2022-11-23
Parigi mette le mani sul futuro industriale Ue
Emmanuel Macron (Getty images)
Emmanuel Macron vuol neutralizzare il piano di Joe Biden convincendo i colossi comunitari a non delocalizzare negli Usa. Al contempo cerca l’asse con Washington sullo spazio. Chiuso da Adolfo Urso l’accordo su Ariane 6, Vega C e micro lanciatori. Ma se non cambia il Patto di stabilità...Come già accaduto lo scorso giugno, Emmanuel Macron ha invitato (lunedì sera) all’Eliseo i manager delle 60 principali aziende del Vecchio Continente. Il presidente francese ha attivato il cappello di Ert. Acronimo che sta per European round table for industry, l’associazione che riunisce il manifatturiero tecnologico. Si contano Volvo, Mercedes, Bmw, Stellantis, ma anche i colossi energetici come Shell e Bp e quelli della Difesa come Airbus e Leonardo. Per l’Italia, oltre ai manager di Piazza Monte Grappa, partecipano a Ert anche Rodolfo De Benedetti di Cir, Gianfelice Rocca di Techint e Claudio Descalzi per l’Eni. Obiettivo della cena con menù tutto francese è quello di chiedere ai capitani d’industria di collaborare e fare fronte contro l’avanzata asiatica, ma soprattutto contro la concorrenza americana. Macron, in sostanza, avrebbe chiesto di non delocalizzare negli Usa. La convocazione non è servita, quindi, solo a illustrare i piani programmatici di Parigi, ma anche a trovare un percorso congiunto a livello europeo. Macron teme (assieme ad alcuni esponenti dell’intellighenzia Ue), che i maxi piani di incentivi approvati dall’amministrazione di Joe Biden possano entrare in concorrenza diretta e scippare filiere tecnologiche al Vecchio Continente.Il bipartisan and infrastructure law, il chips and science act e l’inflaction reduction act assieme mobiliteranno circa 2.000 miliardi di investimenti pubblici. A che cosa servono è chiaro dal nome stesso. Non solo ridurre l’inflazione ma anche sviluppare le infrastrutture logistiche e tecnologiche con una particolare attenzione al comparto dei microchip. I sostegni sono collegati alla presenza produttiva sul territorio. L’effetto sarà iper inflattivo per il resto del mondo, visti l’ingente quantità di carta moneta che sarà stampata e l’impoverimento per alcune filiere. I francesi temono soprattutto per quella delle quattro ruote. Se il futuro dovesse essere definitivamente l’elettrico, i produttori Ue si troveranno a fronteggiare l’invasione cinese che fornirà vetture a prezzo molto basso e a fronteggiare il reimport di quelle prodotte sul suolo americano. Dagli Usa la concorrenza non sarà, infatti, a livello di brand ma indiretta a livello di produzione. Se le case Ue dovessero decidere di spostare la produzione oltreoceano avranno le armi finanziarie per fronteggiare i cinesi, ma si troveranno a impoverire il nostro Pil, per via del crollo dei posti di lavoro. Questo stesso argomento sarà affrontato anche alla presenza di Thierry Breton, commissario al Mercato interno Ue, e c’è da scommettere che gli industriali toneranno a lamentarsi per gli elevati costi energetici e la carenza degli investimenti pubblici nei settori sensibili. Un punto chiave che però i vertici di Bruxelles continuano a nascondere sotto il tappeto. Il patto di stabilità così come è stato pensato rappresenta uno schema valido per gli anni Duemila. Non per la rivoluzione industriale in atto. I Paesi Ue, Italia in prima fila, non dovrebbero permettere a Macron e compagnia di riunire imprese straniere per cercare di allineare una strategia unica se prima non si sarà sciolto tale nodo. Se prima non sarà riformulato il patto di stabilità. Altrimenti il rischio concreto è che a decidere il futuro industriale del Continente saranno i francesi (i tedeschi sono estremamente in crisi) e gli altri dovranno adeguarsi non potendo gestire budget di spesa pubblici importanti. Un esempio è il faro acceso sull’industria dello Spazio. In queste ore si sta tenendo a Parigi la ministeriale Esa. I titolari europei delle deleghe allo Spazio si sono riuniti all’ombra della Torre Eiffel per decidere come e dove spalmare i 18,5 miliardi di investimenti nel comparto. Di questi circa 4 saranno in capo al nostro Paese. Ieri il ministro francese Bruno Le Maire, introducendo i lavori, si è spinto a dire che l’Ue deve completare il suo percorso di autonomia spaziale con l’obiettivo di fronteggiare i cinesi e sganciarsi dalla dipendenza americana. Le Maire ha invocato una unica policy spaziale per fare il salto di qualità. La Francia esce scornata dalla precedente ministeriale quando la Germania si mise al primo posto per gli investimenti. Era il 2019. Un’altra era. Adesso Parigi è pronta a sfruttare il momento di crisi di Olaf Scholz per occupare il podio. In tutto questo, l’Italia potrebbe dire la sua. Ieri i tre ministri competenti di Italia (Adolfo Urso), Francia e Germania hanno firmato un accordo per ridare nuova linfa alla filiera del lanciatore Ariane 6, quella del Vega C e per dare il via definitivo ai micro lanciatori. Bisogna leggere i dettagli dell’accordo che ora non sono noti. Per i francesi è un sospiro di sollievo viste le problematiche in cui è incappato il gruppo Airbus. Per noi è una conferma e andrebbe ricordato che il Vega funziona bene. Infine il mercato dei micro lanciatori che interessa ai tedeschi può aprire nuove opportunità anche per le nostre Pmi. Stasera si concluderà la ministeriale. Non possiamo però dimenticare che, nel 2020, è stato firmato un importante accordo bilaterale tra Italia e Stati Uniti. Purtroppo è rimasto sulla carta. Anzi il progetto di telecomunicazioni lunari è stato sfilato da lì e improvvisamente infilato nelle competenze Esa. Esattamente ciò che vuole Macron, il quale nel frattempo (pochi giorni fa) cerca di chiudere il suo accordo bilaterale con Washington con l’intento di farsi risarcire per l’annullamento della vendita dei sottomarini agli australiani. Bene quindi gli accordi con Parigi, ma il diavolo sta nei dettagli.
Sergio Mattarella con Qu Dongyu, direttore generale della FAO, in occasione della cerimonia di inaugurazione del Museo e Rete per l'Alimentazione e l'Agricoltura (MuNe) nella ricorrenza degli 80 anni della FAO (Ansa)
Ecco #EdicolaVerità, la rassegna stampa podcast del 17 ottobre con Flaminia Camilletti