2023-09-12
«Parigi in fiamme a causa della noia»
«Le Figaro» svela l’identikit delle autorità francesi sui rivoltosi di luglio: «Giovani immigrati di seconda generazione. Mossi dall’opportunismo, non dalla politica».Le autorità francesi hanno realizzato l’identikit dei rivoltosi che, lo scorso luglio, hanno incendiato città e paesi d’Oltralpe. «Una grande maggioranza» dei vandali estremamente violenti è composta da «giovani di nazionalità francese, ma di origine immigrata (seconda o terza generazione)» provenienti «principalmente dal Maghreb o dall’Africa subsahariana», parola della prefettura di Parigi.All’origine di questa constatazione ci sono due servizi della Pubblica amministrazione francese che non possono certo essere tacciati di «sovranismo» o «nazionalismo»: l’Ispezione generale della Pubblica amministrazione (Iga) e l’Ispezione generale del ministero della Giustizia (Igj). I due uffici dipendono, rispettivamente, dal ministero dell’Interno e da quello della Giustizia. Lo scorso 25 agosto - senza far troppo rumore, mentre molti francesi erano ancora sotto l’ombrellone - i due uffici ministeriali hanno presentato un rapporto sulle devastazioni delle notti di luglio, del quale Le Figaro ha pubblicato alcuni estratti. I risultati di questa inchiesta hanno rivelato informazioni interessanti sugli autori delle violenze. Innanzitutto l’età dei facinorosi è compresa tra i 18 e i 24 anni e una stragrande maggioranza di loro (87%) è celibe, non ha figli e «ospite a titolo gratuito di terzi». Il 36% dei vandali è disoccupato e il 29% di loro non ha alcun diploma scolastico. Poco meno di uno su quattro è invece titolare di maturità, di una certificazione professionale o del diploma di terza media. Un altro capitolo estremamente interessante del rapporto realizzato dall’Iga e dall’Igj è quello relativo ai motivi che hanno indotto questi giovani a spaccare tutto. Prima di analizzare le risposte in questo ambito, bisogna però ricordare che la scintilla che aveva fatto scoppiare le violenze era stata la morte di Nahel Merzouk, un diciassettenne incensurato ma già noto alla polizia per varie infrazioni, che si era rifiutato di fermarsi a un controllo stradale ed era stato raggiunto da un proiettile sparato da uno dei poliziotti autori del blocco. Ebbene, sempre secondo gli uffici del Viminale e del dicastero della Giustizia francese, «l’emozione derivata dal decesso di Nahel M. è stata evocata in meno dell’8% dei casi e soprattutto dagli autori (delle violenze, ndr) residenti a Nanterre o nella regione parigina». «I motivi ideologici o politici» sono stati invece espressi solo «nello 0,3% dei casi». Le ragioni più comuni che hanno indotto certi giovani di origine immigrata a mettere a ferro e fuoco le proprie città, sono invece più banali. Il rapporto parla infatti di, «opportunismo», sviluppatosi per «l’influenza del gruppo», dalla «curiosità» o semplicemente per la «ricerca di adrenalina». L’analisi degli uffici ministeriali transalpini non può essere accusata di essere di parte, visto che prende in considerazione solo delle cifre fredde e oggettive. Tuttavia lascia intravedere una panoramica sociologica inquietante. In effetti, leggendo tra le righe si potrebbe dire che l’«opportunismo» di cui parlano Iga e Igj abbia portato a forme di violenza estrema motivata solo dall’ozio e dalla noia, che pare contraddistinguere le giornate di questi rivoltosi.I numeri del rapporto lasciano anche pensare che è come se un esercito di giovani di origine immigrata stesse solo aspettando un segnale per iniziare la guerriglia. Questo perché nell’arco delle dieci notti di sommossa sono state registrate «58.287 infrazioni in Francia metropolitana» e «12.233 persone inquisite». Inoltre la direzione degli affari criminali della Giustizia d’Oltralpe ha anche rivelato di aver contabilizzato «4.481 misure di fermo». In effetti, contrariamente a quanto spesso accade dopo le sommosse, i giudici francesi si sono dimostrati piuttosto inflessibili, tanto che «l’83% dei maggiorenni deferiti» all’autorità giudiziaria «è stato condannati». Tra questi, «il 60% (ha ricevuto) una pena detentiva» e in oltre la metà di queste, i magistrati hanno optato per il mantenimento in carcere. La fermezza delle toghe pare essere stata una dei fattori che hanno permesso di fermare rapidamente le rivolte. Una conferma questa, dell’importanza dell’applicazione delle sanzioni agli autori di crimini e infrazioni. Come detto, il rapporto dell’Iga e dell’Igj è uscito senza fare troppo rumore. Forse questi uffici ministeriali non volevano mettere in difficoltà i titolari dei loro rispettivi dicasteri, in particolare quello dell’Interno, Gérald Darmanin. Come dimenticare infatti le parole del capo del Viminale parigino nell’audizione parlamentare svoltasi il 5 luglio scorso, quando non si erano ancora calmate le sommosse. Darmanin si era rifiutato di riconoscere l’origine «solo identitaria» della guerriglia. Per sostenere la sua posizione, il ministro dell’Interno aveva anche detto che tra i fermati per le sommosse c’erano «tanti Kevin e Matteo», due nomi che negli ultimi anni sono stati spesso stati dai ai figli delle famiglie meno abbienti francesi, poco istruite e non di origine immigrata. E così ora Darmanin ha una nuova figuraccia da aggiungere alla sua collezione di flop tra cui spiccano, ad esempio, la finale di Champions league del 2022 o la gestione dei migranti della Ocean Viking. Questi erano sbarcati a Tolone, nel novembre 2022, dopo il rifiuto del governo Meloni di accoglierli in Italia ma, pochi giorni dopo l’attracco, si erano volatilizzati fuggendo dal centro di accoglienza francese. Chissà se, come ha già fatto in passato, dopo la pubblicazione del rapporto sui rivoltosi, Darmanin cercherà di dare la colpa ad altri, magari da questa parte delle Alpi, nel tentativo di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica dai suoi insuccessi.
Chiara Appendino (Imagoeconomica)
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