2023-12-21
Bergoglio si schiera con Casarini
Luca Casarini e Papa Francesco (Ansa)
Malgrado le polemiche per le offerte dei fedeli «girate» da molti vescovi al Disobbediente e ai suoi compari accusati di favorire l’immigrazione clandestina, il Papa in udienza benedice la Ong Mediterranea: «Fanno un bel lavoro questi: salvano tanta gente». Papa Francesco al termine dell’udienza generale di ieri in Sala Nervi ha difeso Mediterranea Saving Humans, la Ong dell’ex tuta bianca Luca Casarini e di Beppe Caccia, nonostante la valanga di materiale emerso dall’indagine della Procura di Ragusa, dove Casarini & C. stanno affrontando l’udienza preliminare con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. «Saluto il gruppo di Mediterranea Saving Humans, che è qui presente, e che va in mare a salvare i poveretti che fuggono dalla schiavitù dell’Africa. Fanno un bel lavoro questi: salvano tanta gente, tanta gente», ha detto Bergoglio. E dalla claque di Mediterranea è scattato un applauso. In prima fila c’erano proprio Casarini e Padre Boat, don Mattia Ferrari, il sacerdote con i gradi da viceparroco salito sul taxi del mare per la sua pastorale da prete di bordo. Dalle chat svelate dalla Verità è emerso il pieno coinvolgimento dei vescovi bergogliani nei finanziamenti a Mediterranea, che, in cattive acque economiche, è l’ipotesi dell’accusa, avrebbe avviato anche delle azioni commerciali lucrando sui salvataggi in mare. E Casarini, folgorato sulla via di Damasco, ha colto l’occasione per riprendere il megafono: «Come sempre il Papa ci ha dimostrato un grande affetto e ci esorta. Ci ha detto “coraggio, tornate in mare a salvare vite”. È stato un abbraccio di gioia, il Pontefice ci sostiene». Casarini ha raccontato alle agenzie di stampa dopo l’incontro (e dopo le foto di rito col Papa con tanto di strette di mano) che una delegazione della Ong, assieme a don Mattia, ha accompagnato un gruppo di ragazzi di un centro di salute mentale di Napoli che hanno donato al Pontefice uno dei presepi costruiti per sostenere Mediterranea. Poi è passato alla nota ideologica: «Papa Francesco pensa alle cose concrete. Il Mediterraneo è sempre più un cimitero senza croci. Sono oltre 2.500 i morti accertati da inizio anno, ma nella realtà sono molti di più. L’ultimo naufragio nei giorni scorsi poteva essere evitato». Dimenticando, però, che a più partenze corrispondono sempre più tragedie in mare. Non poteva mancare un passaggio sulla Libia, un vecchio pallino dei Casarini boys. Dalle chat è emerso che Caccia, per esempio, era entrato in contatto con il portavoce ufficiale del generale Khalifa Belqasim Haftar, tale Mohamed Ghunaim, presentandosi come «collaboratore dell’onorevole Palazzotto», ovvero uno dei garanti della Mare Jonio e in quel momento esponente di spicco di Liberi e uguali, partitino di opposizione. È il novembre 2018 e il mercantile Nivin, un cargo ancorato nel porto di Misurata con a bordo più di settanta migranti, era rimasto praticamente bloccato prima per il salvataggio in mare, poi per lo sbarco in Libia. Caccia aveva detto all’uomo di Haftar: «Considerando che siamo contrari alla politica del governo italiano in materia migratoria, siamo preoccupati per la situazione dei 92 rifugiati a bordo della nave cargo Nivin nel porto di Misurata. Pensa che sarebbe possibile organizzare una loro evacuazione umanitaria verso l’Europa/Italia?». A quel punto la butta lì: «Ci sarebbero alcune Ong italiane con cui siamo in contatto, disponibili ad organizzare una nave a Misurata per trasferirli da Nivin e trasportarli in un porto italiano. Immagino che il porto di Misurata sia sotto il suo controllo Lna. Vi prego di considerare questa opzione». Caccia, mentre tenta di far trasferire i migranti sulla Mare Jonio, non chiarisce di essere coinvolto con la sua imbarcazione in questa presunta operazione di salvataggio. E dà alla sua richiesta una coloritura ideale: «Potrebbe essere un modo per risolvere pacificamente la crisi attuale su quella barca». Ghunaim lo delude: «Misurata è sotto le milizie, non sotto l’Lna». Caccia prova a capire di più: «A quale autorità risponde allora la “Guardia Costiera” (così, tra virgolette, ndr) di Misurata?». E Ghunaim replica un po’ indispettito: «Quella che il governo italiano sostiene!!!». Nonostante siano cambiati i governi Casarini è rimasto sulla stessa rotta. E ieri ha sottolineato: «Dall’ultimo rapporto dell’Onu arriva la conferma che la Libia non è un porto sicuro. Queste persone vengono torturate. I famosi trafficanti vanno cercando in quei governi che noi purtroppo finanziamo». Un concetto ribadito anche da Mediterranea in una nota: «Il saluto e il riconoscimento di Papa Francesco ci riempie di gioia e ci dà forza. Lui è sempre stato al nostro fianco, ma soprattutto non dimentica mai i fratelli e le sorelle che sono rinchiusi nei lager libici, che vengono fatti affogare nel Mediterraneo quando potrebbero essere soccorsi, che vengono deportati nel deserto per obbedire agli ordini europei di respingerli». Sulle polemiche per i finanziamenti alla Ong, però, Casarini taglia corto: «A chi le ha costruite, dico solo una cosa: Buon Natale». Ovviamente da Casarini e da Mediterranea non è arrivata nessuna spiegazione. Come non era arrivata dal cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, il cui nome compare decine di volte nelle chat dei tassisti del mare di Mediterranea, che in un’intervista aveva addirittura affermato di essere «sorpreso e amareggiato da questa vicenda», aggiungendo: «Sembra che ci sia dietro una malizia, un disegno». Il gioco di sponda di Mediterranea è continuato anche ieri: «Ringraziamo tanto Papa Francesco», ha detto il presidente della Ong Laura Marmorale, «e gli promettiamo che torneremo in mare al più presto, lì dove dobbiamo stare». Probabilmente grazie a qualche vescovo pronto ad aprire il portafogli delle offerte dei fedeli. Come è già avvenuto in passato.
Il giubileo Lgbt a Roma del settembre 2025 (Ansa)
Mario Venditti. Nel riquadro, da sinistra, Francesco Melosu e Antonio Scoppetta (Ansa)