2025-04-12
L’abito fa il Papa: il poncho uccide la sacralità
La stampa progressista incensa l’apparizione di Francesco a San Pietro con plaid e pantaloni da parroco. Ma l’immagine esprime il tracollo in corso. Pure gli indumenti infatti sono simboli, che insieme alla liturgia rappresentano le fondamenta della Chiesa.«Francesco con poncho e pantaloni da parroco immagine di un Papa che torna uomo», dice commosso Franco Garelli sulla Stampa. Commenta la foto diffusa ieri da quasi tutti i giornali (curiosamente non l’ha pubblicata Avvenire, il quotidiano dei vescovi). Una immagine un po’ sfocata che mostra Bergoglio in visita lampo a San Pietro, con i tubicini al naso, un paio di calzoni scuri e, al posto dei consueti abiti, una specie di camicione che sarebbe stato bene addosso a un cattivo degli spaghetti western o forse a Manu Chao in un momento di non particolare efficacia estetica.Secondo il commentatore della Stampa, siamo di fronte a una precisa scelta strategica, quella di «un pontefice che non solo non teme di presentarsi come una persona normale, ma che ama sorprendere la persone e l’opinione pubblica anche con gesti come questi. Per attestare che anch’egli è parte di un popolo che è stato chiamato a guidare, che l’autorevolezza non risiede nei simboli esteriori quanto nel modo umano e spirituale in cui svolge il suo compito». Ebbene, in queste poche parole è racchiusa l’immensità del tracollo in corso. Per quanto ci riguarda preferiamo pensare che quella foto sia stata se non rubata, per lo meno scattata a causa di un cedimento dell’apparato politico-mediatico del Vaticano. Vogliamo credere che l’imponente truppa di comunicatori della Santa Sede sia stata colta alla sprovvista dalla volontà impertinente di un capo che troppo presto aveva dato per spacciato. Certo il Papa ha facoltà di visitare ciò che vuole quando vuole e vestito come gli pare, ma assistenti accorti avrebbero per lo meno chiuso al pubblico la Basilica, o allontanato flash e dispositivi digitali. E forse di questi mancati accorgimenti qualcuno dovrebbe rendere conto. Vogliamo pensare questo con tutte le forze, perché se si trattasse di altro allora la situazione sarebbe davvero grave. Se si trattasse davvero di una strategia, di un modo per mostrare «il Papa uomo», ci sarebbe di che disperare. Eppure, sembra proprio che questa presunta strategia esista, o per lo meno le fonti ufficiali la fanno intravvedere in controluce. La sala stampa vaticana ha fatto sapere che il Pontefice è stato «contento» di incontrare a sorpresa i fedeli. L’Osservatore Romano ha pubblicato una cronaca emozionata: «Alla gente Francesco si è mostrato con un plaid contro il freddo addosso e i naselli per l’ossigeno», ha scritto il quotidiano della Santa Sede, riportando la testimonianza di monsignor Valerio Di Palma, canonico di San Pietro. Quest’ultimo «era rientrato in sagrestia verso le 12.50, dieci minuti dopo è uscito attirato dal trambusto e ha visto la carrozzina con il Papa, spinta dall’assistente sanitario personale Massimiliano Strappetti». Di Palma appare entusiasta: «Ci ha emozionato questo, vederlo così in borghese, semplice. Piangevano tutti, pure la sicurezza», dichiara il sacerdote. Insomma, sembra che in molti approvino il Pontefice con poncho. E sia. Ci permettiamo soltanto un minuscolo appunto: ritenere, come fa ad esempio l’editorialista della Stampa, che «l’autorevolezza non risiede nei simboli esteriori quanto nel modo umano e spirituale in cui svolge il suo compito», significa non aver compreso nulla di ciò che riguarda il sacro, e se chi sta vicino al Papa per caso condividesse questa visione, dovrebbe chiedersi se si trova nel posto giusto. Il fatto è che l’uomo vive di simboli e di archetipi, che costituiscono l’intelaiatura del mondo, sono gli strumenti attraverso i quali tutti noi interpretiamo il reale. I simboli posseggono una forza intrinseca che trascende tutto il resto, tutte le manifestazioni particolari. Diceva Saint-Exupery: costruisci il tempio, il resto verrà. Dalla potenza del simbolo deriva tutto quanto, si muovono gli eventi. La modernità dissacra e abbatte i simboli, e in questo modo priva la vita del senso. «Mi è sembrato che l’uomo fosse simile alla Cittadella», diceva ancora Saint-Exupery. «Egli abbatte le mura per assicurarsi la libertà. Non è soltanto una fortezza demolita e aperta alle stelle. Allora comincia l’angoscia che deriva dal non essere». Il sacro soprattutto persiste grazie ai simboli e ai riti. Per più di un verso, ad esempio, il cristianesimo è la croce. Ed è la liturgia, a cui Romano Guardini e Joseph Ratzinger hanno dedicato saggi fondamentali. Non a caso, per distruggere il cattolicesimo si distrugge prima la liturgia, e per escluderlo dallo spazio pubblico si colpisce il crocifisso. Dunque sì, come un Papa si vesta conta eccome. Semplificando: è anche l’abito a fare il monaco, nel senso latino di habitus, di foggia, conformazione. Non è per fare sfoggio di ricchezza che il Pontefice appare con un certo tipo di indumenti, ma per significare il suo ruolo, la sua identità di vicario di Cristo. Egli è sempre un uomo, senza dubbio, e per dimostrarlo non ha bisogno di indossare un poncho. Ma è anche una figura di altro tipo, e sono pure i suoi abiti ad avvolgerlo nel sacro. L’immagine trapelata ieri, e su questo la Stampa ha ragione, mostra semplicemente un uomo, per altro anziano e sofferente. Un nonno in pigiama che con le poche forze restanti saluta i nipotini. Giovanni Paolo II - che pure dell’uso dei corpi qualcosa capiva, avendo su questo costruito la sua teologia - anche nei momenti di massima debolezza, non si è mai prestato alla dissacrazione, non ha mai messo in dubbio il valore dei simboli. Non lo fanno nemmeno sovrani, capo di Stato e altre autorità religiose. Seguono il cerimoniale, perché sanno che la cerimonia non è soltanto formalità, ma rito, e dunque pure sostanza. Sanno, le autorità, che il potere dei simboli è fondamentale, e disintegrati quelli tutto scompare: togli la bandiera e morirà la patria, togli il condottiero e la truppa si disperderà. Ma forse è esattamente ciò che qualcuno vuole: che il simbolo vada in pezzi, e che tutto si disintegri.