2023-09-04
«Vannacci ci ha liberato dai tabù del pensiero unico»
Gianluigi Paragone (Imagoeconomica)
Gianluigi Paragone: «Ha detto ad alta voce quello che molti si limitavano a pensare per non essere etichettati. Oggi il nemico è il transumanesimo che ci vuole tutti giovani e unisex».Viene in mente quando in libreria comparve come un ciclone La rabbia e l’orgoglio di Oriana Fallaci. L’Occidente, scriveva l’immensa fiorentina, è in autodissoluzione: incendiato, bersagliato, ma corroso dal suo interno come le Twin Towers. Con la stessa determinazione e maggior pacatezza Gianluigi Paragone – prima di tutto o forse soltanto un giornalista – ha scritto: Moderno sarà lei (SignsBooks, prefazione di Mario Giordano: 400 pagine, 20 euro) per raccontare e denunciare insieme come l’Italia sia stretta in una sorta di camicia di forza di conformismo, come venga soffocata dal luogocomunismo. In queste settimane tutti parlano, senza averlo letto, di un altro libro: Il mondo al contrario. Il generale Roberto Vannacci se lo è scritto e stampato. Lo stanno massacrando facendogli le pulci grammaticali, ideologiche, scientifiche. Gianluigi Paragone lo ha subito difeso definendo il libro «un rutto liberatorio». Partiamo da qui con il giornalista che ha annusato la politica con la Lega Nord di Umberto Bossi, la grande informazione in Rai, il Parlamento con i 5 Stelle – era senatore fino alle scorse elezioni –, la ricerca del nuovo con Italexit. Ogni volta però ha sbattuto la porta. Impossibile dire se lo abbia fatto dicendo: «Moderno sarà lei».Lei sta col generale Vannacci. Crede che contro di lui si sia mobilitato il «sistema» anche perché ha difeso militari colpiti da uranio impoverito, un caso – come ha rivelato La Verità – scomodo per Sergio Mattarella?«Domandiamoci come e perché un generale che è uno degli uomini di punta dell’esercito italiano si ritrova ad essere estromesso nella parte operativa e viene relegato in una mansione burocratica. È un po’ come decidere che l’attaccante debba giocare in porta. Non torna, ma stranamente di tutto questo non si è mai saputo nulla. Si sanno però due cose: questo generale parla in maniera netta e chiara rispetto al tema dell’uranio impoverito e lo affronta come sempre di petto. Vannacci è un ufficiale inviato nelle più delicate missioni, è dunque una persona che ha una sua visione delle cose tarata su di un’esperienza acquisita. Noi li vediamo in televisione i conflitti e la guerra, lui li ha dovuti gestire. Se difende i sui uomini, lo fa nelle sedi e nelle forme competenti. Purtroppo anche l’esercito è fatto di piani alti dove i velluti del salotto parlano e hanno il loro fascino, e quindi il generale è diventato scomodo. Mentre usciva questa dichiarazione sui fatti relativi all’uranio, Bruno Vespa pone la questione delle simpatie di Vannacci per Putin. Ora chiediamoci perché Vannacci, nel momento in cui viene raccontato come l’uomo forte che difende i suoi uomini, si ritrova a dover fare i conti con delle malignità quali la sensibilità verso Putin. Poi esce un redivivo Fabrizio Cicchitto con altre affermazioni, così che gli italiani non debbano sapere nulla rispetto all’uranio impoverito. Se n’è parlato poco ma c’è una commissione parlamentare e ci sono importanti riscontri. Ecco che Vannacci viene dato in pasto all’opinione pubblica come l’omofobo, il razzista e anche il putiniano. Rientriamo nella dinamica narrativa degli ultimi tempi: quando non sanno come gestire un dissenso iniziano con le etichette: no vax, putiniano, negazionista».Insomma Vannacci è stato preso di sorpresa?«Prima aveva nemici con uniformi ben individuabili; oggi ha un nemico senza divisa ma pervasivo: il politicamente corretto. Che ha un colore grigiastro. Si mescolano destra e sinistra, l’alto e il basso. Il politicamente corretto non ha una divisa, ma è il più pernicioso degli eserciti: è quello invisibile, che ha finito per incistarsi anche tra le gerarchie militari».Il successo de Il mondo al contrario però dimostra che c’è un altro esercito in campo…«Esistono tantissime persone che non hanno più voglia di assistere a dibattiti che prevedono un pensiero unico e se vai contro il pensiero unico vieni espulso. Queste persone dicono: sapete che c’è? Non vogliono essere etichettate e tacciono, ma pensano. Fin tanto che arriva uno che parla in maniera anche ruvida – da qui la mia immagine del rutto liberatorio – e la gente pensa: finalmente l’ha detto, e si avvicina. E allora scatta l’errore grossolano di confinare Vannacci e il suo libro alla Cayenna amplificando l’effetto».Siamo a una riedizione dell’uomo qualunque?