
Washington mantiene la linea dura su Huawei: apparecchi al bando per le aziende americane. Critico invece l'asse franco-tedesco, che apre alla tecnologia di Pechino. Un'occasione per l'Italia di riavvicinarsi a Donald Trump.Continua la linea dura degli Usa contro la Cina. Il presidente americano, Donald Trump, ha siglato un ordine esecutivo in cui proclama un'emergenza nazionale riguardo alla sicurezza della tecnologia statunitense: un provvedimento che impone di fatto il divieto di acquisto di apparecchi Huawei da parte delle aziende di telecomunicazione americane.In particolare, secondo la Casa Bianca, «il presidente ha detto che l'amministrazione farà tutto il necessario per tenere al sicuro l'America e proteggerla dagli avversari stranieri che attivamente e in modo crescente cercano di sfruttare le debolezze delle nostre infrastrutture per le telecomunicazioni». La mossa arriva principalmente su pressione dell'establishment politico e militare di Washington che, ormai da tempo, teme il rafforzamento di Pechino, soprattutto per quanto riguarda la tecnologia 5G: elemento dalle importanti implicazioni militari e di privacy. Il punto è che questa linea dura non sembra essere troppo apprezzata dalle parti del Vecchio continente. Ieri, il presidente francese, Emmanuel Macron, ha dichiarato che non intende cedere alle pressioni statunitensi per bloccare le apparecchiature 5G di Huawei. «La nostra prospettiva non è quella di bloccare Huawei o qualsiasi azienda», ha detto il capo dell'Eliseo nel corso di una conferenza a Parigi. «La Francia e l'Europa sono pragmatiche e realistiche. Crediamo nella cooperazione e nel multilateralismo. Allo stesso tempo, siamo estremamente attenti all'accesso a una buona tecnologia e per preservare la nostra sicurezza nazionale e tutte le norme di sicurezza». Sulla stessa posizione si è collocata anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel, che ha non a caso dichiarato: «Ci sono due cose in cui non credo. In primo luogo, discutere pubblicamente queste richieste di sicurezza molto delicate e, in secondo luogo, escludere un'azienda semplicemente perché proviene da un determinato Paese. Ovviamente siamo in una competizione sistemica con la Cina», ha proseguito la cancelliera, «ma la risposta non può essere che combattiamo coloro che sono economicamente forti, dobbiamo difendere regole eque e reciproche e non rinunciare al multilateralismo». In particolare, secondo Bloomberg, alla base dello scetticismo tedesco verso la mossa di Trump vi sarebbe la volontà di mantenere la Germania al passo con il progresso della tecnologia 5G. Una questione di competitività, soprattutto economica, che Berlino non sembra disposta a sacrificare sull'altare dei buoni rapporti con Washington. Insomma, si scava ulteriormente il solco nelle relazioni tra Usa e Ue, secondo una dinamica già vista con l'Italia, lo scorso marzo, in occasione della firma del memorandum di intesa sul progetto cinese della nuova Via della seta. Un atto che indispettì non poco le alte sfere di Washington, le quali paventavano rischi proprio sulla delicata problematica del 5G. E, sotto questo aspetto, bisognerà adesso capire gli sviluppi della questione per il nostro Paese. Certo, è evidente che la «svolta» filocinese dell'asse franco-tedesco potrebbe fornire a Roma l'opportunità di recuperare terreno nei rapporti con la Casa Bianca: soprattutto adesso che Trump sembra scommettere contro Parigi e Berlino (come dimostra la recente visita del premier ungherese Viktor Orbán a Washington).Del resto, non sarà un caso che il decreto di Trump sia stato firmato in un momento in cui le relazioni tra America e Repubblica popolare risultano incandescenti. Da alcuni giorni si è infatti intensificata la guerra dei dazi: la Casa Bianca ha proclamato un aumento tariffario contro Pechino, la quale ha risposto con una vera e propria ritorsione protezionistica. Una tensione che non diminuisce, visto che il Dragone avrebbe in serbo altri colpi come la svalutazione dello yuan e la vendita dei bond Usa. Minacce a cui Trump risponde con il bando di Huawei. Segno di come il confronto tra i due rivali stia interessando campi svariati che si proiettano ben oltre una semplice partita commerciale.
Ursula von der Leyen (Ansa)
La Corte denuncia errori nei bilanci, specie su Pnrr, soldi a Kiev e Green deal. Che potrebbe far schizzare i costi dell’acqua calda.
Il generale Salvatore Luongo e l'ad del Gruppo FS Stefano Antonio Donnarumma (Arma dei Carabinieri)
L’Arma dei Carabinieri e il Gruppo Ferrovie dello Stato rafforzano la collaborazione nel settore dei trasporti pubblici e nelle grandi opere infrastrutturali. Firmato il nuovo protocollo d'intesa.
L’accordo prevede, in aderenza alle rispettive competenze ed attribuzioni, una collaborazione volta a prevenire e contrastare le infiltrazioni criminali e i reati contro la pubblica amministrazione, le violazioni ambientali, a vigilare sul rispetto della normativa in materia di collocamento della manodopera, previdenza e sicurezza nei luoghi di lavoro, ed a prevenire rischi, eventi o azioni che possano compromettere l’incolumità delle persone e l’integrità delle infrastrutture.
L’intesa rinnova e rafforza una collaborazione già avviata, con l’obiettivo di diffondere e promuovere la cultura della legalità, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili della società e di sviluppare ulteriori sinergie per assicurare la protezione delle risorse e dei servizi pubblici affidati alla gestione del Gruppo FS Italiane, nonché la sicurezza dei trasporti e la gestione delle emergenze.
Nell’ambito del protocollo, il Gruppo FS Italiane potrà promuovere e organizzare, con la collaborazione di rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri, incontri, seminari e corsi di formazione a favore dei propri dipendenti.
Il Generale Salvatore Luongo, a margine dell’incontro, ha sottolineato che: «Quella di oggi rappresenta la firma di un protocollo di grande valore, perfettamente in linea con le strategie comuni dell’Arma dei Carabinieri e delle Ferrovie dello Stato Italiane», ricordando poi che tra le due istituzioni «Esiste una lunga tradizione di lavoro congiunto e che entrambe sono presenti in modo capillare su tutto il territorio nazionale, e in parte anche all’estero».
Concludendo, Luongo ha evidenziato che «Innovare questa intesa, fondata sulla condivisione di valori e ideali, significa compiere un ulteriore passo avanti per continuare a operare sempre meglio e con maggior efficienza, ognuno nei rispettivi compiti, grazie a un’integrazione sempre più stretta».
L'Amministratore Delegato del Gruppo FS Italiane, Stefano Antonio Donnarumma, ha dichiarato che «La firma di questo protocollo rappresenta un passo importante per rafforzare il presidio della legalità e la tutela della sicurezza nei nostri cantieri, nelle stazioni e lungo le infrastrutture che gestiamo. Lavorare accanto all’Arma dei Carabinieri significa poter contare su un presidio autorevole ed efficace, a garanzia di trasparenza, correttezza e rispetto delle regole. È un impegno che portiamo avanti con responsabilità, nella consapevolezza che solo attraverso la legalità si costruiscono infrastrutture solide, sicure e capaci di generare valore per l’intero Paese».
Nell’ambito della piena attuazione al protocollo, l’Arma dei Carabinieri opererà anche mediante il Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro, il Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica, i Reparti territoriali e il Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari.
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