivi diametralmente opposti. Le destre volevano un provvedimento più restrittivo, le sinistre uno più permissivo. Poi va detto anche che le regole istituzionali del parlamento di Parigi permettono ancora la continuazione del dibattito sul progetto di legge. Per questo, l’esecutivo di Elisabeth Borne potrebbe scegliere tra una di queste tre alternative: ritirare il progetto di legge, oppure rinviarlo al Senato (dove il partito di destra moderata dei Républicains è maggioritario) o ancora trasmetterlo nuovamente alla Commissione mista paritaria bicamerale, ma nella versione approvata dalla Camera alta alla metà del mese scorso. Tutto è possibile però, dopo la batosta di ieri, continuare a parlare di questo progetto di legge sarebbe un suicidio politico. Ciò che è accaduto ieri all’Assemblea Nazionale è il frutto del processo nel quale è stato concepito questo progetto di legge sull’immigrazione. Un processo che si è sviluppato in un clima di tensione tra le varie anime del partito macroniano e i suoi alleati. Riassumendo si potrebbe dire che Darmanin e i deputati del partito di Macron provenienti dalla destra, per settimane, hanno fatto grandi proclami ma alla fine, è stata l’anima di sinistra a ottenere i risultati che voleva. Non bisogna dimenticare infatti, che la prima versione del progetto di legge sull’immigrazione veniva dal Senato, dove la maggioranza è saldamente nelle mani dei Républicains (Lr). Per questo, il testo originale prevedeva la soppressione dell’Aiuto medico statale (Ame) e la scomparsa delle prestazioni sociali per certe categorie di migranti. Non c’era invece la regolarizzazione dei clandestini impiegati nei cosiddetti «settori in tensione», quali il turismo, la ristorazione o l’edilizia. Negli ultimi giorni di novembre però, la maggioranza macroniana e le opposizioni di sinistra ed estrema sinistra hanno cambiato il testo e, dato che, nel sistema istituzionale francese, il voto dell’Assemblea Nazionale che ha più peso rispetto a quello del Senato, fino a ieri esisteva la possibilità concreta che il progetto di legge sull’immigrazione si trasformasse in una «leggina» estremamente permissiva. E così la nuova versione del testo prevedeva che gli immigrati extra europei potessero beneficiare delle generose erogazioni dello Stato sociale francese senza il requisito, imposto dal Senato, di 5 anni di residenza Oltralpe. Il voto di ieri dell’Assemblea Nazionale ha provocato diverse reazioni. Marine Le Pen, fondatrice e capogruppo del Rassemblement National si è detta felice che la mozione sia stata approvata perché il progetto di legge era «pro immigrazione che prevedeva l’accoglienza di un maggior numero di immigrati». Per il Rassemblement National il voto di ieri è stato comunque un successo perché, per la prima volta nella storia francese, tutte le opposizioni hanno votato insieme al partito «infrequentabile». Per il capo dei Senatori Lr, Bruno Retailleau, ieri li «macronismo è stato sconfessato in modo pesante». Il segretario del Partito Comunista, Fabien Roussel, ha detto che l’esecutivo «deve ritirare il testo immigrazione».