«No, non è questo. La Lega Nord di Umberto Bossi, del celodurismo, di uno che andava a Porto Cervo in canottiera e parlava nei comizi in modo ruvido, veniva guardata con superiorità. Poi hanno scoperto che rappresentava il mondo delle valli padane, l’Italia che fatica e produce. Lo stesso Movimento 5 stelle si è trovato a catalizzare la voglia di rompere quelle relazioni che facevano da tappo alla crescita sociale. Quando i grillini prendono il 33% è perché si chiede loro di rompere quei giri di salotto che di fatto tenevano e tengono bloccato il Paese e le sue energie. È la parte destruens».Che differenza c’è tra Il mondo al contrario e Moderno sarà lei? «Lui è un militare: ha disboscato e si è creato un angolo di tiro anche sulla gerarchia militare. Io sono un giornalista e quindi racconto. Nelle mie pagine c’è un continuo dentro e fuori tra le memorie di mia nonna e le mie esperienze. Però se mettiamo in trasparenza i due libri la denuncia è la stessa. Quando dico che il pericolo del transumano è un pericolo reale, e quando punto l’indice anche verso questo incalzare ad alzare i diritti Lgbt, vedo l’interesse che c’è di mettere le persone in uno stato di rango inferiore rispetto al trasumano. È l’umanoide, è la persona asessuata, è l’intelligenza artificiale che diventano parodie delle persone. Quando è morta mia nonna io l’ho vista con le sue rughe e il suo volto di nonna. Quando moriranno i nuovi nonni i nipoti vedranno pezzi di silicone e intrugli vari che hanno sfigurato il volto. Non si accetta più il limite dell’umano: l’uomo di plastica è la fase di passaggio verso l’umanoide». Moderno sarà lei è dunque battersi per l’uomo?«Una spia che bisogna battersi per l’uomo è l’abuso del termine unisex a taglia unica, dicendo ai giovani: non ti preoccupare di scegliere il tuo sesso, anzi liberati, sei più forte della natura, non sei maschio o femmina. A un certo punto arriverà un Amazon che sostituirà la cicogna: la genetica porterà un figlio su ordinazione. Come col cibo, anch’esso è indirizzato a essere contro natura. Non deve più essere il frutto della terra, ma è solo un oggetto della grande industria. Vale anche per le canzoni: hanno il correttore vocale. E mi chiedo: è mai possibile che in Italia se fai il concorso di voci verdiane vincono i coreani e i nostri ragazzi ignorano cosa hanno creato Verdi, Puccini, Bellini, Mascagni, Leoncavallo, Rossini, per dirne alcuni. Noi comunque saremo sempre più per Verdi che non per Fedez, perché quella è la nostra identità. Abbiamo una miniera del bello da difendere: le Cinque terre o Venezia non sono per tutti, non possono andarci tutti. Invece noi ci siamo avviati nella globalizzazione dimenticando la nostra specificità e dimenticando che l’unicità e l’eccellenza le devi difendere e te le devi far pagare». Ma la sinistra, il Pd, non dovrebbe essere vicino a questa difesa?«Ma la sinistra quale? Per segretaria si sono scelti Elly Schlein, una che ha bisogno dell’armocromista. Cosa c’entra questo Pd col popolo?».Giorgia Meloni sta guardando ai più deboli con la manovra?«Dal momento in cui le regole del gioco restano queste, deve fare una manovra contenitiva; dovranno decidere dove mettere le fiches: sulla crescita, la sicurezza, le classi deboli? Al governo Meloni in Europa non stano facendo alcuno sconto e va ammesso che a Bruxelles sta difendendo delle posizioni importanti. Sull’agroalimentare, sulla transizione ecologica ha avuto coraggio. Sui migranti resto convinto che fin tanto che non facciamo vedere anche un po’ di durezza e di controllo rigido non fermi il flusso. Non posso dirmi che non si può controllare il Mediterraneo che è un grande lago: fra satelliti e droni puoi mapparlo nella maniera migliore possibile. Il problema semmai è la gestione del dopo». A cui l’Europa è sorda. Italexit aveva come obiettivo l’uscita da Bruxelles. Partita finita?«Considero la mia esperienza politica utile e di certo non la rinnego, ma ora ho bisogno di più spazio, ho bisogno di raccontare. Che l’Europa sia una gabbia – per tornare ad una mia vecchia trasmissione – è evidente. Anche la manovra: il governo la fa negli spazi che gli sono dati. È evidente che col ritorno dei parametri si vedrà che sono aumentate le disuguaglianze, che la classe media sta scivolando nella povertà, che si fanno solo gli interessi di alcuni Paesi. Con Italexit li ho sfidati, dirà il Paese se vuole stare in questa Europa o no. In Moderno sarà lei pongo il problema della finanziarizzazione. Le banche non possono fare la morale sulla lotta all’evasione fiscale e l’eliminazione del contante. Nei tribunali le banche prendono scoppole continue perché fanno pagare ai cittadini più del dovuto, ma non se ne parla. Perché la finanza è sacra: degli errori della Bce non si parla, ma la gente li paga. Ai famosi europeisti vorrei dire: avete il coraggio di scommettere su più Europa? E allora obbligate a fare immediatamente il debito pubblico europeo e tutto il nuovo debito creato dalle crisi – guerra e pandemia - sia europeo. Ma non lo fanno».Alle prossime europee non sarà questo un tema? Reggerà il governo?«Si vota col proporzionale, ognuno va per i fatti propri. Alle scorse europee la Lega utilizzò al massimo la spinta del governo e i 5 stelle ebbero la prima flessione. Oggi però non ci sono le condizioni per fare governi tecnici, se accadesse sarebbe la fine dei partiti. A cominciare dal Pd, che non può presentarsi ancora come il partito che, sconfitto nelle urne, poi governa».E Paragone?«È molto più facile che scriva un altro libro e vada in giro a presentarlo piuttosto che per sostenere una mia candidatura».
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