2021-02-12
Metà Papa boys all’attacco di Draghi. Inizia la guerra di Cei e «contiani»
«Famiglia Cristiana» boccia l'ex presidente Bce con una intervista all'economista di fiducia del Pontefice. Dietro le stilettate alla finanza cattolica, la difesa del non profit che fa riferimento alla Conferenza episcopale.Almeno metà del fronte vaticano sembra non avere alcuna intenzione di dare la propria benedizione a Mario Draghi. La scorsa settimana Famiglia Cristiana ha diffuso nella sua edizione online un articolo a firma Pino Lorizio, teologo alla Pontifica università Lateranense. Tre i passi duri e aspri contro Mr Bce. Nel primo, una celebre citazione paolina: «Non vi è autorità, se non da Dio». Nel secondo una citazione di Fabrizio De André: «Non ci sono poteri buoni». Nel terzo: «Non possiamo dimenticare che la formazione in un collegio dei gesuiti non è certo garanzia di fedeltà al Vangelo». Una sintesi forte rimarcata dal titolo stesso: «Attendiamo i programmi, non basta aver studiato dai gesuiti». Un titolo molto duro, che poi il magazine paolino ha cambiato in «Draghi, gli studi dai Gesuiti e l'azione di governo». Un ravvedimento? No. Solo forma. Perché ieri la medesima testata è tornata sul luogo del delitto. Stavolta il titolo è: «La beatificazione di Draghi è rimandata alla prova dei fatti». A parlare stavolta è un esterno al magazine. Viene infatti intervistato Luigino Bruni. Si tratta di uno degli economisti di spicco del celebre incontro di Assisi che ha prodotto l'Economy of Francesco, un testo considerato fondamentale per cattolicesimo sociale di chi è vicino a Bergoglio, al Segretario di Stato Pietro Parolin e in generale al Terzo settore targato Cei. Non a caso Bruni è spesso ospite di Avvenire e soltanto dieci giorni fa è stato ricevuto per una udienza privata a Santa Marta direttamente dal Papa. «Francesco, a cui ho donato un libro fotografico dal titolo “I Giorni di Assisi" con i volti e l'impegno dei giovani, mi ha ribadito il suo desiderio di incontrare i giovani il prossimo novembre 2021 ad Assisi». Un dettaglio non da poco, almeno se si vuole leggere continuità di idee e di collaborazione. Alla luce di questa premessa l'intervista rilasciata da Bruni appare più sottilmente perfida rispetto all'intervento a gamba tesa della scorsa settimana. In poche parole l'economista di Assisi dopo aver ribadito che non basta essere gesuiti per seguire il Vangelo, aggiunge che in fondo Draghi si è sempre occupato di politiche monetarie e di finanza, mentre la Chiesa non ha mai espresso tanta simpatia per la grande finanza. Questo è vero, spesso preferiva quella iper speculativa a Londra, o magari - peggio - in Africa. A parte gli scandali temporali, la presa di posizione di Bruni mira ad allontanare la possibilità che Draghi e il mondo cattolico che lo sostiene cresca e guadagni spazio rispetto al Terzo settore targato Cei. Per sostenere il concetto Bruni azzarda un passaggio. «Nel curriculum di Draghi non ci sono provvedimenti sul fronte dei poveri e del sociale». Tecnicamente la frase è ineccepibile. Un banchiere centrale, prima governatore e direttore del Tesoro, non avrebbe mai potuto legiferare in materia non profit. Intellettualmente la frase però è scentrata. Perché l'ex Mr Bce si è più volte occupato del tema spiegando come il credito bancario (attraverso il mondo delle Fondazioni) possa sostenere il Terzo settore. Avvenire lo sa bene. Nel 2011 ha pubblicato la prefazione di Draghi al libro del cardinale Stanislao Dziwisz, dove raccontava la necessità di dare credito al non profit. Insomma, l'accusa appare un pretesto. D'altronde la Cei ha invocato fino all'ultimo la nascita di un Conte ter e ora si sente orfana del proprio uomo di riferimento. Chissà se quella parte del Vaticano abbia deciso di fare del tutto muro a Draghi o stia tentando di salvare il salvabile. Di qua dal Tevere continua ad appoggiarsi politicamente a editoriali molto grillini. Chissà se è un caso che ieri l'ex direttore del Fatto quotidiano si sia lanciato in un editoriale per chiedere a Draghi di fare qualcosa contro la povertà. Ha citato più volte numeri forniti dalla Caritas, ha omesso però che i 5 stelle avevano promesso di abolire questo morbo. Insomma, non sappiamo se sia una azione coordinata. Anche perché i legami tra Draghi e il Papa esistono. La domanda è che succederà ai corpi intermedi. Ai bergogliani più accaniti. E soprattutto: quale sarà la posizione di Parolin?Ancora difficile capire (vista la natura laica del cattolicesimo di Draghi) chi siano i suoi alleati in Vaticano; è invece facile immaginare che alla semi ostilità della Cei si sommerà il tema sovrapposto della Cina. Il giro di cardinali filo cinesi che osannavano Conte faranno breccia oppure saranno depotenziati e spiazzati da un probabile riposizionamento del Quirinale che, con l'arrivo a Washington di Joe Biden, può abbracciare la nuova linea dem e clintoniana di inimicizia produttiva con Pechino?